Arti liberali
L'esperienza intellettuale di D. appare chiaramente improntata dalla concezione del sapere e della cultura medievale, che suddivideva l'oggetto complessivo della conoscenza nella settuplice serie delle A. 1. (" liberalia studia... quia homine libero digna sunt ", o meglio " unum studium vere liberale... quod liberum facit ", Sen. Ep. LXXXVIII 2), distinte dalle artes mechanicae o di ordine pratico e artigianale, secondo un diagramma progressivo che dalle prime tre discipline istituzionali del Trivio (Grammatica, Retorica, Dialettica) passava alle quattro discipline superiori del Quadrivio (Aritmetica, Musica, Geometria, Astronomia).
Già dai tempi del basso Impero l'insegnamento delle A. l. faceva parte del normale curriculum scolastico. La loro origine si fa risalire secondo alcuni alla scuola pitagorica, secondo altri a Platone (De Republica 405, 522) o a Filone e ad Aristotele (Politica VIII 2); ma una ripartizione precisa delle varie a. tardò a definirsi. Nel De Nuptiis Philologiae et Mercurii (410-439) di Marziano Capella il loro numero appare fissato a sette. Così anche nelle Institutiones divinarum et saecularium litterarum di Cassiodoro (485-583), opere che esercitarono un largo influsso sulla cultura cristiana del Medioevo e sancirono il valore istituzionale delle sette a. nelL'insegnamento medievale: famoso è lo schema mnemonico che per esse venne formulato: " (Grammatica) loquitur, (Dialectica) vera docet, (Rhetorica) verba colorat; (Musica) canit, (Arithmetica) numerat, (Geometria) ponderat, (Astrologia) colit astra ". La suddivisione tuttavia delle sette a. nei due gruppi del Trivio e del Quadrivio entrò nell'uso comune in epoca più tarda, non prima del sec. IX (essa non compare, infatti, né in Isidoro di Siviglia [560-636], che nel I libro delle sue Etymologiae si rifà a Cassiodoro, né nelle opere [De Metrica arthe, De Schematibus et tropis Sacrae Scripturae, ecc.] del Venerabile Beda [673-735] e neppure in quelle [Grammatica, Dialectica, ecc.] di Alcuino [730-804], la figura di maggior rilievo degli studi medievali al tempo della ‛ Rinascita carolingia '). Eppure la prima distinzione delle ultime quattro a. (Aritmetica, Musica, Geometria, Astrologia) dalle altre tre, compare già nel De Arithmetica I 1 di Boezio (480-524), il quale, basandosi sul comune fondamento matematico di quelle discipline, le considerò come parti di un'unica scienza, l'‛ aritmetica ' appunto, e le raggruppò sotto la denominazione unitaria di quadruvium (quattro strade che si dipartono da un unico centro). Più tardi, per analogia (o secondo alcuni riprendendo il nome del luogo dove gli antichi Greci usavano istruire i giovani: cfr. Giustino Histor. Philippi XXI 5 e 8 " ludimagistrum professus, pueros in trivio docebat ") le altre tre arti (Grammatica, Retorica, Dialettica) furono raggruppate sotto il nome di Trivio; e infine, per uniformità con Trivio, al termine originario Quadruvio si sostituì Quadrivio.
Ma ciò che più interessa notare è quale nuova funzione assumesse l'insegnamento delle A.l. nella cultura e nell'educazione cristiana e medievale, come esso divenisse elemento indispensabile non tanto a definire la condizione sociale dell'uomo nel mondo, quanto ad avviare e rendere possibile la formazione interiore dell'uomo e la sua ricerca delle verità terrene e delle verità rivelate, del mistero di Dio e della felicità spirituale.
A tale proposito resta fondamentale per l'intelligenza dei canoni della cultura medievale, e per l'esperienza intellettuale di D. in particolare, l'interpretazione che delle sette a. diede s. Agostino nel suo De Ordine (l. II), e anche nel De Doctrina christiana (l. IV) e nel De Musica. Nel De Ordine s. Agostino tentò una classificazione scientifica delle a. e le collegò tra di loro secondo una progressione edificante e rivelatrice di verità assolute. Le scienze sono state inventate dalla ragione umana per un'esigenza naturale di conoscenza insita nell'uomo e hanno il compito di preparare alla vera sapienza e alla felicità, attraverso l'intelligenza della realtà sensibile terrena e dell'ordine armonico dell'universo, sino a elevarsi alla contemplazione di Dio. La prima scienza, la Grammatica, è propedeutica e strumentale, perché studia la parola, che è alla base di ogni discorso umano. Dopo la Grammatica, la ragione ha inventato la Dialettica, che, mediante le definizioni e l'esercizio di analisi e di sintesi, conferisce chiarezza al discorso eliminando ogni contraddizione o errore. Le certezze e le verità raggiunte mediante la Dialettica devono essere divulgate e insegnate agli altri uomini ancora ignari o renitenti; e questo è compito della Retorica, l'arte della persuasione, il grado più alto di espressione della parola umana. Le prime tre arti, dunque, create dalla ragione sono, per s. Agostino, Grammatica, Dialettica e Retorica, secondo un ordine che seguirà anche D., ma che non sarà quello più comune della scuola medievale, che anteponeva al secondo posto la Retorica, come indispensabile e propedeutica all'applicazione della Dialettica.
Mediante poi le quattro scienze superiori, Aritmetica, Musica, Geometria, Astronomia, la ragione, secondo s. Agostino, poteva procedere alla conoscenza dell'essenza dell'universo e dell'esistenza di Dio. Esse sono accomunate dall'armonia dell'ordine matematico, che si traduce nella misura perfetta del numero e del ritmo proporzionale. In tal modo il sapere umano si delineava secondo una parabola che dalle nozioni elementari (la Grammatica) raggiungeva le forme universali e celesti (Astronomia) e simboleggiava l'itinerario terreno e spirituale dell'uomo, che dalla molteplice realtà dei fenomeni poteva aspirare, attraverso la progressiva unificazione delle conoscenze, all'intuizione dell'ultima unità, assoluta, eterna e immutabile.
Questa concezione della formazione culturale come itinerario alla verità divina rimase istituzionale per tutto il Medioevo europeo (un'esemplificazione fra tante: Herrada di Landsberg Hortus deliciarum (1175-1185): " ideo dicuntur liberales quia liberant animam a terrenis curis et faciunt eam expeditam et paratam ad cognoscendum Creatorem "), e ad essa è informata anche l'esperienza intellettuale di Dante. Pure nell'opera sua è possibile riconoscere la fondamentale esigenza, tutta cristiana e medievale, della reductio ad unum dello scibile umano dei sensi e dell'intelletto.
Su questa prospettiva bisogna dunque valutare la stessa struttura della Commedia e, più in particolare, la corrispondenza formulata da D. nel Convivio (II XIII-XIV) tra le sette a. del Trivio e del Quadrivio e i primi sette cieli. I numeri e il numero ‛ sette ' in special modo, ebbero per la cultura medievale valore simbolico ed emblematico. Il senso quasi magico del sette derivava dalla dottrina pitagorica accettata da Platone, soprattutto nel Timeo, e diffusa nel Medioevo con la traduzione che dell'opera platonica fece Calcidio, e dal commento di Macrobio al Somnium Scipionis di Cicerone. Sette è il numero non solo delle a. e dei pianeti che davano il nome ai primi sette cieli, secondo la cosmografia tolemaica medievale, ma anche il numero delle virtù cardinali e teologali, dei peccati capitali, dei sacramenti, dei doni dello Spirito Santo, ecc. Esso ha un valore simbolico e una sua compiutezza ben definita, inferiore soltanto al numero ‛ dieci ', il numero pieno, perfetto, divino, che corrisponde al numero totale dei cieli secondo il sistema geocentrico medievale. E D. ai primi sette cieli, cui fa corrispondere le sette A. liberali (Luna-Grammatica, Mercurio-Dialettica, Venere-Retorica, Sole-Aritmetica, Marte-Musica, Giove-Geometria, Saturno-Astrologia), fa seguire la comparazione tra gli altri tre cieli e le scienze superiori destinate a integrare le A. liberali; cioè al cielo stellato o cielo delle stelle fisse, la Fisica e la Metafisica (o con termine unico ‛ Scienza naturale ', secondo la dizione aristotelico-tomistica), che studiano l'opera della creazione nei suoi aspetti sensibili, visibili e corruttibili, e nei suoi aspetti insensibili, invisibili e incorruttibili; al cielo cristallino o primo mobile, l'Etica, che governa le azioni umane; all'Empireo, infine, la Teologia, che è la scienza del divino.
Quest'analogia tra le scienze e i cieli condotta da D. era già presente nella tradizione culturale medievale, nell'Anticlaudianus, ad esempio, di Alano di Lilla (1120 circa-1203) o nella Composizione del mondo (1282) di Ristoro d'Arezzo : " E anche saranno sette arti liberali e non più, sì che ciascheduno pianeta avrà la sua " (II 6). Perciò quel che più interessa è la comparazione reciproca che D. fa delle varie arti e la qualificazione specifica di ciascuna di esse.
Dico che per cielo [scrive D.] io intendo la scienza e per cieli le scienze, perché la scienza si muove intorno al suo subietto, lo quale essa non muove... illumina le [cose] intelligibili ed è cagione in noi... de la induzione de la perfezione seconda (cioè acquisita, aggiunta), così come i cieli ruotano intorno a uno suo immobile, illuminano le cose visibili e sono causa della prima perfezione, cioè de la generazione sustanziale. Esse creano in noi l'abito per il quale potemo la veritade speculare, che è ultima perfezione nostra (Cv II XIII 2 ss.), ci fanno insomma attingere quel sapere che è ultima perfezione de la nostra anima, ne la quale sta la nostra ultima felicitade, al cui ‛ desiderio ' tutti naturalmente... remo subietti (I 1). La Grammatica possiede una sua infinitade, cioè una sua incompiutezza e disponibilità, per la continua creazione e caducità di costrutti e vocaboli, così come la Luna ha sempre una sua parte in ombra... a la quale non possono terminare li raggi del sole e ripercuotersi così come ne l'altre parti. La Dialettica è più breve e più velata, cioè meno perspicua, delle altre scienze, in quanto procede con più sofistici e probabili argomenti più che altra, così come Mercurio è la più picciola stella del cielo, e più va velata de li raggi del Sole che null'altra stella. La Rettorica è soavissima di tutte le altre scienze come è soavissima a vedere Venere per la chiarezza del suo aspetto, e deve manifestarsi sia quando dinanzi al viso de l'uditore lo rettorico parla, sia quando da lettera, per la parte remota, si parla per lo rettorico, così come Venere appare or da mane or da sera. L'Aritmetica, come fa il sole per tutti gli altri pianeti, illumina di sé le altre scienze, però che li loro subietti sono tutti sotto alcuno numero considerati, e ne le considerazioni di quelli sempre con numero si procede, e, come il sole, l'occhio umano non la può tutta mirare, però che 'l numero, quant'è in sé considerato, è infinito, e questo non potemo noi intendere. La Musica è armonia di ritmi e proporzionata relazione di suoni, è tutta relativa, sì come si vede ne le parole armonizzate e ne li canti, de' quali tanto più dolce armonia resulta, quanto più la relazione è bella, così come Marte si colloca armonicamente al centro dei dieci cieli, e come questo dissecca e arde le cose, perché lo suo calore è simile a quello del fuoco, così la Musica trae a sé li spiriti umani, che quasi sono principalmente vapori del cuore. La Geometria si muove tra due termini estremi che contrastano con il suo carattere di scienza esatta, cioè il punto, suo primo elemento costitutivo, ma che per la sua invisibilitade è immensurabile, e la sfera, ultima figura perfetta, ma che è impossibile a misurare a punto (allo stesso modo che Giove, stella di temperata complessione, si muove tra due cieli repugnanti a la sua buona temperanza... in mezzo de la freddura di Saturno e de lo calore di Marte); inoltre essa è sanza macula d'errore e certissima così come Giove intra tutte le stelle bianca si mostra. L'Astrologia (denominazione che D. adotta nello stesso senso di Astronomia, come si usava assai correntemente nel Medioevo), infine, ha di comune con Saturno la maggiore tardezza e la collocazione più alta rispetto agli altri pianeti; essa richiede infatti più lungo studio ne lo apprendimento, ma più che alcuna de le sopra dette è nobile e alta per nobile e alto subietto, ch'è de lo movimento del cielo e per la sua certezza, la quale è sanza ogni difetto, si come quella che da perfettissimo e regolatissimo principio viene (II XIII 9 ss.).
Oltre che nei capp. XIII-XIV del II trattato del Convivio, dove è svolta la trattazione particolareggiata delle sette A. 1., D. tocca ora questa ora quella scienza in vari punti della sua opera : per la Grammatica cfr. Cv II XII 4, VE I IX 10, Pd XII 137-138; per la Rettorica (in relazione alle figure e alla costruzione) Cv III X 6, VE II VI; per questa e la Musica, Cv III XI 9 ss., VE II IV 2 ss. ; per l'Astronomia, Pg IV 80; per questa e la Geometria, Cv IV XV 16; per queste e l'Aritmetica, Cv II III 6. Inoltre ‛ arte ' per ‛ scienza ', in Pg XV 21; e ‛ arti ' per il complesso delle varie scienze, in Pd II 96.
Sul piano della tradizione esegetica, infine, va registrata l'interpretazione allegorica data dalla maggior parte dei commentatori antichi della Commedia (Iacopo, Ottimo, Boccaccio, Benvenuto, Vellutello, ecc.) alla rappresentazione del nobile castello, / sette volte cerchiato d'alte mura, nel Limbo (If IV 106 ss.), simboli della Sapienza e delle sette A. liberali.
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