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artificiato

Enciclopedia Dantesca (1970)
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artificiato


. Participio passato di ‛ artificiare ', verbo che non è presente in D. ma risulta in uso al suo tempo (lo si trova per es. nell'Ottimo). Nell'unico esempio di Cv I V 8 è riferito al volgare che, a differenza della gramatica ormai fissa nelle sue norme, e quindi perpetua e non corruttibile, a piacimento artificiato si transmuta: " elaborato " secondo la volontà di chi l'adopera, si muta nel tempo (cfr. VE I IX 7, dove la mutabilità del linguaggio è ricondotta alla natura dell'uomo, instabilissimum atque variabilissimum animal).

Il significato della parola è affine a quello del corrispondente vocabolo latino che ricorre due volte in VE II III 9 con una connotazione tuttavia da riportare propriamente a un ambito di valori artistici (v. ARTIFICIO): in artificiatis illud est nobilissimum quod totam comprehendit artem: cum igitur ea quae cantantur artificiata existant...

È da notare che nel De vulgari Eloquentia la gramatica è detta invece artificialis (v. ARTIFICIALE), mentre la locutio vulgaris viene definita naturalis.

Vocabolario
artificiato
artificiato (o artifiziato) agg. [der. di artificio]. – Fatto o ottenuto con artificio: stile a.; una bellezza schietta e non a.; bevande a., non naturali, o anche fatturate, adulterate. Di persona, più com. artificioso.
artificióso
artificioso artificióso agg. [dal lat. artificiosus, der. di artificium «artificio»]. – Immaginato o fatto con artificio, che rivela l’artificio: un a. espediente; ragionamento a.; l’intreccio del dramma è molto artificioso. Quindi ricercato,...
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