Vedi ARTENA dell'anno: 1973 - 1994
ARTENA
ARΤΕΝA (v. S 1970, p. 87). Un'intensa attività di ricerca e scavi si è svolta alla Civita di Artena. Sono stati editi i resoconti degli scavi eseguiti tra il 1964 e il 1967 e, nel 1982, lo studio sulla ricostruzione topografica della forma urbana. Dal 1978 sul luogo sono iniziati ulteriori scavi a opera di una missione belga (R. Lambrechts).
Le prime ricerche, riconoscendo sul luogo un abitato già sviluppato almeno dalla metà del VII sec. a.C., hanno messo in risalto il disegno di un impianto urbano, rifondato tra gli ultimi decenni del IV e la metà del III sec. a.C., caratterizzato da strutture in opera poligonale. L'abitato, posto all'imbocco della valle del Sacco e a controllo della Via Latina, fu verosimilmente strutturato da Roma - così come oggi lo si riconosce - in prospettiva delle guerre sannitiche e dell'espansione in Campania. È stato proposto, pur con ogni cautela, di riconoscervi il sito di Ecetra, una città che svolse un ruolo preminente nelle guerre tra i Romani e i Volsci per tutto il V sec. e ancora nella campagna del 378 a.C.
Le mura, con un percorso di 2.580 m, chiudono un'area di 40,5 ha e l'impianto urbano segue un disegno razionale anche a costo di estreme difficoltà dovute alle asperità del monte, la cui vetta raggiunge i 631 m s.l.m. La pianificazione cittadina sfrutta la stessa accidentalità del rilievo per ottenere effetti di grande spettacolarità, fondandosi sulla disposizione a croce di due maggiori assi viari, il cardine e il decumano secondo la terminologia convenzionale: il primo, cerniera di tutto il sistema, lungo 610 m, monta a rettifilo tutto l'asse montano superando un dislivello di 55 m e culminando nel grande terrazzo del foro, la cui fronte prospetta una lunghezza di 166 m e un'altezza che raggiunge gli 8 m.
Gli scavi della missione belga si sono concentrati soprattutto sul riconoscimento dell'abitato anteriore alla pianificazione romana, che risulta essere stato distrutto e obliterato dalla ricostruzione successiva. Gli edifici scoperti sembrano essere stati in uso nel corso della seconda metà del IV sec. e forse ancora all'inizio del III. Le abitazioni si adattano con piccoli terrazzamenti ai pendii e alle accidentalità delle rocce affioranti, concatenando, su una corte, dai tre ai sei ambienti allineati su uno o due assi ortogonali. Ogni casa, a carattere estensivo, presenta uno o due pozzi di raccolta dell'acqua piovana, e sviluppa, in genere, superfici che variano da 140 a 250 m2. Di tali edifici sono stati individuati gli zoccoli di pietrame cementato con fango, mentre le murature dovevano elevarsi al di sopra con intelaiature lignee riempite di materiale più leggero. Le murature erano intonacate e i tetti, di tegole, decorati, almeno in parte, da terrecotte architettoniche. Costruito in tecnica edilizia simile è stato anche riconosciuto un edificio legato, pare, al culto di divinità sotterranee.
L'area della città antica, a cura dell'Amministrazione Comunale di Artena, della Provincia di Roma e della Regione Lazio, è in fase di esproprio per la creazione di un parco archeologico.
Bibl.: L. Quilici, in NSc, 1974, pp. 56-87; id., La Civita di Artena (Latium Vetus, IV), Roma 1982; id., Le montagne di Artena. Il sistema stradale di età romana attraverso i Lepini, in Autostrade, XXVII, 1985, n. 10, pp. 85-87; AA.VV., Artena 1 e 2 (Institut historique Belge de Rome, Etudes de Philologie, d'Archéologie et d'Histoire anciennes, XXIII e XXVI), Bruxelles 1983 e 1989; R. Lambrechts, Scavi belgi ad Artena, in Archeologia laziale VII, I (QuadAEI, XI), Roma 1985, pp. 119-126; AA.VV., La Civita di Artena. Scavi belgi 1979-1989 (cat.), Roma 1989; L. Quilici, Un parco archeologico per la Civita di Artena, in I siti archeologici, un problema di musealizzazione all'aperto. Atti del primo Seminario di studi. Roma 1988, Roma 1989, pp. 99-105.
(L Quilici)