artimone
In If XXI 15 altri fa remi e altri volge sarte; / chi terzeruolo e artimon rintoppa, denota una specie di vela. Gli antichi commentatori e i dizionari di termini marinari sono piuttosto vaghi sia circa la collocazione sia circa le dimensioni dell'a.: per Benvenuto terzeruolo e a. sono " duo genera velorum ": più precisa la glossa del Buti : " La nave porta tre vele, una grande che si chiama artimone, una mezzana... e un'altra, la minore, che si chiama terzaruolo ". Né maggiore luce reca il ricorso agli antecedenti, il latino artemon (che talvolta corrisponde a breve velum; " Artemo dirigendae potius navis causa conmentatum quam celeritatis ", dice Isidoro [XIX III 3]) e il greco &pT&µwv, anch'essi di valore incerto e generico. Ad ogni modo è molto probabile che alla scelta del vocabolo abbia fortemente contribuito una memoria scritturale (" levato artemone, secundum aurae flatum tendebant ad litus ", Act. Ap. 27, 40), di cui è chiara eco nell'espressione figurata di Cv II I 1 dirizzato l'artimone de la ragione a l'òra del mio desiderio, entro in pelago.
Bibl. - A. Guglielmotti, Vocabolario marino e militare, Voghera 1889; E.R. Curtius, La littérature européenne et le moyen âge latin, Parigi 1956, 158-159; F. Vivaldi, Qualche segreto della D.C., Firenze 1968, 20-22; G. Folena, in "Lingua nostra" giugno 1969, 59-60.