Vedi SCITICA, Arte dell'anno: 1966 - 1997
SCITICA, Arte
Fra i monumenti dell'antica civiltà, sul territorio dell'URSS, richiamano particolare attenzione le opere dell'arte detta scitica.. Esse, non di rado, sono fatte d'oro o d'elettro (oro pallido) e per questo hanno sempre risvegliato la cupidigia dei cercatori di tesori. Oltre a ciò, distinguendosi per gli alti pregi artistici, tali opere furono ben presto collezionate da amatori e da musei. A partire dalla metà del XIX sec. si effettuarono anche scavi, con criterî scientifici, di tombe contenenti oggetti scitici, che di solito si trovano sotto tumuli di terra o di pietra. Oggi le raccolte più numerose e ricche di opere scitiche, fra le quali anche vere e proprie opere d'arte, si trovano a Leningrado all'Ermitage, e nel Museo Storico di Kiev, ma ne esistono anche in altri musei dell'Unione Sovietica, dell'Europa occidentale dell'Iran e degli Stati Uniti d'America.
Di solito, come scitiche o scitico-siberiane, si indicano non solo le opere d'arte propriamente degli Sciti che nel periodo compreso fra il VII e il III sec. a. C. occupavano la regione, relativamente limitata, fra il Danubio e il Don, ma anche gli oggetti artistici, di questa e dell'epoca più tarda fino all'inizio dell'èra moderna, di tutta la popolazione nomade o seminomade delle steppe euroasiatiche dall'Europa centrale fino alla Cina settentrionale. Su questa enorme estensione, nel I millennio a. C., vissero tribù che appartenevano a razze diverse e che parlavano differenti lingue, ma che si reggevano all'incirca con un identico tipo di economia, con un ordinamento sociale simile e con concezioni ideologiche molto vicine fra loro. Fra queste occuparono una posizione preminente le tribù dell'Iran settentrionale, consanguinee della popolazione della Media e della Persia, con la quale si asserragliarono nell'Asia centrale e nella Transcaucasia orientale.
Particolarità caratteristica dell'arte di queste tribù fu la prevalenza, fra i soggetti della rappresentazione, di differenti animali o di loro parti, per cui essa si classifica nel cosiddetto "stile animalistico" diffuso fra molti popoli ai primordî (periodo arcaico) del loro sviluppo (v. animalistico, stile). Con tutto ciò lo stile animalistico degli Sciti presenta una sua particolarità che gli assicura una posizione autonoma. Lo stile dell'arte S. ha un legame organico con gli oggetti di uso pratico: nelle armi, nei finimenti del cavallo, nel vestiario e, in tal senso, è arte applicata o decorativa, si distingue per una viva osservazione realistica e insieme a questa per uno straordinario adattamento alle forme, concluse e prestabilite, di questi oggetti, per una ammirevole inventiva nell'impiego dello spazio, per la compattezza e per la precisa essenzialità dei contorni. È sorprendente per l'abilità a rendere le caratteristiche di un animale, in ultima analisi con forme convenzionali. La costruzione chiusa nella figura, unita alla vitalità e al dinamismo dell'indagine, porta alla generalizzazione e deformazione adatte alla sua destinazione ornamentale. Altra caratteristica dello stile scitico è la scomposizione della rappresentazione figurativa in grandi superfici, o sfaccettature, nettamente disegnate. Tutta la rappresentazione risulta da alcuni piani lisci, che tuttavia sono separati bruscamente l'uno dall'altro. Questa è la caratteristica essenziale dello stile scitico primordiale, che consisteva nella trasformazione di superfici cilindriche, o convesse, in piani inclinati, intersecantisi ad angolo a mo' di spigolo. Questo procedimento di stilizzazione degli Sciti è riportato con piena legittimità alla tecnica dell'intaglio su legno.
La giusta comprensione dell'originalità e dell'alto valore estetico dell'arte S. arrivò abbastanza tardi, non prima del XX secolo. Fino allora era stata considerata come un ramo barbarico dell'arte del mondo antico, come una misera imitazione di modelli stranieri. Gli studiosi russi M. I. Rostovcev (v.) e G. E. Borovka, per primi, indicarono la profonda differenza dello stile scitico dall'arte dell'Oriente e della Grecia, la sua originalità e la sua perfezione stilistica. Il loro contributo allo studio dell'arte S. conserva, fino ad oggi, un'importanza fondamentale. Per una giusta comprensione delle principali vie di sviluppo dell'arte S. hanno grande valore le opere sulla cronologia delle sepolture degli Sciti e degli oggetti in queste ritrovati: lavori di autori quali A. A. Spitsyn, E. Münz, M. Ebert, K. Schefold, B. N. Grakov, A. P. Mantsevič; B. Z. Rabinovič, E. F. Pokrovskaia e altri. Sulla diffusione di questa arte nella regione orientale portarono nuova luce le ricerche del danese I. G. Anderson e del francese A. Salmony e ora, in particolare, di S. I. Rudenko, che ha scoperto notevoli esemplari dell'arte di stile animalistico nei tumuli di ghiaccio dell'Altai (v. altai; pazyryk). Una stretta parentela con quella scitica si ritrova nell'arte dei Traci, nota per le scoperte avvenute in Bulgaria, Romania, Ungheria e anche nella Germania orientale (Vettersfeld).
Nonostante una opinione diffusa, l'arte S. non ha precursori nelle civiltà locali: la maggior parte dei soggetti e delle forme di quest'arte non è di origine locale. Nei più antichi complessi della civiltà scitica, che risalgono al primo trentennio del VI sec. a. C., quali i tumuli di Kelermes nel Kuban e il tesoro di Melgunov sul litorale del Dniepr, predominano forme dell'Asia Anteriore. Così, per esempio, nella tazza d'oro proveniente da Kelermes gli animali sono raffigurati in stile assiro, noto per i rilievi del palazzo di Ninive. Nel rivestimento d'oro delle spade provenienti da Kelermes ed anche dal tesoro di Melgunov le scene cultuali con l'albero della vita non solo ripetono un soggetto dell'antica Mesopotamia, ma anche stilisticamente non differiscono dalle analoghe rappresentazioni assire e urartee (v. urartu). Lo stesso si può dire anche circa le rappresentazioni di esseri fantastici sul rivestimento dei foderi di queste spade, benché non abbiano una precisa analogia, ma in quanto per il loro carattere e stile si richiamano alle opere originarie dell'Asia Anteriore. Perfino nel rivestimento d'oro della scure di Kelermes occupano una posizione prevalente forme stilistiche chiaramente antico-orientali. Insieme a ciò, in alcune figure di animali sul rivestimento del manico della scure e, in particolare, sulla faccia dei foderi delle spade di Kelermes e di Melgunov appaiono tratti stilistici che non sono affatto proprî all'arte dell'Asia Anteriore. Questi tratti ricevettero una ancor più chiara espressione in lavori ammirevoli come la placca d'oro lavorata a forma di pantera gradiente, destinata ad ornare lo scudo (da Kelermes: v. leningrado, vol. iv, p. 640) e il cervo d'oro giacente, anch'esso ornamento dello scudo della stanitsa (villaggio cosacco) di Kostromskaja. Tali immagini rappresentano, in sostanza, gli esempî più caratteristici dell'arte propriamente S. creatasi attraverso la elaborazione stilistica di modelli dell'antico Oriente.
Queste opere si distinguono per la vivacità delle figure, per la forza espressiva dei contorni e per il generalizzato modellato a larghi piani con superfici nette come se fossero intagliate. Nel cervo, nel tratteggiamento delle corna a S, si conservano tuttavia, con visibili svolazzi, le linee del caratteristico "albero della vita" mesopotamico; il che testimonia che anche questa specifica figura scitica, a quanto pare, risente della sua origine orientale. In quanto alla pantera, la quale rappresenta chiaramente un motivo non locale, poiché nell'Europa orientale questo felino non è conosciuto, pur con una stretta somiglianza stilistica con la renna di Kostromskaja, essa si differenzia per le immagini supplementari della stessa belva che si acciambella ad anello, poste sulle zampe e sulla coda della figura principale. Le immagini supplementari di tal genere, inserite in questa o in altra parte dell'animale, sono particolari caratteristiche dell'arte scitica. È degno di nota che queste non annullano il realismo dell'immagine, non la trasformano in un essere fantastico, ma soltanto completano la figura principale come se per via del confronto potenziassero, e chiarissero, queste o quelle sue parti. Così, per esempio, le testoline di uccelli sulle estremità delle corna dimostrano che esse sono acute come becchi; la figurina della lepre inserita nella coscia dell'animale sottolinea la sua velocità, ecc.
L'origine, collocabile nell'Asia Anteriore, dell'arte S. è documentata dalla scoperta relativamente recente, di un "tesoro", presso al villaggio di Ziwiyé nel Kurdistan iranico. In questo complesso, apparentemente funebre, della fine del VII sec. a. C., insieme ad oggetti di stile assiro e manneo (v. hasanlu), vi sono lavori strettamente imparentati con quelli degli Sciti, sia per i soggetti sia per lo stile delle immagini. Essi testimoniano che l'arte scitica cominciò a formarsi alla periferia del regno assiro fra le tribù dell'Iran, tra le quali, a quel tempo, si trovavano anche gli Sciti che avevano invaso la Transcaucasia e si erano installati al N del lago di Urmia. Questo è stato il contributo iranico all'arte nata sulla base del retaggio artistico dell'antica Mesopotamia.
Dall'Iran settentrionale quest'arte, sovraccaricata ancora di elementi assiro-babilonesi e urartei, si diffuse e nel litorale del Mar Nero settentrionale e nell'Asia centrale e in Siberia, prima di tutto fra la popolazione consanguinea di lingua iranica. Soltanto con la comunanza di origine si può spiegare la stupefacente somiglianza dell'arte del periodo scitico sul litorale del Mar Nero settentrionale e in Siberia fino all'Altai e alla valle del Minussinsk inclusa (v. siberia).
Nei più antichi complessi della civiltà scitica sul litorale settentrionale del Mar Nero, insieme a motivi e a forme originarie dell'Asia Anteriore, si trovano oggetti con elementi greco-ionici che non sono potuti capitare quaggiù attraverso la Transcaucasia, ma sono il risultato del diretto contatto dei Greci con gli Sciti, proprio sul litorale settentrionale del Mar Nero.
Uno fra i più notevoli oggetti di questo tipo è lo specchio d'argento di Kelermes, con la parte posteriore ornata da incisioni eseguite successivamente sulla foglia d'oro che la ricopre. Questo specchio di tipica forma scitica - con un orlo ai bordi e il manico a guisa di piccola placca su due colonnine nella parte posteriore - nei soggetti e nello stile delle immagini riproduce modelli greco-ionici, ma con alcuni apporti locali di carattere scitico, il che indica che esso, come anche gli oggetti in cui elementi dell'Asia Anteriore si uniscono a elementi scitici, sono stati fabbricati nell'ambiente scitico locale. Dalla seconda metà del VI sec. a. C., quando sulle rive settentrionali del Mar Nero sorgono colonie greche, l'influenza greca sull'arte S. diviene sempre più sensibile.
Nello stesso tempo che sul litorale del Mar Nero, l'arte s. appare in Siberia già con le sue proprie caratteristiche. Qui, come suoi primi esempî, possono servire: la placca d'oro a forma di pantera acciambellata della collezione siberiana dell'Ermitage, immagini dello stesso tipo provenienti dai tumuli sepolcrali di Majemir nell'Altai e dal tumulo presso il villaggio di Čilikta nel Kazachstan orientale dove, insieme a piccole placche rappresentanti una pantera arrotolata, vi erano anche altre placchette d'oro con l'immagine di un cervo giacente, simile a quelle note dal litorale del Mar Nero. Quelle ritrovate nei tumuli dell'Altai (dove, a causa del formarsi del gelo perpetuo nelle tombe, si sono ben conservati gli oggetti di materiale organico: legno, pelle, feltro ecc.) testimoniano che non solamente i metalli servivano da materiale per l'arte s.; mentre solo oggetti in metallo sono pervenuti fino a noi da altre località dove non ci fu gelo perpetuo. Prima di tutto fu largamente usato il legno. Le decorazioni intagliate sul legno venivano ricoperte da sottili lamine d'oro. Proprio nel legno si elaborarono anche le caratteristiche dello stile scitico con le sue forme risolte in larghe superfici piane, ripetute poi anche nel metallo. Sull'Altai, dove abitò una delle tribù iraniche nota sotto il nome cinese di Yue-che, l'arte scitico-siberiana fu ben rappresentata dalla seconda metà del VI sec. fino al IV-III sec. a. C., nei tumuli di Katanda, Pazyryk, Bašadar, Tuektin ed altri. Qui i motivi provenienti dall'Asia Anteriore furono presto rielaborati - secondo lo spirito locale e in particolare le immagini degli animali dell'Asia Anteriore furono sostituite con quelle locali, e lo stile si assoggettò completamente al materiale; nell'intaglio del legno e nelle applicazioni di pelle e di feltro si svilupparono forme in cui la funzione decorativa trasfigurava le immagini realistiche in schemi ornamentali.
Per questa stessa via si sviluppò l'arte nel litorale del Mar Nero, con la sola differenza che qui, accanto all'influenza dell'Iran degli Achemènidi, svolse una funzione particolarmente importante l'arte greca, che si assunse il compito di servire l'aristocrazia indigena per gli oggetti di lusso e di culto. Le opere più significative dell'arte S. del V sec. a. C. provengono dai tumuli della Crimea (Ak-Mečet), nelle penisole di Kerč e di Taman e del basso litorale del Kuban (colline di Ninfea e di Semibrat), dove si trovano insieme ad oggetti di importazione greca e iraniana degli Achemènidi. In alcune di queste opere come, per esempio, nei rivestimenti aurei dei recipienti di legno provenienti dai tumuli di Semibrat, appaiono in modo netto i segni dello stile ornamentale a secco iraniano degli Achemènidi; meno manifesti, invece, negli oggetti artistici in oro, in bronzo e in osso diffusi nel cuore della Scizia, dove l'influenza iraniana o non era arrivata o era debolmente penetrata, e dove si conservano il rilievo ed il gusto del chiaroscuro, tipici delle raffigurazioni scitiche come, per esempio, negli oggetti rinvenuti nei tumuli di Ǧurov, nel medio bacino del Dniepr.
Fra le opere d'arte S. del litorale del Mar Nero, si avvertono almeno tre tendenze stilistiche. Una propriamente greca, i cui prodotti solo esteriormente sono connessi al mondo indigeno; essa rimane sempre alla superficie di questo mondo ed il suo sviluppo segue la via dell'arte greca. Oltre a tipici oggetti greci (ceramiche, recipienti metallici, ornamenti, ecc.) che penetrarono largamente nella vita dell'aristocrazia indigena, nelle colonie greche si preparavano per essa oggetti di forma locale, ma decorati con motivi greci; oppure con immagini di soggetti scitici, ma in stile greco. I classici tumuli scitici del IV sec. a Solocha, a Čertomlyk, a Kul-Oba ecc., hanno dato in abbondanza oggetti di questo genere, e in una serie di casi di qualità artistica molto alta come, per esempio, il pettine d'oro di Solocha (v. olbia, vol. v, figg. 786-88); il famoso vaso di Čertomlyk, coppa d'oro con scene di vita degli Sciti, proveniente da Kul-Oba (v. leningrado, vol. iv, p. 643; p. 545-546), e numerosi altri. La seconda tendenza, che si basa sul gusto artistico scitico e che nel periodo arcaico fu strettamente legata con l'Assiria e con l'Urartu, rispecchiò in seguito l'arte iranica degli Achemènidi. Molto simile allo stile scitico vero e proprio, portò in questo tratti di schematismo ornamentale, ma nel IV sec. a. C. fu soppiantata dalla influenza greca.
Infine, la terza tendenza rappresenta l'arte s. vera e propria, che presto assunse proprie peculiarità stilistiche, ma che fu strettamente legata alla seconda tendenza, quella "orientale", e che assorbì nella composizione dei suoi soggetti e delle sue forme non pochi elementi greci.
La figura realistica di un animale, soggetto principale dell'arte S. dal momento della nascita di quest'arte, viene rielaborata decorativamente e in relazione a ciò, dapprima alcune sue parti separate, e in seguito anche tutta l'immagine, ricevono un adattamento ornamentale e si trasformano in uno schema lineare e di superfici in cui i motivi ornamentali predominano su quelli figurativi. Alla fine nell'arte s. appaiono motivi nei quali è difficile, e spesso anche impossibile, distinguere la reale base teratologica. Tali sono, per esempio, le figure sulle appliques e sulle placche delle briglie dei tumuli di Semibrat e di Elizavetinskaja del IV sec. con motivi di corna oppure le figure alla base delle quali è l'immagine stilizzata di zampe di animale, come pure forme ornamentali ispirate a teste o a figure di uccelli, ecc.
Lo sviluppo dell'arte s. si divide nettamente in due periodi. Il primo di questi è caratterizzato dall'unione di un espressivo realismo e di una pittoricità globale con una decoratività ornamentale. Il secondo, che si riporta al IV-III sec. a. C., si distingue per la schematizzazione grafica delle figure, per la loro trasformazione in decorazione linearistica. In conformità a ciò l'immagine si appiattisce, i dettagli vengono disegnati con ritagli lineari. Fra questi due periodi fondamentali se ne potrebbe ancora distinguere uno intermedio, relativamente molto breve, che cade nella seconda metà del V sec. quando i tratti caratteristici del primo e del secondo periodo si uniscono fra loro e quando motivi greci entrano largamente nell'arte scitica. Appunto in questo periodo, nonostante il mantenimento di un notevole grado della passata vivacità e della forza di espressione delle immagini di animali, si sviluppano varî elementi non realistici e le trasformazioni zoomorfe di parti isolate dell'animale, rare prima d'ora, diventano un fatto ordinario.
Per di più queste parti vengono isolate in motivi indipendenti. Insieme a immagini isolate di teste e zoccoli, ben note anche nella fase precedente, si diffondono largamente decorazioni a forma di altre parti dell'animale: piedi, zampe, corna, artigli, orecchie, ecc. Questa innaturale scomposizione della figura favorisce il rafforzamento della tendenza ornamentale dell'arte s. e un'ulteriore stilizzazione delle figure intere. Si può osservare che quanto meno nell'arte s. si è conservato il tratto realistico, tanto più varî sono diventati i suoi soggetti, con tanta maggior libertà si sono uniti e incrociati fra di loro, e in tanta maggior quantità sono stati assorbiti in essa elementi greci e persiani più o meno rielaborati. Non è superfluo anche rilevare che la tarda arte degli Sciti era ornamentale, ma non astratta. Come in ogni altra arte popolare anche in essa l'ornamento ha sempre una determinata carica di pensiero e, a quanto sembra, nei motivi lineari puramente ornamentali, non figurativi, può sempre essere stabilita, attraverso confronti, la loro base figurativa e pienamente realistica.
Preso dall'Oriente il repertorio fondamentale delle sue immagini, l'arte s. non lo cambiò fin quasi alla fine della propria esistenza. Al cervo, nel V sec., si aggiunse l'alce, motivo di pura provenienza locale; la pantera ed il leone assunsero fattezze locali confondendosi, in certi casi, col lupo, ed in altri con l'orso; abbastanza presto, prima della fine del V sec. a. C., sparirono la pantera e il caprone, non proprî alla fauna locale. Ma la composizione si completò notevolmente con nuove figure in maggior parte prese in prestito dal repertorio mitologico greco. In aggiunta al grifone, pervenuto dall'Oriente, compaiono nell'arte s. le varianti greche di questo mitico essere, e anche sfingi e altre figure di questo tipo; nascono anche immagini fantastiche autoctone, una specie di rapace con corna di cervo. Sempre più largamente si introducono i motivi vegetali greci; come palmette, rosette e il tralcio di vite attorcigliato. Si sarebbe potuto pensare che l'arte s. perisse, soffocata dall'influsso greco, se non avesse portato in se stessa la propria distruzione, se con la vittoria del principio decorativo ornamentale non si fosse fatto posto ai corrispondenti elementi di provenienza greca. Ma anche questi ultimi entrarono nell'arte s. dopo una rielaborazione stilistica locale giacché, pur perdendo il suo carattere figurativo, quest'arte restò originale.
Nella stessa direzione che sul litorale settentrionale del Mar Nero si ebbe lo sviluppo dello stile animalistico nelle steppe della Siberia, con questa sola differenza, che là, a causa di più stretti, tradizionali legami non con la Grecia ma con l'Iran, più forte si fece sentire l'influenza ai quest'ultimo e inoltre che, per le condizioni locali, il processo ebbe luogo a tempi rallentati; per cui le forme originali del periodo di transizione ricevettero una più chiara espressione. In Siberia le specie animali forestiere presto furono sostituite da quelle locali: la tigre e l'ibex presero il posto della pantera e del leone, in modo più netto comparve l'immagine del lupo, il capro assunse la forma dell'agnello di montagna. Grande sviluppo presero in particolare le scene di battaglia fra belve. Divenute presto note attraverso soggetti orientali, tali scene non ebbero, nell'arte s. del litorale del Mar Nero, larga diffusione; si trovano di preferenza nelle opere eseguite per gli indigeni da maestri greci o iranici nello stile a loro proprio. In Siberia, in particolare nell'Altai, le scene di lotta fra belve, ebbero, al contrario, grande popolarità e furono elaborate nello stile del posto con personaggi reali o fantastici di carattere locale. In queste scene trovò larga applicazione il motivo della parte posteriore del torso dell'animale rivoltata, motivo noto anche nel litorale settentrionale del Mar Nero e qui utilizzato allo scopo di inscrivere la figura nella forma delimitata dell'oggetto, e in Siberia fu usato, oltre a questo, soprattutto per dare alle immagini degli animali, nella lotta fra di loro, una particolare espressione di forza (v. altai).
L'intarsio di una parte delle immagini con interpolazioni colorate (smalto), secondo il gusto dell'Oriente, noto anche per una serie di monumenti dell'arte s. non mise radici sul litorale del Mar Nero. In Siberia, al contrario, prese soprattutto grande sviluppo, nel metallo come nell'intarsio in pelle e in feltro, e acquisì valore ornamentale indipendente. L'ornamentalismo, in Siberia, andò d'accordo più a lungo con la riproduzione di tratti realistici dell'animale. Al tempo in cui sul litorale settentrionale del Mar Nero l'arte s. degenerò definitivamente, oppressa dai motivi geometrici e dalle forme di provenienza greca, in Siberia fioriva ancora un originale stile animalistico che conservava l'immagine realistica e ricchezza di contenuto emotivo. Lo stile animalistico scitico-siberiano presto penetrò nella steppa di Minussinsk da dove proviene una grande quantità dei prodotti di questo stile, eseguiti in bronzo. Questo stile giunse fino in Mongolia e nella Cina settentrionale, dove fu assimilato dai Hsiung-nu, che vi apportarono modifiche insignificanti. Le risonanze dello stile animalistico siberiano apparvero, oltre che presso Sarmati, anche sul litorale settentrionale del Mar Nero. Tuttavia la seconda giovinezza dell'arte del litorale del Mar Nero non fu di lunga durata. Già all'inizio dell'èra moderna domina di nuovo lo schematismo ornamentale. Gli intarsi a colori di elementi figurativi ausiliarî si trasformano in motivi decorativi indipendenti. Le forme si geometrizzano e sottomettono a sé il contenuto figurativo dell'arte e perfino lo eliminano completamente. I più chiari esempî dello stile policromo ornamentale, che non ha ancora definitivamente assorbito le immagini animali, si hanno sul litorale settentrionale del Mar Nero nel cosiddetto tesoro di Novočerkassk (tumulo di Chochlač che risale circa all'inizio della nostra èra.
Esaminando il complesso delle immagini dell'arte s. e l'origine dei suoi motivi occorre rilevare come l'immagine del cervo sia la più caratteristica e permanente. Tanta attenzione verso la figura di questo animale non si può spiegare con le condizioni dell'economia sulla cui base si sviluppò la civiltà degli Sciti. L'importanza del cervo, in questo periodo, non poteva essere grande, né come selvaggina, né come animale domestico. Quindi il suo posto nell'ideologia del periodo scitico è indispensabile dedurlo dalle rappresentazioni che erano nate in più remoti stadî di sviluppo sociale-economico, quando il cervo poteva essere non solo la più importante selvaggina, ma anche il più diffuso "totem" delle popolazioni di cacciatori dei boschi e delle steppe euro-asiatiche. Ricordiamoci che la denominazione persiana degli Sciti, saka, significa cervo e che già tale parola si incontra nei nomi proprî e di tribù degli Sciti. Sono note le tracce del culto e della venerazione per il cervo nei monumenti del periodo scitico e pre-scitico, innanzi tutto sotto forma di corna di cervo fissate sulle tombe. D'altra parte non ci sono motivi per attribuire lo stesso significato di "totem" anche agli altri animali che sono i principali soggetti dell'arte s., tanto più che la maggioranza di loro non è di origine locale. Prima di tutto essi giunsero in quest'arte già con quel contenuto che ebbero in Oriente, e simboleggiarono queste o quelle forze e fenomeni cosmici, essendo, contemporaneamente, talismani magici apotropaici.
È assai notevole anche la circostanza che nell'ambiente scitico-siberiano le immagini zoomorfe, accanto alla loro funzione cultuale e magica, ebbero pure una importanza considerevole, per la maggior parte persino dominante, come elementi ornamentali. Per gli indubbî legami delle immagini zoomorfe con gli strati più alti della società barbarica, per quanto larghi tali strati fossero, si può pensare perfino che, se non l'origine, la larga diffusione e la lavorazione artistica di immagini di questo genere si leghi al processo di differenziazione patrimoniale e sociale e alla comparsa della necessità di ornamenti e di oggetti di lusso che sottolineassero la superiorità sociale dei loro possessori. Insieme a ciò sarebbe erroneo credere che, sorgendo da una necessità degli strati più alti, l'arte s. restasse negli angusti confini di questi strati. Al contrario, essa presto diventò patrimonio popolare poiché in questa società ancora non esistevano barriere che la dividevano in classi. Tuttavia occorre tener presente che come nell'epoca pre-scitica così anche nell'epoca degli Sciti, negli oggetti per uso di massa, l'arte occupò un posto molto modesto e s'accontentò di ripetere motivi sterotipati di decorazione a carattere geometrico. Il motivo ornamentale della ceramica scitica, per esempio, si distingue poco da quello del periodo antecedente e, salvo rare eccezioni, non ha niente in comune con lo stile animalistico della decorazione più preziosa. Qualitativamente - e per il contenuto e per la forma - l'arte s. si distingue nettamente dalla decorazione degli oggetti di diffusione di massa e non può essere esaminata soltanto dal punto di vista dell'antica tradizione racchiusa in essa. Quest'arte, come anche tutta la civiltà scitica, è indissolubilmente legata con l'origine di nuovi ordini sociali ed è l'espressione di una nuova ideologia, che la civiltà degli Sciti espresse valendosi anche di modelli d'imprestito. B. V. Farmakovskij, con la sua teoria dell'origine ionica dello stile animalistico degli Sciti, e M. I. Rostovcev con l'Iran come fonte delle forme e motivi di questo stile, avevano entrambi ragione in una certa misura. L'una e l'altra di queste province dell'arte del mondo antico strettamente legate fra loro esercitarono, fin dall'inizio dell'arte s., la loro influenza su di essa in modo assai ben determinato; il che, nondimeno, non esclude il riconoscimento dell'originalità creativa di quest'arte. La società degli Sciti fu legata all'Oriente e alla Grecia e volentieri prese in prestito quelle figurazioni e forme, già pronte, che corrispondevano al livello del suo sviluppo ideologico e che da tempo erano già state elaborate nei paesi d'antica civiltà. Le componenti orientali e greche dell'arte s., penetrate in essa fino dalle sue origini e continuamente affluite in questa a seconda dell'ulteriore sviluppo della civiltà scitica, lasciarono nell'arte degli Sciti una impronta che la distingue nettamente dallo spirito creativo del periodo precedente e da quelle forme di attività artistica che, per tradizione, avevano continuato a vivere fra la comune popolazione scitica e di altre regioni.
In rapporto con la funzione decorativa dell'arte s. diventò possibile solo l'inclusione, nel complesso delle sue opere, di motivi e forme di provenienza straniera che corrispondevano in modo anche approssimativo alle idee che vivevano in quel dato ambiente e, in generale, ci fu un atteggiamento più o meno indifferente verso il contenuto religioso e di culto delle figure, un oblio del loro significato e confusione fra loro. L'arte diventa puramente decorativa, cioè tale che la forma si astrae a poco a poco dal contenuto e, trasformata in ornamento, soltanto per tradizione, per vago ricordo, conserva ancora per qualche tempo un confuso significàto di culto.
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