ARTEMIDORO di Tarso
Padre di Teone d'Alessandria, (il critico dei poeti alessandrini sotto Augusto e Tiberio), visse nell'ultimo secolo a. C.; più giovane d'età che Ammonio, l'allievo e successore d'Aristarco, come ci dicono gli scolî ad Aristofane (Vespe, 1239). Fu chiamato o si chiamò da sé Αριστοϕάνειος secondo Ateneo: titolo che comparisce anche alterato in Υευδαριστοϕάνειος per essere forse Artemidoro solo indirettamente allievo d'Aristofane di Bisanzio (Wentzel, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II, col. 1331 seg.). Del caposcuola, a ogni modo, rivissero in lui gli spiriti; l'interesse per la poesia più recente, per la critica del testo, per la lessicografia e la dialettologia venne ad A. da codesta tradizione. Aristofane, nei suoi amori di studioso, aveva per primo varcato il limite dei poeti antichi; anche su Menandro, poeta a lui vicino, si era fermato con cura speciale. Ora il pubblico amava di preferenza i poeti nuovi, e ai gusti del tempo veniva incontro A. con la sua raccolta dei Bucolici, che di lì a poco doveva imporsi anche di là dai confini ellenici. Di essa fa fede un epigramma tramandatoci dai manoscritti teocritei e dall'Antologia palatina (IX, 205). Un luogo dell'Etymologicum Magnum (142-43) ci mostra A. interprete degli Αἴτια di Callimaco. E Ateneo, probabilmente attraverso Panfilo (IX, 387 e), cita un lessico sull'arte culinaria, le 'Οψαρτυτικαί γλῶσσαι: un'illustrazione, certo, del gergo di parassiti e di gente da cucina della commedia media e nuova, con che egli si poneva sopra una delle grandi vie aperte da Aristofane. Le Λέξεις (Λέξεων συναγωγή) addotte dal grammatico Erotiano (93,4, ed. Klein) e dagli scolî alle Vespe paiono opera diversa, quantunque anche qui i frammenti si riferiscano ai commediografi. Questioni dialettali riguardava lo scritto Περὶ Δώριδος (Aten., IV, 182 d).
Bibl.: Sull'ediz. di Teocrito, Bione e Mosco, G. Vahlen, De A. collectione idylliorum buc., Berlino 1876; E. Bethe, De Theocriti editionib. antiquiss. commentatio, Rostock 1896; U. von Wilamowitz, in Philol. Untersuch., XVIII (1906), p. 106 segg.; H. E. Ahrens, Bucolici gr., II, pp. xxv e 2, 16. Sul lessicografo, J. Schoenemann, De lexicogr. antiquis, Bonn 1886, p. 48.