ARYKANDA (Άρύκανδα)
Antico centro della Turchia meridionale, posto a mezza strada sulla via principale che congiunge Elmalı a Finike. Dalle fonti antiche sappiamo che A. era l'ultima città di confine della Licia prima di giungere alla regione di Mylasa, situata su una delle più importanti vie di comunicazione della Licia che dalla costa conduceva all'interno. Le attestazioni letterarie provano che A. è più antica di quanto non facciano pensare i ritrovamenti archeologici, i primi dei quali si datano al V sec./a.C. A causa della mancanza di reperti archeologici non abbiamo pertanto informazioni sulle prime fasi di vita del centro.
Le fonti antiche (Ath., XII, 527 f; Plin., Nat. hist., ν, 24, 94-96; Liv., XXXVII, 23) ci informano che A. possedeva un santuario di Helios-Sozon, la cui localizzazione è ancora sconosciuta. È probabile che la città fosse stata più importante quando il santuario era attivo, anche se il suo periodo di massima fioritura fu l'età tardo-ellenistica e romana. Essa venne danneggiata ripetutamente dai terremoti nel corso del I e del III sec. d.C., ma i suoi abitanti contribuirono con elargizioni di denaro a ricostruirla. La maggior parte degli edifici riportati recentemente alla luce risale a questi anni.
Dopo un periodo di ristagno, A. tornò a essere un centro piuttosto attivo nella prima età bizantina. Il IX sec. segnò il suo declino e la città si ridusse a un villaggio molto piccolo. Nel corso della storia il suo nome cambiò più volte, divenendo Orykanda oppure Akalanda: il villaggio ricevette probabilmente l'attuale nome di Arif poco prima del 1838, anno in cui fu visitato da C. Fellows. Posta com'è su una ripida collina e circondata da uno splendido scenario naturale, A. assomiglia a Delfi in Grecia o a Priene nell'Anatolia occidentale. La caratteristica più rilevante che differenzia A. da questi centri è però la tradizione, tipica della Licia, di erigere le tombe in mezzo a edifici pubblici o privati, comunque all'interno dell'insediamento, e non come entità separate assegnate a settori distinti.
La sorgente Aykırıçay, che fornisce l'acqua ad Α., è situata a 1 km dall'insediamento. Le condutture per l'acqua, in alcuni punti costruite in buona muratura oppure semplicemente intagliate nella roccia, sono visibili sul pendio soprastante la sorgente. Tali condutture, che sono tra i migliori esemplari della Licia, se non dell'intera Anatolia, visibili a c.a 100 m al di sopra della via maestra, si datano a prima dell'età romana. Accanto alla sorgente sono alcune tombe rupestri.
La necropoli occidentale è situata sul lato Ν del sentiero che conduce alle rovine. La città non sembra sia mai stata protetta da un muro di difesa, per il fatto che era circondata da pendii molto scoscesi, ragione per cui ad A. non ci sono fortificazioni, eccezion fatta per i muri di terrazzamento all'interno della città. Accanto al sentiero, di fronte al muro di terrazzamento poligonale costruito con massi enormi, sono stati scavati i resti di un edifìcio, probabilmente di un produttore di olio o di vino. Superando il muro poligonale, si raggiunge una piccola altura, chiamata «Nal Tepesi», sulla quale venne eretta una tomba monumentale per un notabile della città, di nome Hermaios. In un secondo tempo, alla fine del IV sec., la tomba venne trasformata in un complesso termale. Numerosi blocchi lavorati della tomba, così come iscrizioni di tutta la zona, vennero reimpiegati nella costruzione dell'edificio. Nel corso della sua terza fase edilizia a esso vennero aggiunti alami nuovi ambienti a O del gruppo termale. Uno di questi serviva come officina per un fabbro. Nel corso dello scavo si rinvennero pesi di bronzo, fiasche, lucerne e utensili di vario genere prodotti nell'officina. L'edificio venne distrutto da un grande incendio nel VI sec. d.C.
Al termine del sentiero si trova una piccola terma con un frigidarium con piscina, un tepidarium e un calidarium. L'edificio era denominato «Casa delle iscrizioni», a causa dei numerosi blocchi di reimpiego iscritti utilizzati nei suoi muri. L'area retrostante la «Piccola Terma», fitta di monumentali tombe a casa, è la necropoli orientale. Essa è collegata al centro della città mediante una strada lastricata, la c.d. Via della Necropoli, che è nello stesso tempo la via principale della città. Le tombe monumentali della necropoli orientale si prolungano sino al centro della località accanto alla strada lastricata. Le tombe I e V erano tombe a tempio di ordine corinzio, erette sopra alti podi. La prima, concepita come un tempio in antis, è stata ricostruita nella sua altezza originaria, mentre la seconda, a forma di tempio prostilo, è attualmente in corso di restauro.
I resti di una basilica con pavimentazione a mosaico, posta tra le due tombe, appartengono al V sec. d.C. Sull'altro lato della strada si trova il più grande edificio di Α., un complesso di terme e ginnasio, pervenutoci in ottimo stato di conservazione. Il complesso si compone di una palestra, di ambienti destinati all'istruzione, di un calidarium, di un tepidarium e di due praefurnia. Esso rappresenta il tipico edifico termale della Licia, con finestre in posizione panoramica che si aprono sul paesaggio della valle dell'Arykandos. Al di là del torrente che conclude la «Via della Necropoli» sono state scavate le fondazioni di un santuario. Iscrizioni trovate sul luogo ci informano della costruzione di un tempio, sotto il regno di Traiano. Un terremoto, probabilmente il più distruttivo, verificatosi il 5 agosto del 240, abbattè il tempio, sopra il quale venne costruita una nuova basilica. Successivamente, nella navata centrale, venne costruita con i blocchi di reimpiego del tempio una piccolissima chiesa databile alla fine del VI sec., che in parte distrusse i ricchi pavimenti a mosaico della precedente basilica-chiesa.
Il sentiero, superando il torrente, raggiunge l'agorà civile, dotata di due porte alle estremità E e O, le quali davano accesso ad altrettante scalinate. La scalinata di occidente è in condizioni abbastanza buone. Sul massiccio muro che racchiude la parte Ν dell'agorà si aprono tre archi che danno accesso all'odèion. Sulla terrazza superiore, soprastante l'odèion e l'agorà, sta il teatro, concepito come un teatro greco, ma realizzato in età romana, uno dei meglio conservati della Licia. L'auditorium ha una capacità di 3500 posti. L'edificio della scena era di ordine dorico, come attestano i frammenti architettonici rinvenuti nello scavo.
L'edificio più alto di Α., fatta eccezione per la torre di guardia posta alla sommità del colle, è lo stadio, che si trova dietro al muro di terrazzamento del teatro. La sua lunghezza è metà di quella di un vero stadio ed è dotato di tre file di sedili. Quasi 200 m a O della stoà vi sono i resti della «stoà superiore», sostenuta da un possente muro di terrazzamento in opera quadrata. A Ν di una grande cisterna posta accanto alla stoà si trova il bouleutèrion, la cui cavea venne intagliata nella roccia. In età romana avanzata esso fu trasformato in un edificio chiuso, mentre i sedili inferiori vennero spianati per far posto a un alto muro. Sono ancora visibili l'orchestra, la fila posteriore dei sedili e le scale accanto alla facciata. La scoperta più interessante effettuata nel bouleutèrion è un gruppo di tessere in terracotta di tre forme diverse, usate probabilmente per il voto nelle elezioni. A E del bouleutèrion, su una terrazza inferiore giacciono i resti di un altro edificio termale col sistema di riscaldamento in buono stato di conservazione.
Il declivio tra il bouleutèrion e la strada maestra è ricoperto da abitazioni private. Una grande villa romana aveva l'atrio e i pavimenti a mosaico. Le case a E della villa sono più semplici, con scantinati o locali-magazzino scavati nella roccia.
Gli scavi condotti a partire dal 1971 hanno chiarito che l'impianto urbanistico di A. venne condizionato dalla struttura geomorfologica del sito. Non diversamente da Priene, inseriti in una pianta ippodamea, gli edifici di A. erano disposti su terrazze collegate tra loro da scale e strade, non sempre però ad angolo retto, come si verifica in un sistema ippodameo tipico.
Bibl.: K. Ritter, Erdkunde oder allgemeine vergleichende Geographie, Berlino 1822; W. M. Leake, Journal of a Tour in Asia Minor, Londra 1824; J.A. Cramer, A Geographical and Historical Description of Asia Minor, Oxford 1832; C. Fellows, An Account of Discoveries in Lycia, Londra 1841; E. Petersen, F. von Luschan, Reisen in Lykien. Milyas und Kibyratis, II, s.l. 1889; G. Hirschfeld, in RE, II, 1896, p. 1497, s.v.; E. Kalinka, Geschichte der Lykien. Bericht über zwei Reisen in s.w. Kleinasien, Vienna 1896; D. Magie, Roman Rule in Asia Minor to the End of the Third Century A.D., 2 voll., Princeton (Ν. J.) 1950; P. M. Fraser, G. Bean, The Rhodian Peraea and Islands, s.l. 1954; J. Delorme, Gymnasien, Etudes sur les monuments consacrés â l'éducation en Grèce, Parigi 1960; C. Bayburtluoğlu, in The Princeton Encyclopedia of Classical Sites, Princeton (Ν. J.) 1976, s.v.; G. Bean, Lycian Turkey. An Archeological Guide, Londra 1978; C. Bayburtluoğlu, Lycia, Ankara 1982.
Notizie degli scavi: C. Bayburtluoğlu, in Kazı SonuçlarıToplantısı, II, 1980, pp. 53-56; IV, 1982, pp. 277-284; V, 1983, pp. 175-179; VI, 1984, pp. 289-300; VII, 1985, pp. 357-371; IX, 2, 1987, pp. 127-146.
(C. Bayburtluoğlu)