Labriola, Arturo
Politico ed economista (Napoli 1873-ivi 1959). Socialista, dovette emigrare dopo i fatti del 1898. In Francia subì fortemente l’influsso di G. Sorel e, tornato in Italia, fu tra i capi del sindacalismo rivoluzionario, propugnando sulla stampa (Avanguardia socialista) e in seno al Partito socialista la funzione autonoma del sindacato operaio. Fallito lo sciopero generale del 1904, L. si volse a tendenze più moderate (Storia dei dieci anni: 1899-1909, 1919); entrò alla camera nel 1910 quale socialista indipendente, fu interventista nel 1915. Ministro del Lavoro con Giolitti (1920-21), stese il progetto di legge sul controllo sindacale delle aziende. Combatté il fascismo con l’attività politica e gli scritti (Le due politiche: fascismo e riformismo, 1923; La dittatura della borghesia, 1924). Vivace studioso di storia delle dottrine economiche (Le dottrine economiche di F. Quesnay, 1897; La teoria del valore di K. Marx, 1899; Il capitalismo, 1910), ottenne la cattedra di economia nell’univ. di Messina (1926), ma ne fu allontanato dal governo fascista e dovette emigrare in Francia e in Belgio, dove insegnò all’Istituto di alti studi di Bruxelles e pubblicò L’État et la crise (1933) e Le crépuscule de la civilisation (1937). Rientrato in Italia (1936), visse appartato fino alla caduta del fascismo. Reintegrato nella cattedra, fece quindi parte della Consulta nazionale e della Costituente, e fu (1948-53) senatore di diritto. Pubblicò ancora: L’attualità di Marx (1945), un libro autobiografico, Spiegazioni a me stesso (1945), La crociata anticomunista (1955) e il volume di meditazioni filosofiche Negazione. Appunti sul problema dell’ateismo (1958).