LICIA, Arte
La Licia costituisce l'estrema parte sud-occidentale della penisola anatolica, tra la Caria ad O e la Pamphylia a E. La parte interna è formata da un altopiano stepposo da cui si diramano, in direzione della costa, tre catene di monti, il Kragos, l'Antikragos e il Massykitos, separate tra loro da strette valli, la più importante delle quali è quella dello Xanthos.
Si è ritenuto che i Lici fossero da identificare con i Luqqa dei testi hittiti e con i Luka di quelli egiziani. Tuttavia Erodoto afferma che il loro antico nome era Termili. Il problema è complicato dalla mancanza assoluta di fonti fra la fine del Il millennio e il V sec. a. C. e dal fatto che i primi monumenti appaiono solo nel VI secolo.
In realtà è solo in quest'epoca che i Lici entrano nella principale fonte di conoscenza per quanto riguarda il periodo persiano. Prima di esso è assai probabile che non si fosse mai realizzata una vera e propria unità politica. La popolazione doveva suddividersi in piccoli raggruppamenti cantonali, raccolti intorno ai maggiori centri urbani. Questa disposizione era evidentemente favorita dalla stessa situazione geografica del paese. È anche dubbio che esistesse una confederazione, che sembra essersi costituita solo dopo Alessandro.
Alla metà del VI sec., i Persiani, sotto il comando di Arpago, invadono il paese, e non hanno eccessive difficoltà ad impadronirsene. Da questo momento in poi, la Licia entrerà a far parte della prima satrapia dell'impero persiano, pur conservando, di fatto, una notevole indipendenza.
Dall'età ellenistica in poi la Licia segue le vicende di tutta l'Anatolia.
La maggioranza delle cognizioni sull'architettura in Licia deriva dai monumenti funerarî, che forniscono elementi importantissimi per la conoscenza del tipo dell'abitazione licia, la quale sarebbe andata altrimenti perduta. Le costruzioni infatti erano interamente lignee; esse poggiavano su un piccolo rialzo, forse costruito da un muro a secco. Una solida gabbia di travi unite ad incastro costituiva lo scheletro della casa che era poi rivestita di tavole più leggere. Il soffitto consisteva in una serie di travicelli a sezione rotonda (che costituirono a lungo un motivo decorativo caratteristico dell'arte l.) coperto probabilmente di terra battuta. Tali motivi sono inseriti nell'architettura tombale. Il sarcofago licio, poi, con la sua tipica copertura ogivale, sembra suggerire una forma di abitazione più evoluta, nella quale al tetto piano si sia sostituito quello a spioventi.
Per quanto riguarda le altre forme di architettura funeraria, è da porre soprattutto in evidenza il tipo della "tomba a pilastro", così peculiare della regione. In realtà non sono mancati i confronti, soprattutto con le cosiddette "torri funerarie" della Persia e con i "mausolei-stele" della Fenicia e della Palestina. Ma, mentre i caratteri delle prime sono troppo diversi da quelli delle tombe licie, i secondi, che invece sono più vicini tipologicamente, non sembrano essere più antichi della tarda età ellenistica. Forse è possibile vedere in queste somiglianze un tipico fenomeno di convergenza dovuto ad analogie cultuali. L'Avesta infatti, proibisce la cremazione e l'inumazione, perchè il cadavere non abbia a profanare i due elementi principali, il fuoco e la terra. Tuttavia si ignora troppo del culto in Licia in epoca arcaica e classica per potere assodare qualunque ipotesi in questo senso.
Le tombe a pilastro sembrano avere una vita abbastanza breve: le prime appaiono nel corso del VI sec., le ultime nella prima metà del IV; in coincidenza col dominio persiano l'influenza dell'architettura funeraria licia è visibile soprattutto nella vicina Caria. Il Mausoleo di Alicarnasso, ad esempio, sembra derivato da un tipo di tomba monumentale su alto zoccolo, che in Licia trova la sua completa formulazione nel Monumento delle Nereidi a Xanthos (il Mausoleo, tuttavia, ha ereditato solo la forma, non la funzione di quest'ultimo, poiché in esso la tomba vera e propria si trovava probabilmente al livello del suolo).
I monumenti funerarî lici recano spesso una decorazione scultorea per la quale si ripropone il problema dell'origine iconografica e stilistica.
Non è da dubitare, comunque, della prevalente importanza che ha avuto l'elemento greco-orientale derivante dalle città greche della costa asiatica, e soprattutto da Mileto. In molti casi anzi appare evidente l'opera diretta di scultori greci. Tuttavia, è da notare che alla forma ellenica, si contrappone spesso un contenuto puramente orientale, evidentissimo nelle numerose rappresentazioni con l'esaltazione del dinasta, che fanno pensare all'arte mesopotamica. Inoltre, anche nei limiti delle influenze orientali, l'apporto ionico non appare unico, come ha dimostrato l'Akurgal. Nel Monumento delle Arpie, ad esempio, si può scorgere l'influenza dell'arte attica. Del resto, gli scavi del Demargue hanno dimostrato che l'importazione di vasi attici a Xanthos tra la metà del VI e l'inizio del V sec. a. C. era notevolissima.
È stato notato che il tipo della tomba monumentale ellenistica, che ha il suo modello nel Mausoleo di Alicarnasso, può ritenersi derivata dal tipo della tomba licia su basamento sopraelevato.
Anche per quanto riguarda la scultura, si può osservare, come ha già fatto il Rodenwaldt, l'importanza che assume l'arte l. come tramite per la diffusione di iconografie orientali nel mondo ellenistico e romano. Ciò è evidente soprattutto per il tipo della caccia a cavallo.
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