CONTI, Arturo
Nato a Livorno da Enrico e da Maria Martolini il 2 agosto 1823, conseguì a Pisa nel 1845 il dottorato in matematiche applicate e frequentò con particolare interesse i corsi di disegno architettonico; decidendo in seguito di dedicarsi all'architettura, si trasferì a Firenze dove studiò all'Accademia di belle arti e con M. Falcini. Di una sua partecipazione alle vicende livornesi del 1849 è rimasta traccia nelle Memorie ms. di Giuliano Ricci (Livorno, Biblioteca Labronica, Sala Livorno, Carte Ricci: v., alla data del 7 gennaio 1848, ambasceria al Guerrazzi). Sappiamo anche che il C. fu volontario nel battaglione toscano degli universitari e che prese parte, come sottotenente del Genio, anche alla guerra di indipendenza del 1859. Nel 1852, ottenuto per concorso il posto di ingegnere della Direzione generale delle acque e delle fabbriche civili dello Stato, vi rinunciò per continuare gli studi di architettura; e lo stesso anno il suo progetto per una caserma fu premiato all'Accademia di belle arti di Bologna. Nel 1854 vinse il concorso per i posti quinquennali di perfezionamento artistico fuori del granducato e si trasferì come pensionato a Roma, Napoli e Palermo; vicende domestiche lo indussero nel '57 a ritornare a Livorno senza completare i previsti ultimi due anni di studio nel Lombardo-Veneto.
Nel 1861 il C. si classificò primo al concorso internazionale per un nuovo museo archeologico da costruirsi ad Atene; venne quindi insignito con la croce di cavaliere del S. Salvatore di Grecia, cui siaggiunse nel 1874 la nomina a cavaliere della Corona d'Italia. Nel 1879 fu accettato come socio corrispondente nel Collegio dei professori della R. Accademia di belle arti di Firenze, nel 1881 come accademico onorario in quella di Bologna. A Livorno fu membro, tra il 1867 e il 1872, delle commissioni tecniche incaricate di studiare il piano per i nuovi magazzini generali (è firmato anche dal C. il Rapporto della Comm. consiliare de' lavori intorno ai Magazzini generali, Livorno 1872) e prese posizione contro la proposta fatta da L. Orlando per una loro collocazione sul terrapieno del Molo mediceo. Il municipio gli chiese progetti, poi non realizzati, , per un palazzo dei tribunali; il civico ospedale, che lo nolminò architettoonorario, gli affidò lavori di ampliamento e, dopo il 1862, l'impostazione di una nuova facciata, eseguita solo in parte.
Il C. godette di buona stima. fra gli architetti toscani della seconda metà dell'Ottocento, in specie fra quelli che, come il Fabris, il Del Moro, il Guidotti o il Micheli, lo avevano conosciuto giovane presso lo studio dei Falcipi o lo avevano frequentato a Livorno e avevano assistito al succedersi di riconoscimenti in importanti competizioni che segnò gli inizi della sua attività. In tal senso, culmine della sua carriera fu, oltre alla vittoria del 1861 in Grecia, l'onorevole affermazione nel 1883 al concorso internazionale per il Monumento a Vittorio Emanuele II a Roma: il suo progetto, poi divulgato anche attraverso la'pubblicazione sulle dispense fiorentine dei Ricordi di architettura, si classificò tra i migliori e fu premiato con medaglia d'argento. Provenendo però da una ricca famiglia di industriali e provvisto di mezzi finanziari in proprio il C. tese a mantenere la sua attività di architetto sostanzialmente nei limiti del diletto personale, e le sue opere realizzate fùrono poche e in genere di modesto impegno.
A Livorno si devono a suoi disegni le cappelle Aloisi e Bacci nel cimitero della Misericordia, il basamento per il discusso Monumento a Cavour di V. Cerri (1871), la base e le cancellate protettive per il Monumento a Vittorio Emanuele II del Rivalta (1892), e la distrutta facciata della chiesa della Misericordia, lodata anche dal Fabris, che fu condotta a termine nel 1871 con il sostegno di una sottoscrizione civica e di F. De Larderel. A Fauglia, dove aveva delle proprietà, il C. completò il palazzo comunale (1874), progettò il rifacimento della parrocchiale di S. Lorenzo (1864) e altre opere, tra cui la villa del Poggio alla Farnia, che attraverso la famiglia Abba passò poi in proprietà del Centro di studi pirandelliani "Marta Abba". A questo elenco vanno aggiunti impegni anche nell'edilizia minore e i numerosi studi di cui il C. curò la definizione per svago, al di fuori di intenti realizzativi. Ma si tratta di progetti che ebbero scarsa notorietà al di fuori dell'ambiente livornese. Una grave malattia agli occhi lo costrinse negli ultimi anni a ridurre l'attività artistica e a cessarla completamente nel 1897.
Quando morì, a Livorno il 27 nov. 1900, era diffusa l'opinione che la sua opera fosse rimasta largamente al di sotto delle sue reali capacità di artista.
Il C. pubblicò, già settantenne, un polemico opuscolo, Il duomo di Firenze e il grand'errore di F. Talenti, Livorno 1891, che interveniva in discussioni allora vive sulla figura storica dei Talenti e la reale entità dei suoi lavori.
Fonti e Bibl.: G. Piombanti, Guida stor. ed artistica della città e dei contorni di Livorno, Livorno 1873, p. 271; Ricordi di architettura, III (1880), 6, tav. II; V (1882), 11, tavv. 1 s.; A. De Gubernatis, Diz. degli art. ital. viventi, Firenze 1889, pp. 135 s.; E. Guidotti, Commemor. di A. C., in Atti del Collegio dei Professori della R. Accademia di Belle Arti di Firenze, ann. acc. 1900, pp. 6-9; A. N[ardini] D[espotti] M[ospignotti], A. C. per la colloc. nella Civica pinacoteca del ritratto di lui, omaggio e dono di artisti e amici, Livorno s. d. [ma 1903; il ritratto in questione è opera di P. Nomellini]; A. Liverani, Elogio dell'arch. A. C., Livorno 1904 (cita fra gli amici del C. S. Ussi, E. Pollastrini, M. Gordigiani); F. Pera, Quarta serie di nuove biografie livornesi, Siena 1906, pp. 54-57; Liburni Civitas A. D. MDCVI-MCMVI, a cura di A. Borsi-G. Targioni Tozzetti, Livorno 1906, pp. 107-109; G. Targioni Tozzetti, Su e giù per Livorno, Livorno 1906, pp. 68, 74, 100, 140; P. Vigo, L'Ospedale di S. Antonio in Livorno e le sue fasi fino ad oggi, Livorno 1908, passim;L. Bortolotti, Livorno dal 1748 al 1958, Firenze 1970, p. 285; Fauglia, a cura di G. Caciagli, in Pisa, II, Pisa 1970, pp. 441, 447 s.; C. Cresti-L. Zangheri, Architetti e ingegneri nella Toscana dell'Ottocento, Firenze 1978, pp. 67 s.