NORDICO-GERMANICA, Arte
Il problema della delimitazione geografica e cronologica dell'antica arte g. è connesso strettamente al problema dell'origine ed alla prima espansione di questo gruppo di popoli. Le sue origini risalgono a un periodo di cui non esistono documentazioni storiche.
1. Lo sfondo storico. - Il mondo antico del Mediterraneo conobbe i Germani come gruppo etnico a sé stante, appena per opera di Posidonio. Come grandi popoli situati a N del mondo mediterraneo, erano noti fino a quel momento soltanto gli Sciti a oriente ed i Celti a occidente. La prima descrizione esatta delle caratteristiche etniche dei Germani, si deve a Cesare, il quale durante le sue spedizioni galliche ebbe più volte a combattere con loro. Egli considerava il Reno come confine tra i Celti e i Romani, per quanto dovesse constatare personalrnente, sul Reno superiore, che singole stirpi germaniche erano passate al di là del fiume, già prima della sua comparsa in Gallia e riferisca anche a proposito della regione nordica che, già prima di lui, singole stirpi germaniche erano penetrate nel territorio situato a occidente del Reno inferiore. Egli stesso delimitò e rese sicuro il confine renano, sia politicamente che militarmente, per quanto già per i suoi tempi esso non possa essere più considerato un confine politico ben definito tra Celti e Germani. L'avanzamento del confine dell'Impero romano lungo il Danubio superiore ed il medio Danubio durante il periodo augusteo, mise anche qui lo Stato romano a diretto contatto con stirpi germaniche. Mentre dunque nel I sec. a. C. il confine con i Germani era costituito a O dal Reno e a S dal Danubio, la Vistola ne costituiva quello orientale, Questo fiume separava i Germani dalle stirpi slave e baltiche, mentre singole tribù celtiche erano ancora insediate a S-O alle falde dei Carpazi.
Questa disposizione dei confini è importante per la formulazione di un giudizio sull'arte g., giacché alle stirpi germaniche giunsero numerosi stimoli artistici da popoli limitrofi come per esempio Celti e Romani.
Fin dai primi tempi dell'èra cristiana dunque, si potrà considerare l'Europa centrale e le zone meridionali della Scandinavia come sedi delle stirpi germaniche e considerare germanica la produzione artistica di questo vasto àmbito territoriale. Da questa epoca in poi i destini delle stirpi germaniche si possono seguire per grandi linee fino alla tarda antichità in base a fonti storiche.
Dal II sec. d. C. in poi, in seguito all'avanzata dei Goti nell'Europa sud-orientale e nella regione pontica, essi entrarono in stretti rapporti con stirpi di cavalieri nomadi, i Sarmati e più tardi gli Unni. Numerosi impulsi confluirono verso il N provenienti dalla cerchia di questi popoli delle steppe, come anche il contatto con la civiltà greco-ellenistica, sulla costa settentrionale del Mar Nero, non mancò di esercitare la sua influenza sulle stirpi provenienti dal N.
Nel III sec. d. C. si stabilirono stretti rapporti con l'occidente in seguito alla distruzione del limes (v.) romano e per le ripetute invasioni della Gallia da parte di schiere germaniche. Con lo stabilirsi nelle parti settentrionali della Gallia di gruppi di popolazioni preminentemente germaniche in qualità di foederati e laeti, i Germani entrarono a far parte dell'Impero romano ed acquisirono cognizioni più esatte sull'organizzazione politica e sull'artigianato romano, cosicché dal IV e V sec. in poi, proprio dalla cerchia di questi gruppi, numerosi impulsi giunsero alla "Germania libera" (J. Werner). Ma se dall'avvento dell'èra cristiana in poi è possibile delimitare con relativa chiarezza i confini dei Germani ed in certo qual modo attribuire loro una determinata produzione artistica, non è possibile risolvere così inequivocabilmente la questione della loro origine e delle loro sedi più antiche. Mancano fonti storiche per l'Europa settentrionale durante questo primo periodo, le testimonianze archeologiche vanno prese in considerazione solo limitatamente e come punto di partenza non ci rimangono che le testimonianze linguistiche.
Il distacco della lingua germanica da quella indoeuropea si effettua mediante una serie di modifiche linguistiche note con la designazione di Lautverschiebung (rotazione consonantica) della lingua germanica. Si assume per ipotesi di poter tener conto di una separazione linguistica fin dall'VIII sec. a. C., cosicché sin dalla fine del Bronzo e dall'inizio dell'Età del Ferro, nell'Europa centrale si può parlare, rispetto al linguaggio, di un gruppo germanico a sé stante.
Sembra che in questo primo periodo il territorio dove i Germani erano stabiliti fosse meno esteso che non nell'epoca di Tacito e fosse limitato alla Germania settentrionale, alla Danimarca ed alla Scandinavia meridionale. Alla fine dell'Età del Bronzo ed all'inizio di quella del Ferro, si potrà designare come germanica, soltanto la produzione artistica di questo territorio più piccolo. Appena nei secoli tra il 500 a. C. e l'avvento dell'èra cristiana, essi si sono insediati nella parte meridionale dell'Europa centrale e si sono sovrapposti ed hanno assoggettato gruppi di popoli non germanici che vi dimoravano prima, innanzi tutto quelli di lingua celtica ed illirico-veneta.
Anche questa situazione ha una grande importanza ai fini di poter dare un giudizio sull'arte g. per il fatto che da questo processo di fusione, già nell'epoca preistorica, giunsero ai Germani impulsi di ogni genere.
Per l'analisi e l'interpretazione dell' arte g. gli impulsi provenienti dalla cerchia delle stirpi dell'Europa centrale alle quali s'erano sovrapposti, e gli impulsi giunti dai popoli vicini più civili, non sono le uniche influenze da prendere in considerazione. Già dal Neolitico e specie dall'Età del Bronzo in poi si erano in parte stabiliti, mediante il commercio con l'estero, intensi rapporti con le lontane regioni del Mediterraneo. Il N offriva anzitutto due prodotti che già nei tempi antichi rendevano vantaggioso un esteso commercio con l'estero: l'ambra e le pellicce. Il fatto che l'ambra nordica compaia negli scavi di Micene sta a dimostrare che già nella prima Età del Bronzo esistevano tali rapporti con l'estero e spiega l'influsso artistico esercitato dal mondo egeo sull'Europa centrale. L'importazione in Italia di pellicce nordiche provenienti dalla regione abitata da stirpi svedesi, documentata per la prima volta da Procopio per la metà del VI sec. d. C., ha inizio probabilmente in un'epoca molto più antica.
Come nel V e VI sec. a. C. il fiorire di nuove creazioni artistiche fu determinato fra i Celti (v. celtica, arte) dai loro stretti rapporti con il mondo delle colonie greche, così anche per l'arte g. più antica i rapporti con il Mediterraneo sono stati significativi.
Nell'Età del Bronzo essi si estesero innanzi tutto fino ai Balcani ed oltre, fino alla regione dell'Egeo. Nell'Età del Ferro furono dapprima i contatti con l'ambito di Hallstatt (v.) e La Tène (v.) nella Germania meridionale ad influenzare lo sviluppo dell'arte nordico-germanica. I rapporti con l'Europa occidentale e le isole britanniche passano decisamente in seconda linea di fronte ai contatti con questi ambienti. I rapporti lungo i confini con i popoli vicini più civilizzati, le influenze di gruppi di popoli ai quali durante la loro migrazione i Germani si erano sovrapposti e con i quali si erano fusi, gli impulsi che raggiunsero il N in seguito all'espansione del commercio con l'estero, sono importanti per una valutazione dell'arte g. dei tempi più remoti e non vanno trascurati.
A ciò si aggiunge lo spiccato talento creativo di questi abitanti dell'Europa centrale e settentrionale che, in luogo di accettare supinamente gli influssi esterni, li trasformarono secondo il proprio gusto e spesso li modificarono a tal punto che difficilmente se ne può rintracciare l'origine.
2. Caratteristiche generali dell'arte germanica. - L'arte g. consiste principalmente in arte ornamentale; soltanto questa, ad ogni modo è ampiamente documentata. È molto probabile che esistesse anche una tradizione pittorica.
I dipinti su roccia dell'Età del Bronzo in Norvegia ed i resti di argille ornamentali dipinte, che provengono dalla camera funebre della tomba reale di Seddin, della prima Età del Bronzo, nella Marca di Brandenburgo, rappresentano, per esempio, testimonianze della pittura antica, mentre altrove per la maggior parte sono andate perdute a causa delle sfavorevoli condizioni climatiche.
È incerto, invece, se fosse esistita anche una plastica antica. Le piccole figurine in bronzo dell'Età del Bronzo e della prima Età del Ferro, potrebbero essere state repliche di modelli più grandi che talvolta sembra si possano ravvisare anche nei disegni su roccia scandinavi. Della più remota antichità nulla ci è conservato ed appena all'epoca dell'Impero romano grezze figure in legno denotano che ci troviamo di fronte ai primi tentativi di una scultura primitiva. Che sia esistita una architettura in legno, è sicuro, come si può apprendere, per esempio, dalla descrizione della famosa sala "Heorot" nel poema epico Beowulf, il più antico della letteratura nordico-germanica (composto attorno al 700 d. C.). Anche le grandiose chiese episcopali note nel N, databili al primo periodo del Cristianesimo, fanno supporre l'esistenza di una imponente architettura in legno già nel periodo anteriore alla cristianizzazione e la descrizione di A. von Bremen del tempio dell'antica Upsala, conferma l'esistenza di grandi costruzioni in legno già per l'epoca pagana. Finora gli scavi hanno portato alla luce esclusivamente case coloniche; vi si può riconoscere una certa dimestichezza con l'arte del carpentiere ma, da quanto può essere dedotto dagli scavi delle fondamenta, esse non si elevano mai al rango di vere e proprie opere architettoniche. Anche in questo àmbito i monumenti sono andati perduti a causa delle sfavorevoli condizioni climatiche dell'Europa settentrionale.
3. L'arte dell'Età del Bronzo (1800-500 a. C.). - Dall'Età del Bronzo in poi l'arte ornamentale è riccamente documentata nell'àmbito delle stirpi germaniche più tarde, tanto da potersi fare un'idea generale delle trasformazioni e tendenze stilistiche. La più antica arte ornamentale è tramandata prevalentemente da oggetti d'uso comune, come armi e gioielli. Sembra che la più antica Età del Bronzo (1800-1200 a. C.) abbia ereditato dalla Età della Pietra la caratteristica delle figure geometriche. La decorazione consiste in cerchi e linee. L'osservatore è sorpreso dall'austerità della struttura e dalla accurata, impeccabile disposizione in zone e fasce. Oltre il cerchio c'è la spirale, che spesso è disposta in zone a disegno continuo. Il disegno ricopre tutto il piano di fondo e domina alla superficie e già nella più antica Età del Bronzo si può riscontrare la particolarità stilistica dello horror vacui, che anche più tardi rimane sintomatica per l'arte g. dell' Età del Ferro. La decorazione a spirale in particolar modo era sconosciuta nel N nei periodi più antichi, essa compare direttamente agli inizî dell'Età del Bronzo e si può ricondurre probabilmente a influssi provenienti dal S, in ultima analisi ad impulsi provenienti dall'àmbito artistico egeo che possono aver raggiunto il N attraverso la regione balcanica settentrionale. Mentre l'arte decorativa della prima Età del Bronzo si esplicava con incisioni o lamine lavorate a sbalzo, nella media Età del Bronzo (1200-1000 a. C.) essa si arricchisce talvolta di una tecnica basata sull'effetto di colore. Sul fondo di bacili in bronzo fuso si notano talora incrostazioni di resina scura, disposte a forma di stella. Anche sulle armi, soprattutto sulle else delle spade dell'antica e media Età del Bronzo, si può osservare questo gioco di intarsi colorati. Oltre alle incrostazioni di resina vengono usati anche intarsi di ossa bianche o di corno variegato. Talora su armi od ornamenti si trovano anche trasparenti incrostazioni di ambra.
Questo artigianato tradisce un'alta competenza tecnica ed un gusto ben definito. Nonostante la semplicità geometrica del disegno, quest'arte ornamentale dell'antica e media Età del Bronzo rappresenta qualcosa di più di un giocoso riempimento di superfici. Da singoli ritrovamenti si può chiaramente dedurre che in quest'arte ornamentale fosse riposto un profondo significato simbolico. Lo testimonia con la massima evidenza un carro di bronzo trovato presso Trundholm in Danimarca, sul quale un disco di bronzo rivestito di una sottile lamina d'oro, posto verticalmente è trainato da un cavallo. È ovvio che si tratta di una rappresentazione del sole su di un carro trainato da un cavallo lungo le vie del cielo, simile a quella testimoniata al principio dell'èra storica anche presso altri popoli indoeuropei, come all'incirca presso gli antichi Indiani. Che il disco rotondo con decorazione geometrica ad anelli sia il simbolo del sole, risulta molto chiaramente dall'insieme e suggerisce la supposizione che anche gli anelli ed i cerchi usati di solito nell'ornato siano da interpretare come simboli del sole. Che questo concetto del disco solare trainato da un cavallo fosse vivo anche altrove, è dimostrato anche da altre rappresentazioni nelle quali cavalli in cerchio vengono condotti alla briglia.
Così chi osserva oggi questi semplici oggetti ornamentali dell'Età del Bronzo dalla decorazione geometrica dovrà prendere in considerazione il fatto che per gli antichi abitanti del N questo tipo di ornato significava ben più che un riempimento delle superfici disponibili con motivi decorativi ed era denso di un contenuto simbolico che in singoli casi può essere ancora interpretato, come avviene per i dischi d'oro identificabili come simboli del sole, ma che il più delle volte è precluso alla nostra comprensione.
Quest'arte ornamentale chiusa in sé stessa, statica, dell'antica e media Età del Bronzo cede il posto nel periodo più recente di quest'èra (1000-700 a. C.) a una decorazione più movimentata anche se sviluppatasi dalle forme geometriche del periodo più antico. La disposizione a fasce di cerchi, anelli e spirali è sostituita da una decorazione a onde molto movimentata che tradisce fino al periodo tardo la sua derivazione dalla spirale. A ciò s'aggiunge la zoomorfizzazione di questi disegni finora puramente geometrici, ciò che si ottiene introducendo teste di animali nelle fasce a spirali e ad onde.
Già nella media Età del Bronzo giunsero al N forti impulsi dalla regione alpina orientale. All'uso finora prevalente di inumare salme incombuste si sostituisce la cremazione, usanza questa che proviene dal S. La rappresentazione del disco solare sul carro trainato da un cavallo lungo l'orbita celeste, è sostituita da quella che rappresenta il sole che scivola in una barca sull'acqua e che qualche volta è accompagnato anche da uccelli acquatici. Sembra che anche questo motivo giunto al N sia di provenienza meridionale. Nello stesso periodo della recente Età del Bronzo, si può osservare la prima grande espansione di questa sfera d'influenza nordeuropea, che nel suo raggio viene a comprendere gran parte della pianura settentrionale tedesca dalla Vistola a oriente fino all'Ems all'occidente e che a S giunge sino alle falde del Mittelgebirge. Quell'irrequietezza che si manifesta nell'arte ornamentale può essere dovuta alla ripercussione di questi avvenimenti. Dall'VIII sec. a. C. il N entra in stretti rapporti con la cerchia di Hallstatt nella Germania meridionale e con le regioni alpine. Da singoli esempî di ceramica dipinta talvolta da dettagli ornamentali si deducono chiaramente queste relazioni con le regioni meridionali dell'Europa centrale. Già nella media e recente Età del Bronzo, accanto a questa decorazione di tipo geometrico compaiono rappresentazioni con figure. Su di una lamina di bronzo di Roga nel Mecklenburgo sono raffigurate in una specie di ridda delle figure stilizzate che ricordano alla lontana raffigurazioni su lamine d'oro greche del primo periodo arcaico.
Molto popolari, specie su rasoi di bronzo, sono le rappresentazioni di navi, come quelle che compaiono sì frequentemente nelle regioni nordiche durante la tarda Età del Bronzo. E non vi sono rappresentate soltanto navi ma ad esse sono connesse anche singolari scene il cui significato ci sfugge. Esistono qui evidentemente connessioni molto strette con due altre manifestazioni dell'arte nordica dell'Età del Bronzo, i disegni su roccia e le piccole statuette in bronzo.
Raffigurazioni su roccia dell'Età del Bronzo si riscontrano principalmente nelle regioni costiere della Scandinavia e sporadicamente anche nelle isole danesi e nello Jütland. Normalmente esse sono eseguite su lastre di roccia che giacciono interrate in fertili campagne. Le raffigurazioni su roccia dell'Età del Bronzo si distinguono da quelle più antiche di carattere più naturalistico delle popolazioni artiche di pescatori e cacciatori dell'Età della Pietra, per la forte stilizzazione e per i numerosi riferimenti all'agricoltura ed all'allevamento di bestiame. Esse appartengono evidentemente ad una cerchia di contadini della Scandinavia meridionale. Predominano le figure isolate o piccoli gruppi e soltanto raramente queste figure si coordinano in scene.
Spesso sono rappresentate figure umane, talora armate di lancia od arco, a volte mentre seguono un aratro, a volte disposte in gruppi che suggeriscono l'idea di una processione. È sorprendente quanto spesso vi siano rappresentate figure maschili falliche che portano grandi asce, asce che per lunghezza superano di gran lunga quelle di uso comune. Da queste raffigurazioni si trae l'idea di trovarsi di fronte a figure cultuali, sia che si tratti di divinità sia di individui umani in funzione di rappresentanti delle divinità.
Con particolare frequenza nelle raffigurazioni su roccia sono rappresentate delle navi, indice questo che l'Età del Bronzo è contemporaneamente un'epoca di estese relazioni con l'oltremare. Compaiono inoltre carri a due ruote che a volte sono disposti in grandi gruppi.
Talvolta queste raffigurazioni sono frammiste a segni simbolici come un cerchio, una croce della ruota, una piccola coppa o le piante dei piedi.
Non si può dare per certa una conscia coordinazione in scene di queste figure. L'unica scena che rappresenta inequivocabilmente una scena di caccia, appartiene già all'Età del Ferro. Queste raffigurazioni su roccia, fortemente stilizzate, compaiono improvvisamente nell'Età media del Bronzo per scomparire altrettanto improvvisamente alla fine dell'Età del Bronzo tra il 700 e 500 a. C. Nel settentrione stesso non vi sono esempî di uno sviluppo graduale ma fin dall'inizio esse si presentano pienamente sviluppate. Quali rapporti intercorrano tra queste raffigurazioni su roccia ed altre simili di altre regioni d'Europa, per esempio delle Alpi, è una questione non ancora affrontata da vicino. S'è cercato di interpretare queste raffigurazioni su roccia soprattutto sotto tre profili diversi: dal punto di vista estetico, da quello storico e da quello religioso-cultuale.
L'interpretazione estetica va esclusa a priori. Alla questione se ci troviamo di fronte a raffigurazioni storico-commemorative si dovrà rispondere altrettanto negativamente e come interpretazione più plausibile non ci resta che quella religiosa che nelle raffigurazioni su roccia vuol vedere la rappresentazione di avvenimenti connessi al culto e suppone vi si celi l'intenzione di rendere durevole l'efficienza di determinati atti cultuali mediante la rappresentazione su pareti rocciose.
L'improvvisa comparsa di quest'usanza largamente diffusa nella Scandinavia coincide con mutamenti avvenuti anche nell'ambito di altre cerimonie religiose fra le quali è già stata citata l'infiltrazione dell'usanza della cremazione. Anche l'introduzione nel N di rappresentazioni religiose di nuovo genere è già stata citata, come per esempio quella del sole che non viene più trainato da un cavallo lungo le vie del cielo ma va in barca accompagnato da uccelli acquatici. Evidentemente l'improvvisa comparsa di queste raffigurazioni su roccia è connessa a questo irrompere di nuovi concetti religiosi. È estremamente difficile interpretarli presi singolarmente perché nessuna iscrizione chiarificatrice ci è tramandata. Rimane inspiegata per esempio l'importantissima questione se le figure che talora spiccano per grandezza in una serie di altri personaggi umani, siano da concepire come divinità o statue di divinità, cioè se già nell'Età media del Bronzo si fosse verificato il passaggio dall'adorazione degli elementi all'adorazione di divinità antropomorfe. Questa comparsa di divinità personificate diventa verosimile per la fine dell' Età del Bronzo al più tardi, e ne consegue un tipo più avanzato di produzione artistica di cui si sono trovati comunque ben pochi esemplari nel N: cioè le piccole figure in bronzo.
Tra queste ci colpiscono delle figurine muliebri trovate nella Scandinavia meridionale, nella Danimarca e nella Germania settentrionale, che portano al collo una coppia di anelli. Dato che nel vasto territorio in cui sono diffuse, queste figurine presentano sempre una grande uniformità, è da ritenere come certo che qui non si tratta della raffigurazione di esseri qualsiasi, ma che queste statuette siano raffigurazioni di concetti determinati e ben definiti. Queste figurine fanno la loro comparsa alla fine dell'Età del Bronzo e nel periodo di transizione all'Età del Ferro. È contemporanea una singolare usanza: nella stessa regione di provenienza di queste piccole figure in bronzo, coppie di anelli da collo vengono deposte nelle paludi come offerte sacrificali, e si tratta precisamente di anelli che sono stati veramente portati, come denotano le tracce d'usura.
Presenta la massima verosimiglianza l'interpretazione data da Arne (Fornäannen, 1909) e da Schnittger, i quali sostengono trattarsi di una divinità materna femminile che, provenendo dal S sia penetrata nel N in quel periodo e sia più tardi sfociata in quelle raffigurazioni che Tacito descrive come proprie della dea Nerthus. Queste figurine rappresenteranno le prime prove dell'esistenza di divinità antropomorfe.
Alla stessa cerchia appartiene un'altra figura di bronzo che fu ritrovata già nel XVIII sec., di cui però l'attuale stato di conservazione è molto precario. Si trattava originariamente di due figure umane inginocchiate o in trono con in testa l'elmo con le corna, fissate ad una sbarra di bronzo, e ciascuna di queste figure teneva in mano una ascia poderosa dalla lama molto grande. È molto probabile che si tratti qui della rappresentazione di una coppia di divinità con grandi asce che formalmente hanno una notevole rassomiglianza con le asce cultuali delle raffigurazioni su roccia. Si affaccia il problema se queste piccole figure siano repliche di grandi sculture a tutto tondo in legno. Alcuni scavi hanno dimostrato che effettivamente i due attributi delle deità gemelle, l'elmo con le corna e l'ascia cultuale, esistevano anche in rappresentazioni a grandezza naturale. Alcuni anni fa in Danimarca sono stati ritrovati due splendidi esemplari di elmi con le corna che per forma ed esecuzione corrispondono a quello della figura piccola ed appartengono alla più recente Età del Bronzo. Per tecnica ed ornato tradiscono l'influenza della cerchia di Hallstatt della Germania meridionale.
Anche le asce cultuali note dalle raffigurazioni su roccia, simili a quelle che portavano le piccole figurine di bronzo, ci sono state conservate dagli scavi effettuati nelle paludi, dunque come offerte sacrificali. Si tratta di asce la cui confezione stessa esclude l'uso pratico come arma o utensile. Sono fatte di un'anima di creta ricoperta da una sottile lamina di bronzo fuso ed ornate di intarsi d'ambra, sono dunque assolutamente inadatte all'uso pratico. I requisiti noti dalle piccole figurine in bronzo si ritrovano sia negli elmi con le corna sia nelle asce cultuali. Questi oggetti di formato maggiore fanno supporre che esistessero anche vere e proprie opere a tutto tondo, provviste di simboli cultuali, come le piccole statuette di bronzo. Se così fosse, queste figure apparterrebbero senza dubbio all'ambito religioso e rappresenterebbero in primo luogo divinità antropomorfe che, per aver come attributo l'ascia, si inserirebbero nella cerchia di simili divinità portatrici di ascia, divinità che sono testimoniate anche presso altri popoli indoeuropei.
Le raffigurazioni su roccia, come anche le più rare figurine in bronzo, si potranno considerare testimonianze di una espressione artistica determinata dalla religione.
Complessivamente l'arte ornamentale dell'Età del Bronzo si esprime soprattutto in forme geometriche e le raffigurazioni su roccia sono caratterizzate da una forte stilizzazione. Tutte le testimonianze dell'attività artistica nordica di questo periodo dovranno però essere considerate come proiezioni di concetti religiosi o magici.
4. Arte della prima Età del Ferro. - Una profonda frattura divide l'Età del Ferro, iniziatasi nel N tra il 700 ed il 500, da quella del Bronzo. I ritrovamenti ancor tanto numerosi nell'Età del Bronzo, terminano quasi del tutto; la prima Età del Ferro dà l'impressione di un'epoca scarsa di ritrovamenti e povera sotto ogni profilo. Dagli scarsi resti della prima Età del Ferro si possono tuttavia dedurre relazioni con il mondo culturale di Hallstatt (v.), nel meridione dell'Europa centrale, dove solo dal III sec. a. C., si constata un certo cambiamento. Da quest'epoca in poi nella Germania settentrionale e nella Danimarca i ritrovamenti diventano più numerosi ed anche più preziosi e vi si riconosce chiaramente una forte influenza meridionale, precisamente dall'ambito delle stirpi celtiche. Dalla comparsa di grandi vasi votivi in bronzo o argento con rappresentazioni coordinate in scene, come quelle note dal famoso vaso di Gundestrup in Danimarca, si può dedurre l'esistenza di una notevole importazione celtica la quale ha dato anche un impulso all'artigianato germanico.
In una palude presso il paese di Deibjerg nello Jütland, deposti dunque lì come doni sacrificali a divinità, furono trovati i resti di due carri che per costruzione presentano strette somiglianze con carri del territorio celtico finitimo a mezzogiorno. La descrizione ornamentale di questi carri ci fa riconoscere con evidenza che qui ci troviamo di fronte ad una imitazione di modelli celtici, per i quali nella regione danese o in quella germanica settentrionale dovevano esistere botteghe, come si può dedurre dalle cosiddette cinture dello Holstein, prodotti strettamente locali di queste botteghe.
Scarsi influssi dell'ambito culturale di Hallstatt all'inizio della più remota Età del Ferro e forti impulsi dell'ambito delle stirpi celtiche caratterizzano lo sviluppo artistico della parte settentrionale dell'Europa centrale e della Scandinavia meridionale, durante tutto il periodo preromano dell'Età del Ferro.
5. Il contatto con l'Impero romano. - Dall'èra cristiana in poi lo stretto contatto con l'Impero romano ebbe una importanza decisiva per lo sviluppo artistico dell'Europa germanica centrale e settentrionale. Circa agli inizî dell'èra cristiana giunse a compimento in Boemia la formazione del regno dei Marcomanni sotto il re Marbod. Questa stirpe occupò i territori che prima erano stati abitati dai Boi celtici ed evidentemente ereditò dai suoi predecessori celtici un artigianato già sviluppato. Questo regno di Marcomanni in Boemia fu di grande importanza per l'arte più antica del periodo imperiale romano nella Germania settentrionale. Qui, sul fondamento della tarda arte celtica, unita agli influssi dell'artigianato romano, si delinearono le rigide forme ornamentali in bronzo, tanto caratteristiche dell'arte nordica nei primi secoli dopo Cristo. Anche nella ceramica, che rappresenta la fonte più ricca per l'arte ornamentale, sono caratteristici severi disegni geometrici, come fasce a meandro e disegni affini.
Sorsero nel territorio germanico nuove esigenze di prodotti artigianali a livello superiore, esigenze soddisfatte da una forte importazione romana, come testimoniano principalmente le tombe dei principi di quest'epoca. L'influsso di questo prezioso vasellame romano in bronzo ed in argento è dimostrato dalle imitazioni che, pur denotando una notevole differenza di gusto nei confronti degli originali romani, tuttavia danno atto di un apprezzabile livello tecnico raggiunto nel N.
La novità più sorprendente di quest'epoca consiste in figure primitive, in legno, come quelle che si ritrovano talvolta nelle paludi. Queste figure umane in legno compaiono con una certa frequenza tra la Svezia a N, e la Turingia a S, e precisamente in connessione con offerte sacrificali, il che denota trattarsi, come è ovvio, di figure cultuali. Una coppia di personaggi ritrovata nello Holstein, appartiene probabilmente a quest'epoca, per quanto la sua datazione non sia del tutto certa. Rappresenta un uomo ed una donna con le caratteristiche del sesso molto accentuate, le cui braccia, applicate, sono andate purtroppo perdute. La goffaggine di queste sculture è resa evidente, soprattutto dalle loro teste primitive. Forse si tratta dell'ultima testimonianza di un costume la cui esistenza era già stata supposta per l'Età del Bronzo, ma della quale, finora, non si era avuta conferma da ritrovamenti.
Dalla fine del II sec. in poi la produzione artigianale germanica è ravvivata dagli influssi sempre più frequenti, provenienti dal S. Sul confine renano e danubiano, gli artigiani germanici appresero una nuova tecnica ornamentale che si serviva di lamine lavorate a sbalzo con figure o disegni geometrici. Questa nuova tecnica della lavorazione a sbalzo trovò entusiastica accoglienza al N sin dall'inizio del III secolo. Sui costumi venivano applicate numerose guarnizioni in lamina lavorata a sbalzo. Ma la novità più sorprendente nell'ambito germanico dell'Europa centrale e settentrionale, caratterizzato per i secoli precedenti da un'arte ornamentale puramente geometrica, è l'introduzione di motivi figurati. Gli artigiani del N li appresero dai vasi romani di terra sigillata e di vetro ed anche dalle brocche romane in ottone. Fin dalla metà del III sec. allorché a causa delle complicazioni belliche che portarono alla perdita del limes fu per breve tempo interrotto l'invio di merci romane, sembra che gli artigiani germanici abbiano eseguito essi stessi le rappresentazioni figurate che mancavano ed erano richieste.
Su una phalera proveniente dai grandi scavi della palude di Thorsberg nello Schleswig-Holstein, è stato applicato sul lato esterno un fregio con animali che presenta, per quanto riguarda l'esecuzione, caratteristiche germaniche. Su di un altro disco, proveniente dallo scavo nella medesima palude ed uscito dalla bottega di Saciro a Colonia o da una bottega affine della regione del Reno inferiore, sono stati applicati motivi germanici di animali sopra la raffigurazione romana di una divinità seduta e più precisamente l'applicazione è avvenuta inchiodando questi disegni sulle rappresentazioni più antiche.
Un centro importante di questo nuovo tipo di produzione artistica doveva trovarsi sull'isola danese di Seeland. Vi sono state ritrovate alcune coppe d'argento che per forma imitano i coevi vasi fittili germanici, ma hanno attorno agli orli un fregio con figure, eseguito secondo la tecnica della lavorazione a sbalzo delle lamine. Quello che sorprende in questi oggetti decorati con la tecnica a sbalzo è la comparsa di un'arte che usa come motivo decorativo gli animali. Verrebbe spontaneo vedere qui le radici di quella decorazione ad animali più tardi così tipicamente germanica, ma fino ad oggi questa primitiva decorazione ad animali non è testimoniata nel settentrione da nessun oggetto di scavo del IV sec., sicché per ora si deve desumere che questo primo impulso ad adottare il motivo animalesco sia di nuovo andato perduto e sia passato in seconda linea rispetto ad altri motivi. Evidentemente questi disegni con animali del III sec. non rappresentano un apporto decisivo per la formazione della decorazione ad animali germanica.
Ma le stirpi germaniche nella loro migrazione verso il S divennero note nei territorî danubiani e lungo le coste settentrionali del Mar Nero, per un altro tipo di decorazione, che consisteva in incrostazioni multicolori di pietre dure e vetro fuso e che avrebbe assunto un'importanza decisiva per il loro artigianato fino al Medioevo. Non è il caso di ricercare in questa sede l'origine di questa tecnica. Questo motivo entrò a far parte del patrimonio degli artigiani germanici nel III sec., dapprima con l'incastonare pietre singole in montature speciali, soprattutto le granate rosse indiane che in questa forma sono rimaste le uniche applicazioni di una tecnica siffatta fino al periodo immediatamente precedente al 400. Ma dal V sec. in poi la predilezione per gli intarsî e le incrostazioni variopinte, porta ad uno sviluppo sempre maggiore di questa tecnica che ben presto nel V sec. compare su fibbie e fermagli come sistema decorativo di superfici. Elementi decorativi essenziali sono ancor sempre le pietre dure rosse, che però sono ora tagliate piatte, secondo la tecnica del cloisonné, separate solo da sottili listelli di metallo prezioso, e perché risaltino maggiormente, poste sullo sfondo di una lamina d'oro operata.
Questa tecnica policroma ebbe una vasta e rapida diffusione e giunse fino ai Visigoti in Spagna ed agli Anglosassoni in Inghilterra. Il V e il VI sec. sono caratterizzati da questo tipo di decorazione ornamentale ed appena nel VII sec. si nota una disposizione più rada delle pietre colorate che ricoprono superfici ben limitate. Come già agli inizî di questa tecnica ornamentale le pietre e le incrostazioni di vetro fuso, sono incastonate singolarmente in montature speciali. È questa la tecnica che dal VII sec. passa al tipo di decorazione dell'oreficeria artigianale del Medioevo e che è caratterizzata fin dall'VIII sec. da esemplarî preziosi dell'oreficeria ecclesiastica come ad esempio il reliquiario di Enger. D'ora in poi per tutto il Medioevo continua l'uso di queste incrostazioni di pietre variopinte e vetro fuso che si era introdotto per la prima volta nell'artigianato germanico sul finire del III e durante il IV secolo.
6. L'ornamentazione germanica animalistica. - Una continuità simile trovò nell'artigianato germanico il motivo dei bronzi romani a excisione (v.) del IV sec., che erano divenuti noti nei territori lungo il Reno ed il Danubio. Questo genere di decorazione ornamentale usato soprattutto per la guarnizione delle cinture dell'equipaggiamento militare, corrispondeva più che ad un gusto classico, alle esigenze di un esercito dei confini dell'Impero che, a partire dal IV sec. si andava sempre più imbarbarendo. Da queste guarnizioni di cinture tardoromane gli artigiani germanici ripresero attorno al 400, oltre alla tecnica dell'excisione (Kerbschnitt), tre cose: il viticcio a spirale, le incisioni ornamentali geometriche e le raffigurazioni di quadrupedi lungo i bordi dei fermagli e delle borchie delle cinghie.
Nelle mani degli incisori germanici il viticcio a spirale si ridusse man mano a un rigido motivo geometrico, per risolversi infine in una pluralità di spirali semplici. Il tipo di decorazione geometrica a linee rette nella tecnica della excisione incontrava ampiamente i gusti di questi artigiani. Ma l'influenza maggiore fu esercitata dalle figure di quadrupedi incise lungo i bordi dei fermagli e sulle borchie. Esse, insieme alla testa di un uccello rapace, un motivo probabilmente derivato dal contatto con i nomadi delle steppe della Russia meridionale (v. animalistico, stile), diedero l'avvio a quel tipo di decorazione ornamentale germanica ad animali che ebbe un vivace sviluppo a partire dal V secolo. Dapprima queste figure, man mano sempre più stilizzate, trovarono posto, come sui modelli romani, lungo i bordi degli oggetti ornamentali. Ma in seguito furono raffigurate anche su superfici da decorare dove all'inizio apparvero racchiuse in singole cornici a mo' di medaglione, fino a giungere a ricoprire in seguito l'intera superficie atta alla decorazione.
Le figure di animali, già poco naturalistiche nei modelli tardo-romani, si irrigidirono sempre più nell'uso che ne fece la orificeria germanica e vennero gradualmente schematizzate e stilizzate fino a che, verso la fine della prima fase stilistica di questa decorazione ad animali, si dissolsero in un gioco di linee, perdendo ogni connessione organica fra arti e teste e ricoprirono le superfici da decorare con un caos di singole parti di animali. Ed anche queste singole parti si possono oggi a fatica riconoscere. Questo stadio della dissoluzione dell'animale, che all'origine si poteva chiaramente distinguere, venne raggiunto verso il 6oo d. C.
Come la prima arte decorativa ad animali del V sec. così anche i cosiddetti Brakteaten in oro, pendenti di sottili lamine a sbalzo, denunciano chiaramente la loro dipendenza dalla più abile tecnica artistica romana. I più antichi esemplari di questo genere decorativo sono imitazioni di medaglioni romani con la testa dell'imperatore. Ben presto però acquistano uno stile proprio, strettamente affine alla prima arte decorativa ad animali della prima fase stilistica dello stile germanico ad animali.
Il forte stadio di disfacimento, in cui era piombata la decorazione ad animali sul finire del VI sec., esclude ogni premessa per un ulteriore sviluppo. La comparsa di creazioni nuove, il cosiddetto II stile (secondo Salin), va fatto risalire all'introduzione di un nuovo motivo ornamentale: la fascia intrecciata. Ciò avvenne nella seconda metà del VI sec. o nell'Italia longobarda o nel regno dei Franchi. Il nuovo principio compositivo della fascia intrecciata penetrò in questa cerchia dal Mediterraneo orientale o da Bisanzio oppure dall'arte provinciale siriaca e copta. In un primo tempo il disegno a treccia era parzialmente zoomorfizzato con l'aggiunta di singole teste di animali all'estremità della fascia, ma ben presto fu sempre più assimilato e frammisto all'antica decorazione ad animali tanto che il motivo ornamentale a fasce e quello ad animali confluirono in un unico stile nuovo.
Dai suoi centri d'origine meridionali questo II stile ad animali si diffuse rapidamente attraverso l'Europa centrale verso l'Inghilterra e la Scandinavia. Esso rappresenta l'ultima creazione artistica della collettività germanica alla fine della migrazione dei popoli.
Specialmente in Svezia, dove si era sviluppato un nuovo centro politico nella pianura dell'antica Upsala attorno alla grandiosa residenza reale della casata degli Ynglinge, si formò ora anche un centro artistico che accolse ben volentieri le influenze del continente e trasformò i modelli continentali in forme nuove e più perfette. Dal famoso sepolcreto di Vendel a settentrione dell'antica Upsala questo stile viene denominato nel N "stile di Vendel". Se all'inizio esso era ancora decisamente caratterizzato dalla fascia intrecciata, a partire dal 700 circa, le figure di animali, originariamente connesse, si andarono man mano disgregando e si giunse alla formazione di un'arte decorativa di nuovo genere che tradisce l'influsso di tendenze stilistiche irlandesi-anglosassoni. Questo svilupparsi di un III stile è una particolarità della Scandinavia.
Sul continente, dagli inizî dell'VIII sec. l'antica decorazione germanica declinò. Ancora alla fine di questo secolo essa appare però su singoli monumenti dell'arte ecclesiastica, come ad esempio sul celebre calice di Tassilo o sulla copertina del libro di Lindau, per poi far posto a nuovi motivi ornamentali nel corso della rinascita carolingia.
Soltanto nel N scandinavo questa decorazione ad animali ebbe un nuovo risveglio all'inizio delle spedizioni vichinghe, ovvero circa attorno all'8oo d. C., mentre già nel periodo delle migrazioni dei popoli e poi con graduale aumento nel VI e VII sec. i disegni con animali si erano dissolti in un gioco di linee sottili, ora invece l'arte zoomorfa fu dominata da una nuova concezione, la plastica. Esempio tipico di questo nuovo stile è la tendenza artistica che si manifesta nella celebre tomba di Oseberg in Norvegia. Questo nuovo genere decorativo a motivi animalistici plastici, si afferma non solo nell'ambito dell'arte degli intagli in legno, ma anche in quello del piccolo artigianato.
Ancora una volta agli inizi ed alla metà dell'XI sec. si affermeranno in Svezia e in Norvegia gli antichi motivi animalistici a fasce. Anche in questi esemplari tardi dell'arte ornamentale germanica ad animali sono evidenti, uno accanto all'altro, il motivo ad animali scomposto e selvaggiamente intricato, ed il principio della disposizione a fascia intrecciata. Poco dopo anche nel N questa creazione dell'artigianato germanico, che risaliva all'epoca delle migrazioni, fu sostituita e completamente soppiantata dall'arte paleocristiana, che ormai si andava affermando anche nel N.
7. Tracce di motivi figurati. - Si trovano motivi figurati specialmente sulle pietre tombali nel territono della Gotlandia dal V all'XI secolo. Ma oltre a questi ne esistono anche nell'ambito dell'artigianato minore, in cui vengono rappresentate lotte mitologiche di cavalieri armati ed animali e uomini travestiti da animali. Che fosse esistita una arte figurativa ricca di scene con figure, è dimostrato non solo dalle citazioni letterarie che ricordano gli arazzi delle grandi sale scandinave, ma anche dai pochi resti di tali arazzi, conservati principalmente dagli scavi di Oseberg e di altre singole località. Essi in ogni caso provano che questo tipo di attività artistica era molto più diffuso nella Scandinavia settentrionale, e molto più usuale di quanto non lasci supporre la produzione in metallo dell'ambito dell'artigianato, che ci è rimasta.
8. Conclusioni. - Se si volesse tentare di definire la caratteristica comune di quest'arte nordico-g., risulterebbe chiaro innanzi tutto che si tratta di un'arte puramente ornamentale. Nell'ambito stesso della decorazione ornamentale essa è priva di fantasia nel riprodurre le forme naturali, così come è poco sviluppato il senso coloristico. Quest'arte è caratterizzata per un lungo periodo dal predominio delle forme geometriche, che furono adoperate con un certo virtuosismo, come per esempio è dimostrato dalla decorazione a spirale dell'Età del Bronzo.
L'introduzione di motivi figurati nella decorazione, si limita agli animali; l'uomo raramente, mai le piante, sono entrate a far parte del patrimonio ornamentale. E neppure l'animale è rappresentato come essere vivente. Sia nella più antica decorazione ad animali dell'ultimo periodo del Bronzo, sia più tardi durante la migrazione dei popoli, si manifesta una forte predilezione per la stilizzazione ed una notevole forza di astrazione accoppiata ad una strana tendenza alla dissoluzione delle forme organiche. Malgrado ciò anche questa decorazione ad animali tardo-germanica, è dominata da una potente forza di coordinazione e si è ripetutamente paragonata questa fase della decorazione ad animali germanica, alla caratteristica poesia germanica dalla severa struttura formale.
L'arte ornamentale nordico-g. non si esaurisce tuttavia nel puro scopo decorativo. Già la spoglia decorazione geometrica dell'Età del Bronzo lascia supporre di avere le sue radici nella sfera religiosa, almeno per quanto riguarda i motivi a cerchi e spirali, e può essere interpretata come un segno della decadenza del culto del sole. Per la decorazione ad animali non è stato finora possibile dimostrare un eventuale sfondo religioso.
Accanto all'elegante arte ornamentale, rispetto alla quale doveva certamente apparire barbara la rottura dell'unità del piano di fondo, esistono le premesse di una scultura estremamente primitiva anche per la quale è perlomeno verosimile postulare uno sfondo religioso sulla base dell'introduzione nel N di divinità personificate.
Le rappresentazioni figurate, così come ci sono state conservate dalle raffigurazioni su roccia dell'Età del Bronzo, dalle pietre tombali e gli ornamenti di metallo dell'alto Medioevo o dagli arazzi, appaiono goffe a causa della mancanza di prospettiva e della rinuncia ad una composizione scenica, e denotano nel disordinato ammasso di figure una specie di compiacimento per la narrazione figurata. In verità è molto raro poter cogliere il significato della rappresentazione da tali programmi figurativi. Ma i rari casi in cui ciò è possibile, indicano che anche qui le scene vissute o osservate non sono riprodotte per festoso diletto ma nel tentativo di esprimere un concetto religioso o mitologico e conferigli una durevole efficacia attraverso la rappresentazione.
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