FALDI, Arturo
Nacque a Firenze il 27 luglio 1856 da Davide e da Guglielma Fontebuoni. Frequentò l'accademia di belle arti di quella città. Allievo dei pittori Michele Cordigiani e G. Muzzioli, cominciò giovanissimo a dedicarsi alla rappresentazione di temi storici e biblici seguendo gli insegnamenti di S. Ussi, divulgatore alla moda di soggetti di gusto orientale.
In tale ambito rientrano le prime opere da lui esposte alla mostra triennale dell'Accademia di Brera nel 1878: Giuseppe venduto a Putifarre, finito in una collezione privata negli Stati Uniti (De Gubernatis, 1889), e Atirte che predice le prime vittorie a Sesostri, esposto l'anno successivo a Monaco di Baviera.
Già da queste prime opere si manifestò l'accuratezza del F. nel disegno, mentre i temi trattati rischiavano di inaridire la sua produzione, trasformandola in mera pittura di genere, soprattutto in quegli anni in cui l'arte italiana si apriva con sempre maggiore insistenza alle tematiche sociali.
Un primo esempio di emancipazione dai temi fino ad allora trattati fu La trecciaiuola, accolta al Salon di Parigi del 1881 con il titolo Paysanne d'Italie, insieme con un altro quadro legato ancora alle tematiche precedenti, Il faraone giudicato dal popolo (cat. nn. 858 s.), l'ultimo quadro noto del F. di soggetto biblico. In seguito al consenso ottenuto dalla Trecciaiuola, seguendo la lezione dei macchiaioli, il F. indirizzò la propria ricerca verso la composizione di raffinati paesaggi venati di malinconia e di vedute della campagna toscana realizzate attraverso studi en plain air sulle colline dei Chianti o nelle valli dell'Impruneta. Proprio in questo periodo trasferì il suo studio fuori Firenze, al n. 3 di via Lungo il Mugnone, dove ebbe modo di osservare maggiormente mutamenti atmosferici e luministici. Nel 1882 presentò all'Esposizione della Società promotrice di belle arti di Roma Nell'orto e Mi prendi in collo, due scene di vita di campagna (Carocci, 1882, p. 237).
Nel 1888 all'Esposizione nazionale di belle arti a Bologna espose Sui monti, che ottenne la medaglia d'oro e un caloroso consenso critico e gli venne conferito in quell'occasione il titolo di accademico d'onore nell'Accademia di belle arti di quella città. Nello stesso anno venne invitato alla I Esposizione d'arte italiana a Londra dove espose Uno studio e Gelosia, (cat. nn. 256, 258; quest'ultimo esposto sempre nel 1888 anche a Bologna). Della fine degli anni '80 sono anche: Al lavatoio (ricordato dal De Gubernatis, 1889, nella coll. Lucas a Londra) e In attesa, dove un forte senso di ansia è contenuto nell'espressione della figura femminile.
Il suo interesse si incentrò su tutti quegli aspetti legati alle attività e alla vita contadina del popolo toscano visto in una armonica comunione spirituale con il paesaggio circostante (Pelagatti-Tassi, 1962).
Luna di miele, che venne esposto a Torino nel 1892, ottenne la medaglia d'oro e in quell'occasione fu acquistato dal re per il Museo civico della città (dove tuttora si trova). Nel 1894 il F. partecipò all'Esposizione triennale dell'Accademia di Brera con un dipinto particolarmente toccante e patetico dal titolo Dio li accompagni (cat. n. 817), acquistato dal re per la Galleria nazionale di Roma (oggi in deposito presso il palazzo di giustizia a Roma), e nuovamente esposto all'Exposition universelle di Parigi del 1900, dove ottenne la medaglia di bronzo (cat. n. 34).
Sempre nel 1894 fu presente alla LIII Esposizione di belle arti di Torino con La sposa del padroncino (Torino, Gall. civ. d'arte moderna), dipinto riportato dalle cronache dell'esposizione con il titolo Il dubbio (Reynaudi, 1895-96; Martinelli, 1896), e Ritorno dai campi (cat. nn. 210, 258).
In quell'occasione fu anche nominato membro della commissione giudicatrice per l'ammissione delle opere all'Esposizione, insieme con lo scultore E. Butti e col pittore C. Laurenti. Nello stesso anno presiedette - in qualità di membro del Consiglio superiore di belle arti insieme con l'architetto A. D'Andrade - la commissione incaricata di seguire lo svolgimento dei lavori di restauro dei mosaici della volta del battistero di S. Giovanni a Firenze, affidati a E. Marchionni.
Nel 1896 all'Esposizione internazionale di Berlino, con Inverno in Toscana, ottenne la medaglia d'oro (Franchi, 1902). Presentò la stessa opera l'anno seguente alla II Esposizione d'arte di Venezia (cfr. Seconda Esp. intern. d'arte ... di Venezia [catal.], Venezia 1897, pp. 107 s., 155; G. Martinelli, in Emporium, VI [1897], p. 139). All'Esposizione nazionale di Torino del 1898 presentò La famiglia del giuocatore (cat. n. 543). Con Prime occupazioni, una tela minuziosamente illustrativa dei lavori campestri, partecipò alla LX Esposizione quadriennale di belle arti di Torino del 1901 (cat. n. 249).
All'Esposizione di primavera, tenutasi a Milano nel 1905, presentò un'opera realizzata nello stesso anno intitolata Soccorso in ritardo, dove sembrò ripetere ormai stancamente, talvolta con una eccessiva minuzia di particolari, temi rusticani o sentimentalmente patetici. Nel 1907 trasferì lo studio in una casa addossata alla chiesa di S. Pietro a Porto Venere, dove si stabilì al fine di studiare il paesaggio marino circostante e dove trascorse gli ultimi anni. Le opere di questo periodo, Ave Maria, Il ritorno dal battesimo, La giornata è finita (Firenze, Gall. d'arte moderna), sembrano replicare un cliché ormai collaudato di temi devozionali o quotidiani di gusto popolaresco.
Morì a Firenze il 30 maggio 1911.
Insegnò e fu presidente dell'accademia di belle arti di Firenze fino alla morte. Attivo inoltre come illustratore di libri, collaborò alle illustrazioni dei volumi di L. Rasi, Il libro degli aneddoti (Modena 1890) e Il secondo libro dei monologhi (Milano 1893); partecipò inoltre al concorso Alinari (1900-1902) per le illustrazioni della Divina Commedia, per cui illustrò un canto del Purgatorio e uno del Paradiso (... E nell'idolo suo, 1979, p. 102). Nel 1986, presso la galleria "Spinetti" di Firenze, fu organizzata una piccola antologica di opere del F., appartenenti a collezioni private fiorentine.
Fonti e Bibl.: Necr. in: Il Marzocco, 4 giugno 1911, p. 4; L'Illustrazione italiana, 11 giugno 1911, p. 598; Arte e storia, XXX (1911), p. 188; G. Carocci, A. F., ibid., I (1882), p. 15; Id., L'Esposizione della Società promotrice di belle arti, ibid., p. 237; A. De Gubernatis, Diz. degli artisti ital. viventi, Firenze 1889, pp. 192 s.; L. Chirtani, L'Espos. triennale di belle arti del 1894, in Natura e arte, III (1893-94), p. 926; Cat. d. Esp. amatori e cultori di belle arti, Roma 1895-96, p. 37 n. 484; C. Reynaudi, La I Espos. triennale di belle arti in Torino, in Natura e arte, VI (1895-96), pp.298, 1047; G. Martinelli, All'Espos. triennale di Torino, in Emporium, III (1896), p. 457; E. Thovez, La poesia alle Belle Arti di Torino, ibid., VIII (1898), p. 79; O. Grandi, Incisione, in Natura e arte, IX (1899-1900), p. 664; P. De Luca, L'Espos. quadriennale di Torino, ibid., XI (1901-02), p. 518; A. Franchi, Arte e artisti toscani, Firenze 1902, pp. 148 s.; L. Callari, Storia dell'arte contemporanea, Roma 1909, p. 349; G. Gatti, Pittori ital. dall'800 ad oggi, Roma 1925, p. 98; U. Ojetti, La pittura ital. dell'800, Milano 1929, pp. 34, 39, 57, 66, 78; A. Corna, Diz. della storia dell'arte in Italia, Piacenza 1930, p. 361; Una mostra retrospettiva a Firenze, in La Tribuna, 27 genn. 1934; A. M. Comanducci, Pittori ital. dell'800, Milano 1935, p. 213; G. Pischel Fraschini, in La pittura dell'800, I, Milano 1942, p. 186; Cat. della raccolta privata A. Avati (Gall. Bolsani), Milano 1953; E. Lavagnino, L'arte moderna, II, Torino 1956, pp. 806 s.; R. Pelagatti-R. Tassi, I post-macchiaioli, Firenze 1962, p. 83; A. Pampaloni Martelli, E. Marchionni. La trasformazione dell'Opificio delle Pietre Dure in Laboratorio di Restauro, in Scritti di storia dell'arte in onore di U. Procacci, Milano 1977, p. 635; ... E nell'idolo suo si trasmutava. La Divina Commedia ... (catal.), a cura di F. Solmi-C. Cresti, Bologna 1979, pp. 15, 102; T. Paloscia, Riproposta di A.F., in La Nazione (Firenze), 18 apr. 1986; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, pp. 226 s.