CAROTI, Arturo
Nato a Firenze, il 5 apr. 1875, da Elvira Volpi e da Leopoldo, uno dei massimi dirigenti locali di associazioni radical-repubblicane, maturò negli anni dell'adolescenza il distacco dagli ideali politici paterni e l'adesione al socialismo, secondo una tendenza comune a molti giovani della sua generazione. Già nella milizia politica giovanile egli rivelò, nell'ambito regionale, quelle qualità di instancabile attivista, tenace organizzatore ed efficacei propagandista, che lo distingueranno più tardi come dirigente socialista a livello nazionale. Ai primi del 1894 figurava già nel comitato direttivo dell'Unione socialista fiorentina e della Federazione regionale toscana del Partito socialista dei Iavoratori italiani, in cui ricopriva la carica di cassiere.
Sciolte ambedue queste organizzazioni con decreto prefettizio del 19 ott. 1894, sulla base dell'art. 5 della legge n. 316, 19 luglio 1894, il C. fu rinviato a giudizio insieme con i più noti socialisti fiorentini, e ne riportò, grazie alla sua minore età, una lieve condanna, poi annullata in appello (sentenze del Tribunale e della Corte di appello di Firenze in data, rispettivamente, del 1º dic. 1894 e del 18 marzo 1895).
Al quarto congresso socialista regionale toscano (Lucca, 17 maggio 1896) tenne la relazione finanziaria e fu uno dei redattori dello statuto della Federazione provinciale socialista fiorentina, costituita per decisione del convegno tenuto a Firenze l'11 apr. 1897. Fece la sua prima esperienza di candidato in pubbliche competizioni elettorali alle elezioni amministrative del 18 giugno 1899 per il rinnovo del Consiglio comunale fiorentino, nelle quali, pur sostenuto da una coalizione di repubblicani, radicali e socialisti e avendo ottenuto un personale successo (3.023 preferenze), non fu eletto.
Alternò l'attività di dirigente socialista fiorentino e di collaboratore del periodico La Difesa, nel cui comitato di redazione entrò nel febbraio 1901, con quella di scrittore di romanzi per la gioventù per conto di case editrici specializzate in pubblicazioni del genere (Nerbini, Paravia, Goliath).
Il C., anche se dotato soltanto d'istruzione elementare, non aveva mai cessato di coltivarsi intellettualmente, dedicandosi alla lettura, oltre che di opuscoli di propaganda socialista, di libri di avventure e di divulgazione scientifica, con particolare predilezione per le opere del Salgari e del Verne.
Nei suoi romanzi, su di un impianto narrativo di chiara ascendenza salgariana (I massacratori gialli, 1904)o verniana (Il pallone della morte, 1903; L'eredità del capitano Nemo, 1904; La conquista dell'America selvaggia, 1905), egli innesta spunti più propriamente personali. Particolarmente fertile si dimostra la sua inventiva nel saper legare le vicende di alcuni dei suoi personaggi (Nicola Galli nell'Eredità del capitano Nemo e Tommaso Capece nei Massacratori gialli) con episodi, veri o fantastici, del nostro Risorgimento, che egli aveva imparato ad amare dalla bocca paterna, soprattutto nella sua componente garibaldina e mazziniana, e a cui rimarrà sentimentalmente legato anche dopo la sua adesione al socialismo. Più che le digressioni scientifiche, le profezie sulle future conquiste dell'uomo, i messaggi umanitari, l'aperta simpatia per i popoli in lotta contro la tirannide, colpisce, nella sua produzione, l'ammirazione per i giovani che, con la loro abilità e il loro spirito d'iniziativa (Ruggero Capece nei Massacratorigialli e Gianni Loria nella Conquista dell'America selvaggia), riescono a costruirsi una fortuna. Tale ammirazione gli era nata, lavorando, sin da ragazzo, nella fabbrica di birra Fratelli Caroti di Cesare, di cui il socio maggiore era lo zio Agostino, ma della quale una quota parte possedeva anche il padre. Del resto, nella vita dello stesso C., di tanto in tanto, affiorerà una segreta aspirazione imprenditoriale, che lo spingerà ad intraprendere attività commerciali non sempre fortunate.
Agli inizi del 1904 il C. assunse la direzione provvisoria della Difesa e partecipò attivamente alla campagna per le elezioni amministrative (28 febbraio) e politiche (6 e 13 novembre), in entrambe le quali fu candidato. Eletto al Consiglio comunale di Firenze, alle politiche uscì sconfitto di stretta misura, solo nelle votazioni di ballottaggio, che assegnarono la vittoria al candidato liberale, conte Roberto Pandolfini. Nell'accesa campagna elettorale per le amministrative, La Difesa attaccò pesantemente un candidato della lista di opposizione, il senatore Municchi, che sporse querela per diffamazione, in seguito alla quale il Tribunale di Firenze inflisse al C., quale responsabile del periodico, una dura condanna con sentenza del 20 apr. 1904 (diciotto mesi di reclusione e 2.000 lire di multa). Intanto egli andava precisando la sua posizione all'interno del Partito socialista italiano, dichiarandosi nell'imminenza del congresso di Bologna (9-11 apr. 1904), a favore della mozione integralista di Enrico Ferri.
Nel gennaio 1905, forse amareggiato da quella che riteneva una persecuzione giudiziaria nei suoi confronti (il 27 luglio 1904, la Corte di appello di Firenze gli aveva ridotto di soli cinque mesi la precedente condanna), forse spinto dal suo spirito inquieto e dal desiderio di conoscere il nuovo mondo descritto nei suoi romanzi, emigrò negli Stati Uniti d'America, dove soggiornò fino all'ottobre del 1913.
Furono, quelli dell'emigrazione, anni di vita intensa e avventurosa, durante i quali il C., spostandosi da un centro industriale all'altro, fu spettatore e protagonista di grandi lotte sociali e politiche, tracui la campagna di stampa e di propaganda diretta a strappare dalla sedia elettrica i due sindacalisti italo-americani, Joseph Ettor e Arthur Giovannitti. A New York strinse amicizia con Carlo Tresca, il dirigente socialista di Sulmona, emigrato anch'egli negli Stati Uniti in seguito a una pesante condanna per diffamazione che fu coinvolto più tardi in una macchinazione poliziesca e che il C., tornato in Italia, contribuirà a liberare, scrivendo, tenendo comizi in sua difesa e sollevando il suo caso in Parlamento. A New York, giornalista ormai esperto, diresse il periodico in lingua italiana Lotta di classe, e, data la sua giovanile pratica aziendale, gestì una grande cooperativa. Pare che prendesse contatto anche con i rivoluzionari messicani, che da nord e da sud conducevano la guerriglia contro i governi reazionari di Diaz e Huerta. Il suo ritorno in Italia fu occasionato dalla presentazione della sua candidatura da parte della sezione socialista fiorentina alle elezioni politiche del 26 ott. 1913 nel collegio di Firenze I. Questa volta il suffragio universale consentì al C. di essere eletto deputato al ballottaggio con 9.089 voti.
Lo scoppio della guerra mondiale lo sorprese mentre era impegnato a illustrare, in un giro di conferenze negli Stati Uniti, l'involuzione politica dell'Italia dopo la settimana rossa. Ritornato in patria nell'agosto del 1914, nel drammatico contrasto che oppose, nella pubblicistica e nelle piazze, interventisti e neutralisti, fu decisamente, dalla parte di questi ultimi.
La lunga permanenza negli Stati Uniti gli aveva fatto cadere molte illusioni sulla reale possibilità di sopravvivenza della democrazia nell'età dell'imperialismo e del capitalismo monopolistico. Negli Stati Uniti, come altrove, egli riteneva il potere saldamente controllato da un'oligarchia finanziario-industriale. Perciò respinse l'interpretazione del conflitto come una guerra tra democrazie occidentali e autocrazie degli Imperi centrali, e, pur non possedendo grandi attitudini di dottrinario e ideologo, sostenne che alle origini della conflagrazione ci fosse non tanto la responsabilità della Germania e dell'Austria-Ungheria quanto l'avidità delle grandi concentrazioni bancarie e industriali, che si sposavano, in alcuni paesi europei, alle ambizioni dei circoli militari e dinastici.
Lacerata la sezione socialista fiorentina dalla grave crisi causata dall'esodo nelle file dell'interventismo mussoliniano di Michele Terzaghi e dei socialisti più legati alla massoneria, il C., insieme con E. Gennari, F. Garosi e S. Lavagnini, contribuì a mantenere la sezione e il suo organo La Difesa su posizioni di rigido classismo e di intransigente neutralismo. Partecipò al convegno di Bologna (16 maggio 1915), in cui si dichiarò favorevole allo sciopero generale in caso di mobilitazione, e non fu alieno dall'appoggiare quei gruppi della giovane sinistra socialista, guidati da A. Bordiga, che tendevano a trasformare il neutralismo in disfattismo rivoluzionario. Negli anni della guerra dispiegò una intensa opera intesa a rafforzare e riorganizzare i gruppi della sinistra socialista nelle sezioni della Sicilia e del Mezzogiorno, partecipando, a coronamento di tale attività, al convegno clandestino di Firenze del 18 nov. 1917, da cui scaturì il primo nucleo della frazione intransigente rivoluzionaria. Molto attiva fu, in questi anni, anche la sua presenza alla Camera, dove, fra gli altri, pronunciò, il 19 febbr. 1918, un discorso per una pace immediata, senza indennizzi e senza annessioni, giusta le indicazioni della maggioranza della conferenza di Zimmerwald.
Finita la guerra, pur legandosi alla frazione massimalista elezionista, si riservò una certa autonomia di giudizio, mostrando qualche insofferenza per i dibattiti teorici, convinto che il partito dovesse dotarsi con urgenza di strumenti operativi per affrontare la situazione rivoluzionaria. Trasferitosi prima a Livorno e poi a Genova, il C., tra il '19 e il '20, aveva seguito da vicino le grandi lotte operaie nelle città del Nord e del Centro, traendone la sensazione dell'impreparazione del partito a dare uno sbocco concreto alla tensione e all'attesa rivoluzionaria del proletariato. Affinché il partito potesse assolvere al ruolo di guida di quel movimento che caoticamente cercava di ripetere l'esperienza sovietica, al Consiglio, nazionale, socialista di Milano (18-22 apr. 1920) il C. propose il trasferimento della direzione da Roma a Bologna, come città più vicina all'epicentro rivoluzionario; una più profonda penetrazione nell'esercito; una intesa più efficace coi sindacati dei ferrovieri e dei postelegrafonici; l'invio nel Sud e in Sicilia di deputati socialisti con il compito di coordinare l'agitazione economica e politica meridionale con quella del Centro-Nord; il rafforzamento dei legami internazionali del partito ai fini rivoluzionari. In coerenza con tali proposte fu a Livorno tra i fondatori del Partito comunista d'Italia ed entrò a far parte del neocostituito gruppo parlamentare comunista (era stato rieletto deputato alle elezioni del 16 nov. 1919, mentre alle elezioni del 15 maggio 1921 risultò il primo dei non eletti della lista comunista del collegio di Firenze, subentrando ad E. Gennari, il 2 giugno 1922, quando l'elezione di quest'ultimo fu annullata).
Poco dopo, però, la sua presenza si fece più rara sia nella lotta politica sia in Parlamento, dove fece l'ultimo intervento di rilievo, l'8 marzo 1921, per ricordare S. Lavagnini assassinato dai fascisti e condanna e con parole dure il fascismo come un movimento al servizio del padronato.
Pare che da tempo attraversasse gravi difficoltà economiche, che cercò di superare prima dedicandosi a traduzioni dall'inglese, poi avviando attività commerciali e speculative, soprattutto in Germania e in Austria, dove era già stato nel 1919 e nel 1920, nel periodo dell'ondata rivoluzionaria, e donde aveva inviato interessanti corrispondenze all'Avanti!.Diqueste attività non si hanno notizie certe, ma sembra che alcune di esse svolgesse per conto dello Stato sovietico.
Invitato da Bordiga, fin dall'ottobre del 1922, a fornire chiarimenti sulla sua posizione, nel giugno del '23 fu dichiarato dal comitato esecutivo del Partito comunista d'Italia non più iscritto al partito con effetto retroattivo dal 1922. Egli, intanto, sin dal 6 febbr. 1923 aveva rassegnato le sue dimissioni da deputato, peraltro respinte dalla Camera. Agli inizi del 1924 si trasferì a Mosca, dove continuò ad occuparsi del commercio import-export sovietico e riprese la sua attività di scrittore di romanzi per la gioventù. Iscritto al Sindacato degli scrittori sovietici, collaborò a diverse riviste, tra cui la Molodaja Gvardija (Giovane guardia).
Poco prima di morire a Mosca, il 9 apr. 1931, aveva chiesto l'iscrizione al Partito comunista dell'Unione Sovietica. La moglie, Lisa Occofer, cui il governo fascista aveva più volte negato il passaporto e solo dopo molte insistenze glielo aveva alla fine concesso, giunse a Mosca quando il marito era già spirato.
Tra le sue opere si ricordano: Ilpallone della morte (l'aereoferetro), Firenze 1903; I massacratori gialli, Firenze 1904; L'eredità del capitano Nemo, Genova 1904; Le conversazioni elettorali di Bertoldo, Firenze 1904; La conquista dell'America selvaggia, Torino 1905; Dopo la guerra: involuzione o rivoluzione?, Milano 1905 (ma 1915); Per Carlo Tresca. Un episodio della lotta di classe in America, Milano 1916; La pace e l'assetto futuro dei popoli, Milano 1918; Čikka v Rossii (Cicca in Russia), Moskva-Leningrad 1927; Nini i Čikka protiv fascistov (Ninì e Cicca contro i fascisti), ibid. 1927 (tradotti in russo da M. A. Gerschenson). Vanno anche ricordate le traduzioni di Upton Sinclair, 100 %. Storia di un patriotta, Milano 1922; Il faticone (Jimmie Higgins), Milano 1922.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Casell. polit. centrale, busta 1105, fasc. 633 (1)-633(2).Per il ruolo del C. nel quarto congresso socialista regionale toscano, vedi Lotta di classe, 23-24 maggio 1896;per la sua partecipazione a congressi e convegni naz. del P.S.I., v. Resoconto stenogr. del XV congr. naz. del Part. socialista ital. (Roma, 1-5 sett. 1918), Milano 1919, pp. 315-316, 359, 367-368; Resoconto stenografico d. XVI congresso naz. del Partisto socialista ital. (Bologna, 5-8 ott. 1919), Milano 1920, p. 357; Il Consiglio naz. socialista. Sessione tenutasi a Milano dal 18 al 22 apr. 1920, I, Milano 1967, passim, ma soprattutto alle pp. 86-96; Resoconto stenografico del XVII congresso naz. del Partito socialista italiano(Livorno, 15-20 genn. 1921), Milano 1962, p. 450.Per l'attività del C. in U.R.S.S. dal 1924 al 1931, vedi il necrologio apparso sulle Izvestija, 11 apr. 1931. Da tener presente che il C. collaborò, oltre che alla Difesa eall'Avanti!, alla rivista di Serrati Comunismo. Si veda inoltre: E. Conti, Le origini del socialismo aFirenze(1860-1880), Roma 1950, p. 285;F. Turati-A. Kuliscioff, Carteggio, V, Torino 1953, pp. 14, 119, 133, 215, 269, 293, 296;L. Ambrosoli, Né aderire né sabotare, Milano 1961, ad Ind.;L. Valiani, Il Part. social. ital. nel periodo della neutralità ital. (1914-1915), Milano 1963, p. 103;N. Maccabruni Capitini, La Camera del lavoro nellavita politica e amministr. fiorentina (dalle origini al 1900), Firenze 1965, pp. 196, 199, 200, 311, 313;R. De Felice, Studi e problemi attorno alla figura e l'opera di A. Gramsci, in Clio, I (1965), p. 444;B. Vigezzi, L'Italia di fronte alla prima guerra mondiale, I, Napoli-Milano 1966, pp. 519-520;M. Fatica, Origini del fascismo e del comunismo aNapoli(1911-1915), Firenze 1971, pp 369, 407;A. Lepre-S. Levrero, La formaz. del Partito comunista d'Italia, Roma 1971, pp. 74, 231;P. Spriano, Storia di Torino operaia e socialista, Torino 1972, pp. 406, 458, 463.Altre notizie in A. Malatesta, Ministri,deputati e senatori dal 1848 al 1922, I, Milano 1940, p. 214;Ente per la storia del socialismo e del movimento operaio italiano, Bibliografia del socialismo…, Periodici, I, Roma-Torino 1956, pp. 252 s.; Libri, I, ibid. 1962, pp. 296-97.Per la sua collaborazione all'Avanti! nel primo dopoguerra, v. A. Giobbio, "L'Avanti!" (1919-1926), in 1919-1925. Dopoguerra e fascismo. Politica e stampa in Italia, a c. di B. Vigezzi, Bari 1965, pp. 621, 623;L. Tomassini, C. A., in Il movimento operaio ital., Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci-T. Detti, I, pp. 505-509. Per un quadro della sua attività parlamentare, vedi l'Indice generale degli Atti delParlamento italiano, Camera dei deputati,Discussioni, legislature XXIV, XXV, XXVI, ad Indices.