ARTHAŚĀSTRA
È il più antico e celebrato manuale di economia politica dell'India antica (letteralmente "Trattato sull'utile"). Il testo, in sanscrito, è attribuito dalla tradizione indigena a Kauṭilya (''Il Tortuoso''), maestro incontrastato di scienza politica, figura emblematica nei cui insegnamenti s'identifica la legge suprema, la via perfetta per realizzare, attraverso una controllatissima organizzazione tecnica dell'amministrazione pubblica e privata, gli interessi dello stato. La politica è vista quale estrinsecazione dell'attività e della funzione stessa del sovrano, la cui persona è strumento essenziale per realizzare il compromesso fra esigenze materiali (personali e collettive) e principi religiosi, ed è tale da legittimare eticamente, in nome del dovere, intenti e azioni chiaramente finalizzati al successo terreno e al benessere materiale. Il più sconcertante e spregiudicato pragmatismo si giustifica con l'assunzione del principio della relatività e dell'illusorietà fenomenica di persone e cose dinanzi alla sola e unica realtà dell'Assoluto.
La definizione tecnica di arthaśāstra come "scienza dell'utile", della quale il testo (śāstra) di Kauṭilya è la teorizzazione per così dire canonica, riconduce la dottrina ai limiti dell'intera categoria e propugna in effetti un'illimitata liceità dei mezzi, dimostrando come in questo specifico campo il più genuino realismo utilitario sopravanzi e ponga in oblio ogni sentimento religioso e qualsiasi anelito mistico, che viceversa sono assolutamente preponderanti in ogni indirizzo di vita dell'India antica.
L'A. è, soprattutto, esposizione sistematica delle ''logiche di azione'' da seguire nel campo politico e in quello amministrativo, nel cui esercizio si esplica il potere autocratico del sovrano, investito in pace dei problemi amministrativi, esecutivi e giudiziari, e responsabile in guerra della condotta delle operazioni militari. Il completo accentramento di prerogative e responsabilità nella persona del re è caratteristica peculiare della dottrina politica indiana, che incentra tanta parte dei suoi insegnamenti sui problemi connessi con la tutela dell'incolumità fisica del sovrano.
L'indiscussa preminenza dell'A. di Kauṭilya su tutti gli altri manuali del genere ha fatto sì che, salvo le eccezioni rappresentate dal Nītisāra ("Compendio di scienza politica") di Kāmandaki (8° sec. d.C.?) e dal Nītivākyâmṛta ("Quintessenza di enunciati sulla politica") .
di Somadeva Sūri (seconda metà del 10° sec. d.C.), non sia praticamente rimasta alcuna traccia né della precedente né della successi va trattatistica politica. A riprova della grande fortuna che questo testo ha incontrato nel corso dei secoli e delle grandi influenze che esso ha esercitato sulla cultura indiana, sta il gran numero di citazioni kautiliane ricorrenti in opere indiane della più diversa natura, dove appaiono quasi sempre accompagnate, a costante conferma del loro valore inoppugnabile e dogmatico, dalla formula stereotipa iti Kauṭilya ("così è stato sentenziato da Kauṭilya").
La mancanza, a tutt'oggi, di uno studio sistematico che metta a fronte i contenuti, il lessico peculiare, gli asserti paradigmatici e la terminologia tecnica di questo testo con le testimonianze concrete e storicamente attendibili offerte dai testi epigrafici, ne consente unicamente una datazione ipotetica, nonostante la tradizione unitaria e antichissima, ripresa anche da testi greci, lo attribuisca senza esitazione alcuna a Cāṇakya [alias Kauṭilya o Viṣṇugupta], primo ministro e grande ''tessitore'' dell'ascesa al trono del re Candragupta (ΣανδϱόϰοττοϚ), fondatore della dinastia Maurya (4° sec. a.C.). Sull'ipotesi cronologica pesa, oltretutto, l'incertezza se l'A. teorizzi effettivamente i canoni fondamentali dell'arte di governo quali suggeriti a lui stesso da esperienze realmente vissute o se non sia piuttosto la teorizzazione di uno ''stato ideale'' concepito astrattamente, al di fuori di qualsiasi riferimento a una realtà storica effettiva. Così com'è giunta a noi, la redazione finale del testo risale comunque a epoca più recente, con ogni probabilità a un periodo compreso fra il 3° e il 4° sec. d.C.
Il testo, venuto alla luce nel 1909, passa in rassegna tutto lo scibile delle discipline economico-politiche, in un insieme di 15 libri (adhikaraṇa) e 180 sezioni (prakaraṇa) che consentono un preciso e sistematico raggruppamento dei diversi temi trattati. I punti di maggiore rilevanza interessano: la scelta e la nomina dei ministri e dei consiglieri, l'organizzazione di un efficiente servizio diplomatico e di una capillare e fidata rete di spionaggio, la perfetta sistemazione delle strutture economiche pubbliche, la gestione dei monopoli dello stato e delle attività produttive private, il controllo del gettito delle imposte, la retta applicazione delle leggi che regolano il diritto pubblico e il privato, le disposizioni giuridiche che garantiscono il corretto esercizio della mercatura e dell'artigianato e l'esatta applicazione delle previdenze predisposte a favore dei dipendenti, le strutture generali dello stato e le ''sei procedure della politica'': la stabilità del Tesoro; la difesa dello stato e la condotta delle campagne militari; la sicurezza e la stabilità interna del paese; il ricorso a stratagemmi e ad atti proditori per sopraffare avversari più potenti. L'opera si conclude con una rassegna sinottica delle 32 categorie sulla cui base si articola la metodologia tecnica della dottrina kautilyana. L'A., irto di rare difficoltà ermeneutiche, tecniche e linguistiche, ha avuto un limitato numero di traduzioni in lingue moderne: fanno spicco, fra queste, la traduzione inglese di R. P. Kangle (1963) e quella italiana, purtroppo parziale, di M. Vallauri (1914).
Bibl.: M. Vallauri, Il primo Adhikarana dell'"Arthaśāstra di Kauṭilya", in Rivista degli Studi Orientali, 6 (1915), pp. 1317-82; The Kauṭilya Arthaśāstra, a cura di R. P. Klange, parte i, testo, Bombay 19702; parte ii, traduzione, ivi 19722; parte iii, A study, ivi 1965.