CHECCHI, Arturo
Nacque da Emilio ed Erminia Vannucci il 29 settembre 1886 a Fucecchio (Firenze), dove, studente delle scuole professionali, fu avviato allo studio del disegno da un insegnante che gli dava a copiare, fanciullo appena dodicenne, stampe dell'Ottocento e di opere di maestri antichi. Superate le perplessità dei genitori, a sedici anni fu ammesso a frequentare l'Accademia di belle arti di Firenze dove fu allievo del De Carolis. Come compagni ebbe L. Viani, D. Rambelli, E. Drei, E. Mantelli, F. Ciusa ed ebbe modo di conoscere G. Costetti, V. Ciampi e R. Dal Molin Ferenzona di cui, in particolare, fu amico. Più che dagli studi accademici, trasse profitto dallo studio del vero e dei capolavori fiorentini, due aspetti della sua formazione ai quali sempre rimase fedele. Terminata l'Accademia a diciannove anni, si stabilì a Firenze alternando il quotidiano studio del disegno con l'attività di decoratore. Lo scoppio della guerra lo ricondusse per qualche tempo a Fucecchio dove insegnò disegno in una scuola statale.
Espose per la prima volta nel 1911 alla Promotrice di Firenze con l'opera Mio padre e nel 1912 fu presente con alcuni piccoli quadri, tra cui San Salvi, alla mostra di bozzetti indetta dalla stessa Promotrice. Nello stesso anno partecipò alla mostra di xilografie di Levanto e, l'anno successivo, espose alla Promotrice Case bianche e Fondo blu (poiesposto anche alla Secessione romana del '15 insieme con I due letti,Case rustiche del 1914 [Roma, Gall. naz. d'arte mod.], Pettinatrice pure del '14 [Milano, Castello Sforzesco] e quattro disegni). Fu ancora presente alla Promotrice fiorentina nel '14 (Camera mobiliata) e nel '15 (Strada di Fucecchio) a alla Secessione romana nel '14 (Orti fiorentini e Coperta rossa, entrambi del 1912, il secondo acquistato da Ojetti per la Galleria d'arte moderna di Firenze) e nel 1916.
Questi sono gli anni in cui il C. si affermò, soprattutto a Firenze, per un certo suo piglio anticonformista nell'uso immediato del colore denso nella pasta e dal tono squillante, fermato da un segno costruttivo marcato e scabro che ha fatto pensare (Borghi, Ragghianti) all'espressionismo tedesco di cui, per altro, il C. stesso afferma non aver fatto esperienza alcuna, nonostante un viaggio giovanile a Monaco (sua nota introduttiva al catalogo della mostra tenuta all'Accademia delle arti del disegno di Firenze nel 1967): quel tanto comunque di genuinamente nuovo e reattivo verso le persistenze preraffaellite come verso la stanca tradizione postmacchiaiola, attento alla lezione di Van Gogh e di Cézanne i cui originali, però, ebbe modo di conoscere solo alla Biennale veneziana del '20 (Rosi, A. C., 1962).
Nel 1916 il C. tenne mostre personali a Forte dei Marmi e al Kursaal di Viareggio; nel '18 partecipò alla mostra Florentina Ars, e nel '20 di nuovo alla Promotrice (Pranzo familiare del 1916) e al concorso del 1919 per due stampe della Via Crucis per le chiese del Veneto. Nel 1920 tenne una personale a Firenze (pitture dal 1911 al 1920) con presentazione di L. M. Personé. Nel 1921 fu presente con tre acqueforti alla I Biennale romana; nel '22 ancora alla Promotrice, alla Quadriennale di Torino e alla Fiorentina primaverile. Nel 1924 fu premiato alla mostra S. Ussi per il quadro Le Marie.
Dal 1925 al '38 si trasferì a Perugia dove ricoprì la cattedra di pittura all'Accademia e sposò una sua allieva, Zena Fettucciari. In questi anni la maniera del C. si fece più sciolta e leggera, con tonalità meno accese e accordi cromatici più sottili, evocatori di un'intimità familiare dimessa e vagamente melanconica.
Nel 1926 l'amico M. Marangoni gli scrisse la presentazione alla personale di Firenze, in via Larga. Nello stesso anno il C. partecipò alla Biennale di Venezia, alla quale sarebbe stato ancora presente con pitture, disegni e acqueforti nel '28, nel '32, nel '34, nel '36 e nel '40. Fu premiato con medaglia d'oro nel '27 alla Internazionale di grafica a pal. Pitti, e fu presente alla mostra del Bianco e Nero di New York nello stesso anno, e inoltre alle mostre di grafica di Parigi nel '30, di Firenze e Varsavia nel '32, di Riga nel '35 e di Abbazia nel '36. Premiato nel 1931 alla Mostra d'arte sacra a Padova, partecipò alle Quadriennali romane tenutesi dal 1931 al 1951 e all'Esposizione internazionale di Barcellona nel 1931. Nel 1934 e nel 1935 tenne personali a Roma con present. al catalogo di R. Strinati.
Passato ad insegnare figura disegnata a Brera nel 1939, nel '42 fu comandato presso l'Accademia di Firenze, dove tenne la cattedra di pittura dal 1949 al 1961.
Di questo periodo si possono ricordare le personali fiorentine alla Società Leonardo da Vinci nel 1940 (presentazione di P. Bargellini), nel 1942 e 1951 alla galleria Firenze, nel '50 al Chiostro nuovo, nel '60 alla I Esposizione degli accademici delle arti e del disegno, e nel 1962 alla saletta Gonnelli; quelle romane alla galleria d'Alibert (presentazione di L. M. Personé) nel '59, all'Agostiniana nel '60 con opere a carattere religioso e alla galleria Paolina nel 1966. Fu presente alle Biennali di Milano dal '57 al '61; e nel 1956 al I Salone degli incisori d'Italia a palazzo Sormani a Milano (poi a Livorno, Casa comunale della cultura), e ancora a Firenze alle esposizioni di palazzo Strozzi del 1967 (Arte mod. in Italia...) e del '68-'69 (Biennale internaz. della grafica) dove gli dedicarono una personale, e della galleria Spinetti nel 1968. Nel 1970 fu insignito della medaglia d'oro dal Centro internazionale per la cultura e per le arti di Montenero.
Il C. morì a Perugia il 24 dic. 1971.
Mostrepostume gli sono state dedicate nel 1972 e 1975 a Perugia, nel '73 a Fucecchio, nel '74 a Firenze (palazzo Strozzi) e nel 1975 nel palazzo Malaspina a Massa. Nel 1976 nell'abbazia di Vallombrosa è stata esposta la sua produzione a carattere religioso. Nel 1975 sono state collocate due sue sculture, La sirena del '32 e Bimba al sole del '35, nei giardini di piazza Italia a Perugia e Il violino e La chitarra nel foyer del teatro Morlacchi della stessa città. Sue opere figurano nelle Gallerie d'arte moderna di Roma, Firenze, Torino e Milano, nel Gabinetto delle stampe degli Uffizi e di Roma, nelle biblioteche nazionali di Firenze e di Parigi, presso il ministero della Pubblica Istruzione e la Camera di commercio di Firenze. Ha pubblicato Immagini, volume di litografie, con prefazione di I. Montanelli ed E. Sacchetti (Varese s.d.), Fucecchio 1908-1920, quarantacinque acqueforti (s.l. né d.), Ai giardini di Perugia, ventitré acqueforti (s.l. né d.), Xilografiegiovanili 1911-1918 con nota di M. Pittaluga (s.l. né d.). Fu inoltre accademico della Clementina di Bologna, della Vannucci di Perugia, dell'Accademia delle arti e del disegno e della Cherubini di Firenze, nonché della S. Luca di Roma.
"Solitario, sensibile, fedele al suo mondo poetico, si è tenuto fuori da ogni corrente novatrice. Non si è accostato al Futurismo che incominciava ad affermarsi quando egli incideva le Donne fucecchiesi [1908], né ai fauves, ai cubisti, all'Espressionismo; tanto meno esperienze recenti": così ha scritto di lui la Pittaluga (catalogo della mostra internazionale della grafica, palazzo Strozzi, 1968-69), offrendoci involontariamente l'immagine di un artista, in definitiva, attento solo al piccolo mondo di una cultura provinciale prevalentemente conservatrice.
Bibl.: Oltre ai cataloghi delle mostre citate si veda: M. Lago, in La Tribuna, 21 marzo 1914; A. Mariani, ibidem, 4 aprile 1915; P. Scarpa, in Il Messaggero, 8 aprile 1915; E. Cecchi, Esposizioni romane, in Il Marzocco, 2 maggio 1915; G. Bellonci, Lo specchio in frantumi, in Il Giornale d'Italia, 5 ott. 1916; A. Levasti, in Pagine d'arte, 15 dic. 1919; D. Fettucciari, Un disegnatore: A. C., in Il Mondo, 20 ott. 1925; U.Nebbia, La quindicesima Biennale di Venezia, in Emporium, maggio 1926, p. 277; C. E. O., Un autoritratto di A. C., in La Tribuna, 9 dic. 1933; M. Rosati, A. C. pittore e scultore, in Il Roma della domenica, 2 febbr. 1936; A. D. M., Mostre d'arte a Firenze: A. C., in La Nazione, 28 genn. 1940; R. Franchi, A. C., in Emporium, marzo 1940, pp. 141 s.; R. F., A. C., in Il Nuovo Corriere (Firenze), 20 maggio 1949; L. M. Personé, Creature e creatori, in Arte mediterr., s. 3, gennaio-febbraio 1949, pp. 72-77; R. F., Disegni e acquarelli di A. C., in Il Nuovo Corriere (Firenze), 23 marzo 1950; G. N., Mostre d'arte…, in Il Mattino dell'Italia Centrale (Firenze), 4 apr. 1950; N. B., A. C. alla Gall. Firenze, in Pomeriggio (Bologna), 22 febbr. 1951; S. G., C., in Il Mattino d'Italia, 27 febbr. 1951; O. G., A. C. alla Gall. Firenze, in L'Unità, 1º marzo 1951; Il Nuovo Corriere (Firenze), 10 marzo 1951; Artelibera (Napoli), 15 apr. 1951; L. M. Personé, Pittori toscani del '900, Firenze 1952, pp. 65-80; L. Servolini, Diz. ill. degli incisori italiani moderni…, Milano 1955, p. 193 (con bibl.); F. Arcangeli, Il salone degli incisori d'Italia, in Arte figurativa antica e moderna, V (1957), 1, p. 43; L. Servolini, La Ventesima Biennale naz. di Milaro,ibid., 6, p. 58; A. Andreola, A. C., mostra all'Agostiniana di Roma, in Arte cristiana, XLVIII (1960), 10, p. 239; M. Rosi, A. C., Milano 1962; Id., Bianco e nero e colori, Milano 1962; M. Borghi, Da Soffici a Manzù, Roma 1963, pp. 73-80; C. L. Ragghianti, in Arte moderna in Italia 1915-1935, Firenze 1967, pp. XIII, XXIV, 15, 113; Z. Checchi Fettucciari, Il primo A. C. e i suoi amici, in Giornale di bordo, I (1967), 3, pp. 131-137; Id., A. C. a Perugia,ibid., II (1968), 1, pp. 28-33; A. Checchi, Disegni di taccuino(1913-1919), Perugia 1969 (pp. 3-16, autobiografia); C. Marsan, La Biennale internaz. della grafica a Pal. Strozzi, in Il Margutta, II (1970), 6, p. 58; I. Montanelli-U. Baldini, A. C. a Fucecchio, Firenze 1971; U. Procacci, Disegni di A. C., Firenze 1974; U. Baldini, L'opera di A. C., Firenze 1974 (con itinerario critico dal 1915 al 1974); A. Checchi, La mia lunga giovin., Firenze 1975; Acquarelli e pastelli di A. C., a cura di C. Marsan-Z. Checchi Fettucciari, Firenze 1976; G. Sprovieri, A. C. Le sculture, Firenze 1976; P. Bargellini, I piatti spezzati di A. C., Firenze s.d.; L'opera sacra di A. C., a cura di Z. Checchi Fettucciari, Firenze 1976; C. Alvaro-A. Fortuna, Ma poi scoppiò la pace o il gioco del fante (disegni originali di A. C.), Firenze s.d., Z. Checchi Fettucciari, Disegni di A. C. a 12 anni, Firenze s.d. (ma 1973); H. Vollmer, Künstlerlex…, I, p. 429.