FRIGIA, Arte
Il termine di arte f. corrisponde a un concetto prevalentemente topografico e relativo a una cronologia piuttosto ristretta: secoli VIII-VI a. C. Comprende - entro quest'epoca - i monumenti del massiccio centrale dell'Anatolia attorno al bacino del Sangarios, dalle coste del Mar Egeo alla valle del fiume Halys, con puntate e persistenze varie verso il S e il S-E fino alla Siria settentrionale; nel fatto, uno strato "frigio" compare all'investigazione archeologica in tutte le antiche città hittite, e non solo in quelle centrali come Khattusha e centri vicini, ma anche periferiche come Malatya e Karkamiş.
Questa semplice constatazione, assieme alla evidenza della superiorità della precedente civiltà hittita rispetto a quella degli invasori frigi, lascia facilmente indurre e intravedere che le forme fondamentali delle varie strutture civile, religiosa e militare siano rimaste in Anatolia quelle hittite (come gli Hittiti del resto avevano continuato la civiltà dei Khatti); ad esse i Frigi hanno aggiunto, come loro caratteristiche, gli edifici cultuali decorati a facciata di casa, i tumuli sepolcrali, un particolare tipo di ceramica che si mantiene per secoli in tutta l'Anatolia, un culto di Cibele diverso da quello hittita, nonché l'evidente tendenza alla decorazione e all'intarsio geometrico. Dal punto di vista plastico, invece, per i pochi monumenti a noi noti, si può riscontrare una notevole e spesso decisiva influenza delle colonie greche egee, le quali a loro volta non sono immuni dai contatti locali. Di particolare importanza è per questo problema il rilievo del guerriero-gorgone segnalato dal Ramsay, ma i cui caratteri erano stati posti in dubbio da altri studiosi. Il calco del rilievo eseguito in una recente campagna sotto la direzione di E. Akurgal (1955-56) e depositato all'Istituto Archeologico dell'Università di Ankara, documenta in modo sicuro il carattere greco-provinciale di questo rilievo e la sua datazione nel terzo venticinquennio del sec. VI a. C. D'altro lato, verso il VII secolo i residui tardo-hittiti e le nuove prepotenti influenze assire prima e persiane poi concorrono a produrre in Anatolia una facies assai complessa, per cui, ad esempio, il noto e curioso fenomeno della "stilizzazione muscolare" (specialmente nelle cosce e nelle gambe anteriori degli animali) può essere contemporaneamente spiegato da influenze della ceramica egea (Akurgal), oppure dall'Assiria. I Frigi (Φρύγες, Βρίγες), provenienti forse dalla regione traco-macedone nella seconda metà del II millennio a. C., crearono uno stato indipendente, con capitale Gordion, che si mantenne fino all'inizio del VII sec. a. C., quando cadde in seguito all'invasione dei Cimmerî (696-5 o 676 a. C.). In seguito, la Frigia passò sotto il dominio lidio, quindi sotto quello persiano; ma la lingua frigia e un incerto concetto di regione sono documentati almeno fino al V sec. d. C. (Socr., Hist. eccl., v, 23).
I monumenti più anticamente noti dell'arte f. sono costituiti dalle facciate di pietra scavate nella roccia (spesso con falsa porta) e destinate a tombe o, piuttosto, al culto (Barnett); i più importanti di questi monumenti sono quelli della Città di Mida, di Aslankaya, di Kalekapi e di Kastamonu. Le facciate sono spesso munite di un timpano decorato con due leoni rampanti o concorrenti e di una nicchia contenente talvolta una raffigurazione di Cibele. Nelle cornici poi e nelle ante presentano una particolare decorazione di meandri, quadrati, triangoli, linee a zig-zag, a scacchiera, che dovevano evidentemente essere avvivate da incrostazioni multicolori. Un esame superficiale potrebbe far pensare alle variegate pareti mesopotamiche di duemila anni prima; è invece interessante notare che questi stessi motivi di decorazione geometrica ricompaiono nella ceramica, nonché nelle lastre di terracotta di Gordion e di Pazarli, confermandoci così costantemente la tendenza decorativistica di questa peculiare compagine etnica. Come nei numerosi documenti di ceramica, infatti, specialmente del cosiddetto stile maturo, la decorazione è a formelle figurate inquadrate in strisce ad angolo retto decorate con trecce, zig-zag, meandri e simili; analogamente, con una fedele concordanza, nei ricchi reperti del grande tumulo di Gordion, tavolini di legno e sedile pure di legno sono decorati con motivi geometrici e con incrostazioni di legno scuro su legno chiaro; e così, come già dagli scavi del Körte, nel cosiddetto tumulo P con altro sedile ligneo ottimamente conservato a transenne incrociate e decorato coi soliti motivi. Le tombe a tumulo, di cui sono particolarmente note quelle di Gordion, sono composte di un dròmos e di una camera funeraria, orientata da N a S, coperta da un soffitto a doppio spiovente con frontone triangolare nel mezzo. Tra la suppellettile funebre, degni di rilievo i calderoni (v.), i lebeti ed altri oggetti bronzei (sovente importati dall'Urartu, nonché i pannelli lignei ora ricordati). Gli scavi compiuti in diverse località, ma specialmente a Pazarli, hanno fatto conoscere molte terrecotte architettoniche. Si tratta di lastre decorate con bassorilievi dipinti che mostrano motivi iconografici in prevalenza greci (file di guerrieri, centauri), ma anche orientali (sfingi) ed assiri in particolare (cervidi affrontati araldicamente ai lati di un albero stilizzato).
Il Bossert (p. 81) e già prima il Perrot (p. 168), avevano notato la deficienza della documentazione plastica, limitata a pochi rilievi e pochi temi (leoni, in special modo). Senonché il recente ritrovamento di una statua, raffigurante verosimilmente Kubaba, a Büyükkale (la cittadella di Boǧazköy) - in zona hittita, ma in strato frigio - farà certo attenuare ogni affermazione troppo recisa. La statua in calcare, alta m 1,26 dopo il restauro (manca buona parte del petto) è parte in altorilievo (figura della dea) parte a tutto tondo (i due musicanti); è stata assegnata dal Bittel alla fine del VII o ai primi del VI secolo. Influenze ioniche e mesopotamiche si commisurano e si alternano in varia vicenda: veste fatta a serie di solchi e spigoli che ricordano la Hera Samia da un lato e la regina Napir-Asu dall'altro; i lineamenti caratteristicamente ionici nel complesso di un viso anellenico; il pòlos che si ritrova, molto stilizzato, in una statuetta hurrita del II millennio: tutto ciò, mentre conferma i dati storici e cronologici noti, dà nuova forza e contenuto al futuro capitolo sulle origini e lo sviluppo dell'arte greco-anatolica.
La ceramica frigia, che presenta rapporti con quella dei Balcani e del Luristan, ma specialmente con quella greca (mentre è assente ogni influenza hittita), appare distinta in tre diversi stili, che rispecchiano anche una successione cronologica (Akurgal). La ceramica "protofrigia", diffusa nel bacino dell'Halys, a Konya ed a Malatya, è caratterizzata da anfore a tre manici decorate sulla pancia da un'ampia fascia con figure molto stilizzate di animali in movimento e di alberi; alcuni cerchietti riempiono gli spazi vuoti; nella parte superiore del vaso vi è una decorazione geometrica. Questa diventa predominante nella produzione del secondo stile, detto "frigio maturo", diffusa in tutta l'Anatolia; la forma vascolare più caratteristica è quella della brocca a lungo becco, che richiama in parte certa produzione iranica. Nella fase "tardofrigia" ritorna la decorazione con animali stilizzati, quantunque semplificata rispetto a quella del primo periodo; la diffusione di questa ceramica è di nuovo limitata all'area già coperta dal "protofrigio".
Bibl.: D. Ramsay, in Journ. Hell. Stud., IX, 1888, p. 361 ss.; Perrot-Chipiez, Histoire de l'art dans l'antiquité, V, Parigi 1890, pp. 1-235; E. Brandenburg, Phrygien und seine Stellung im Kleinasiatischen Kulturkreise, Lipsia 1907; H. Th. Bossert, Altanatolien, Berlino 1942, p. 80 ss.; J. Friedrich, in Pauly-Wissowa, XX, 1950, c. 890 ss., s. v. Phrygia; E. Akurgal, Phrygische Kunst, Ankara 1955; S. Lloyd, Early Anatolia, Harmondsworth 1956; E. Akurgal, in Enc. Univ. Arte, II, 1958, cc. 44-51; R. D. Barnett, The Phrygian Rock Monuments, in Bibliotheca Orientalis, X, 1953, pp. 78-82; E. Akurgal, Forschungen in Phrygien, in Anatolia, III, 1958, p. 145 ss. (prima relazione di due campagne esplorative e fotografiche condotte nel 1955 e 1956). Per la statua di Boǧazköy: K. Bittel, Untersuchungen auf Büyükkale, in Mitteilungen der Deutschen Orient-Gesellschaft, XCI, 1958, pp. 61-72. Ultimi ritrovamenti: N. Firatli, Finds from the Phrygian Necropolis of Ankara, in Belleten, XXIII, 1959, pp. 206-211. Per le varie località anatoliche in cui sono stti trovati resti di arte f., si vedano le voci: alişar; gordion; khattusha; mida, città di; pazarli, con relativa bibliografia.