Ripstein, Arturo
Ripstein, Arturo. – Regista messicano (n. Città di Messico 1943). Allievo di L. Buñuel, ne ha proseguito ed esasperato la vena visionaria affermandosi negli anni Sessanta come uno dei maggiori registi del cinema messicano contemporaneo. Nel primo decennio del 2000 ha realizzato tre lungometraggi, indirizzando la sua poetica verso la crudeltà, il melodramma ed elaborando uno stile dove l’enfasi realistica si unisce ad accensioni erotiche, a squarci allucinati e a una riflessione sul tragico. Una rivisitazione del mito di Medea è infatti Así es la vida... (2000), dove la tragedia di Seneca si cala nei sobborghi popolari di Città di Messico, tra atrocità, durezze e struggente pietà verso i diseredati e la condizione femminile. La brutalità della condizione umana, l’arcaico senso di fatalità e l’eterna lotta tra morte e vita sono i temi di La perdición de los hombres (2000), ambientato nelle desolate zone rurali del Messico, fotografate in un livido bianco e nero. In La vírgen de la lujuria (2002) il furore erotico pervade gli interni del Caffè Ofelia, ritrovo di perversi e di prostitute, in un Messico anni Quaranta, e segue il calvario di perdizione e accecamento sentimentale di un uomo che instaura un rapporto sadomasochistico con una ragazza di vita, seducente, autodistruttiva, malinconica, la cui perversione è pari a una sua segreta purezza. Nel 2005 torna sui temi di un suo vecchio documentario (El palacio negro, 1976), dove la cruda condizione carceraria nella prigione di Lecumberri, squarciava il velo della persecuzione politica, e reincontra dopo trent’anni i militanti e guerriglieri diventati vecchi, con un misto di rabbia e di coscienza delle illusioni perdute. Una commedia nera, dai toni buñuelliani, è El carnaval de Sodoma (2006), divisa in cinque episodi, dove le eccentriche e carnevalesche avventure di un melting-pot fatto di messicani e cinesi danno il senso dell’assurdità di un mondo alla rovescia, nel riemergere delle atmosfere di Sodoma e Gomorra. In Las razones del corazón (2011) torna ai toni del melodramma esasperato con il ritratto di una donna che medita il suicidio travolta dalla passione, dai tradimenti, dalle torture esistenziali cui è sottoposta.