ARTEMONE o Artemas
Vissuio in Roma dopo il 222 d. C. (poiché Ippolito non lo nomina) e vivo ancora nel 264 (come risulta dal documento in Eusebio, Hist. eccles., VII, 30,2-17), fu l'ultimo rappresentante dell'adozionismo (v.) romano. Le notizie sul suo pensiero e su questa eresia in Roma ci sono fornite da un frammento di un'opera antiereticale, conservato da Eusebio (op. cit., V, 28), che narra tra l'altro la curiosa punizione divina dalla quale il confessore Natale, antipapa della setta, fu indotto ad abbandonare l'eresia, e che, senza valide ragioni, si è voluto attribuire ad Ippolito. Con Artemone, dopo varie peripezie dottrinali, l'adozionismo romano si ricollega nuovamente a speculazioni orientali ricongiungendosi a Paolo di Samosata.
Bibl.: A. Donini, Ippolito di Roma, Roma 1925, pp. 141 n. 1, e 147-151; Manuale introduttivo alla storia del cristianesimo, Foligno 1925, p. 367; Bethune-Baker, An introduction to the early history of Christian doctrine, 3ª ed. Londra 1923, p. 99 seg.