Primogenito (Vienna 1817 - Arco 1895) dell'arciduca Carlo. Entrato nell'esercito nel 1837, generale nel 1840, durante i moti del 1848 si rese impopolare e dovette dimettersi dalla carica di comandante delle truppe dell'Alta e Bassa Austria; fece poi agli ordini di Radetzky la campagna d'Italia del 1848-49. Nel 1866, comandante in capo in Italia, vinse a Custoza, e assunse poi il comando supremo per la difesa di Vienna contro i Prussiani. Quindi, come ispettore generale dell'esercito, fu il capo del cosiddetto partito militare che aspirava alla rivincita contro la Prussia (tentò nel marzo 1870 un accordo austro-franco-italiano) e favorevole all'intesa con la Russia: atteggiamento che modificò dopo il colloquio di Ems con Guglielmo I (1875); si oppose pure alla politica favorevole agli Ungheresi e al compromesso del 1867. Lasciò alcuni scritti d'argomento militare, tra cui, importanti, le Osservazioni critiche sulla campagna d'Italia del 1866.