ARTEMISIA di Caria
Figlia di Ecatomno di Milasa, e quindi sorella di Mausolo, Idrieo, Pixodaro, Ada. Sposò il fratello Mausolo, e, morto lui, tenne essa le redini del governo, risiedendo ad Alicarnasso, dove si era trasportato il suo sposo Mausolo, che teneva sotto di sé tutta la satrapia della Caria, e per di più, dopo la guerra sociale degli Ateniesi (circa 357-355 a. C.), aveva ridotto Rodi sotto il suo potere. Alla morte di Mausolo (352), Rodi si sollevò, ma A. domò la ribellione, e poco dopo represse anche quella di Eraclea presso il monte Latmo. Tenne verso la Persia una politica di ossequio, perché comprendeva che solo sulla Persia poteva contare per mantenersi soggetta Rodi ed altre città greche, seguendo così la politica del defunto fratello e sposo, che, prima ribelle (360 a. C.), cercò poi di far dimenticare la sua fellonia, aiutando il re dei Persiani in tutte le occasioni. Eresse in Alicarnasso un monumento magnifico al morto sposo (opera degli architetti Pitea e Satiro), e mausoleo divenne da allora in poi nome comune per tutti i monumenti simili. Morì nel 351, consumata, a quanto si dice, dal dolore.
Fonti: Demostene, XVI, 32,2; Strabone, XIV, 656; Arpocrazione e Suida, alle voci relative e s. v.Θεοδέκτης e 'Ισοκράτης; Luciano, Dialogi mort., 24,2; Vitruvio, II, 12,9; Plinio, Nat. Hist., XXXVI; Cicerone, Tusc., III, 75; Valerio Massimo, IV, 6; Pseudo-Plutarco, Vitae decem orat., p. 838 B; Gellio, Noctes Att., X, 18,3.
Bibl.: A. Schäfer, Demosthenes, 2ª ed., I, Lipsia 1885, pp. 155, 175; J. Beloch, Gr. Geschichte, 2ª ed., III, Berlino 1922-1923, I, p. 403; II, pp. 144-172; U. Kahrstedt, Forschungen zur Gesch. des ausgehenden V und des IV. Jahrh., Berlino 1910, pp. 22, 114 segg.