KHOTAN, Arte del
Prende il nome di K. la più importante delle oasi meridionali della provincia cinese del Hsinchiang (o Sin-kiang "Nuova Provincia", riorganizzata nel 1882 dopo le rivolte mussulmane del 1871-78), situata al confine con le repubbliche sovietiche del Tagikistan e del Kirghisistan, tra il fiume Tarim a N e le propaggini del massiccio del Karakorum a S-O. Secondo le notizie che dà l'epopea indiana del Mahābhārata, nei secoli V-IV a. C. la seta cinese veniva importata in India attraverso il Khotan. Evidentemente, già a metà del primo millennio a. C., v'era nel K. una popolazione stabile che commerciava con la Cina e con l'India.
Le cronache dinastiche cinesi che rappresentano la fonte scritta fondamentale per la storia dell'antico K., da esse chiamato Yukiang, dicono che sul limitare della nostra èra esisteva nella regione uno stato retto da un principe. La popolazione di questo stato coltivava cereali e varî alberi fruttiferi, conosceva la viticoltura e confezionava tessuti di lana e feltri. Gli abitanti del K. impararono la seticoltura dai Cinesi. Esisteva l'industria mineraria e la metallurgia. La nefrite che vi si estraeva godeva di una fama particolare in Cina e nell'India e veniva esportata in queste regioni in grande quantità.
Il K. era fin dall'antichità il nodo stradale delle vie carovaniere fra l'Estremo, il Medio e il Vicino Oriente. La lotta tra gli Unni e la Cina per il controllo di queste vie si concluse nel I sec. d. C. con la vittoria di quest'ultima. Da quel tempo si accresce maggiormente nel K. l'influsso della cultura cinese, che nei secoli VII-VIII d. C. conquistò l'egemonia completa in tutta la regione dell'attuale Hsinchiang.
Le ricerche archeologiche nel K. furono iniziate soltanto alla fine del XIX secolo; nell'ultimo ventennio infatti, N. F. Petrovsky, console generale della Russia a Kashgar, fece una raccolta di antichità del K. che tuttora rimane la più notevole, oggi conservata al Museo dell'Ermitage a Leningrado. Verso questo tempo s'inizia l'attività di altri collezionisti e archeologi dilettanti tra i membri dei consolati e delle rappresentanze diplomatiche russe e britanniche nel Hsinchiang (G. Macartney, Harding, Lavrov, Sobolevsky, Belinko e altri). Tutte queste raccolte furono fatte mediante acquisti presso cercatori di tesori e per mezzo di agenti fra la popolazione locale. Queste raccolte, molto simili tra di loro, contengono statuette di terracotta a figura umana o di animali; più spesso frammenti di recipienti, talvolta vasi interi di ottima fattura, adorni di maschere e figurine in rilievo, di motivi vegetali e geometrici; piccole sculture in bronzo e in pietra, rappresentanti divinità del pantheon buddista o brahmanico; amuleti e ornamenti di bronzo, di pietra, di madreperla; sigilli, gemme, monete, frammenti di decorazioni architettoniche in stucco e documenti scritti su legno, carta e pelle. Tra questi oggetti se ne trovano spesso di provenienza indiana, tibetana e cinese. Nel 1900 cominciò il suo lavoro la spedizione archeologica britannica di M. Aurel Stein. Questi fu il primo e rimane finora l'unico archeologo professionale ricercatore del K.; lo Stein esplorò gli antichi centri abitati dell'oasi e dei suoi dintorni, fece una serie di scavi, liberò edifici caduti in rovina e ricoperti di sabbia. La prima campagua dello Stein nel K. durò circa un anno, ma egli visitò il paese e vi svolse lavori archeologici anche durante i suoi viaggi ulteriori nel Hsinchiang negli anni 1906-1908 e 1913-1915. Come risultato di queste esplorazioni, fu raccolto un materiale assai prezioso per la storia generale e la storia della cultura, per l'arte e la lingua. Alla elaborazione di questo materiale lavorarono alcuni dei più grandi orientalisti come Chavannes, Konow, Luders, Andrews, Thomas e altri. La scoperta fatta nel K. di un vasto numero di documenti scritti in lingua cinese, tibetana e, soprattutto, in lingue fino ad allora sconosciute del gruppo indoeuropeo, indirizzarono l'attenzione dei ricercatori allo studio delle lingue e della filologia del Hsinchiang e in particolare del K., per cui oggi è stato fatto molto più in questo campo che non nel campo dell'archeologia e della storia della cultura materiale.
Confrontando i risultati dei lavori archeologici con dati delle fonti scritte cinesi e tibetane, lo Stein riuscì a stabilire una topografia storica della capitale del principato di K., che occupava il posto dell'odierno centro abitato Yotkan. Gli scavi dei templi buddisti a Ravak e a Daidan-oilyk permettono di farci un'idea della tecnica edilizia, della pittura decorativa e della scultura dell'antico Khotan. I ritrovamenti numismatici permettono di porre i limiti cronologici dell'esistenza e della fioritura del principato di K. fra il I e l'VIII sec. d. C. La maggior parte dei monumenti che ci sono pervenuti sono collegati con le religioni e le credenze che vi regnavano nell'antichità, tra le quali aveva una parte importante il buddismo, che penetrò nel K. nei primi secoli d. C. dall'India settentrionale: in un'epoca, cioè, di fortissimo influsso ellenistico nell'India settentrionale. In tal modo l'arte religiosa buddistica portò l'ellenismo nel K. e da lì nelle altre regioni confinanti. Come in tutte le regioni dell'Asia media e centrale, povere di legname e di pietra, il materiale edilizio era costituito da mattoni, cotti o, più spesso, crudi; assai diffuse erano le costruzioni di semplice argrna, mescolata con paglia tagliuzzata, su un leggero telaio di legno.
Nell'architettura dei templi buddisti e in altre costruzioni di culto si nota l'influsso dell'architettura dell'India settentrionale e del Gandhāra. Essi hanno una forma massiccia e bassa, semisferica nella parte superiore; sono posti su una base quadrata a scalini, più tardi cruciforme; i templi hanno generalmente pianta quadrata, con un santuario che contiene la statua della divinità e con un corridoio circolare per il passaggio rituale. Le pitture che ricoprono le pareti dei templi erano eseguite a tempera con colla sull'intonaco. La tecnica, alcune particolarità della composizione e gli oggetti rappresentati (vestiario, armi, finimenti, ecc.), collegano queste pitture con le tradizioni culturali ed artistiche dell'Asia centrale e media, sempre meglio definite grazie alle ricerche archeologiche degli ultimi 10-15 anni nell'Uzbekistan e nel Tagikistan. Le statue che ornavano i templi raggiungevano talvolta dimensioni colossali e venivano eseguite in argilla su un'intelaiatura, in terracotta, stucco, legno, bronzo ed anche in metalli preziosi, come viene ricordato nei racconti cinesi e tibetani sul Khotan. I frammenti di decorazione in rilievo dei templi, trovati dallo Stein, in argilla policroma e in stucco, come pure le pitture, rappresentano il Buddha, dèi ed eroi della mitologia indiana e locale. Nell'iconografia, nel tipo e nelle pose del Buddha, nel trattamento dei tessuti si nota soprattutto l'influsso ellenistico; ma questo si trasforma in schema fisso e finisce per esprimere una concezione artistica originale, del tutto diversa da quella ellenistica.
I rilievi di terracotta sui vasi e le piccole sculture, che si ritrovano in grande quantità nel centro abitato di Yotkan, offrono una grande varietà di tipi etnici (europidi, mongolidi, dravidici) e ci permettono di farci un'idea dei vari abitanti dell'antico Khotan. S'incontrano spesso rappresentazioni di musicisti e di buffoni, in vesti ricoperte di campanelli, i quali suonano liuti, arpe, flauti e tamburi. Le rappresentazioni di animali, che avevano una parte importante nella vita economica della popolazione, come i cavalli e i cammelli, oppure di quelli connessi con concetti religiosi, come le scimmie, sono fatte con molto spirito di osservazione e realismo; ma accanto a questi sono frequenti le rappresentazioni di animali fantastici e di mostri, molto prossimi a quelli che si trovano nell'arte dei popoli dell'antico Altai (v.) e della Siberia (v.).
Il materiale archeologico del K. dà un quadro della cultura di questo paese, che si è venuta formando su un fondamento locale con notevole partecipazione di elementi culturali dell'India, del Gandhāra e della Battriana ellenistiche, della Cina e del Tibet, dell'Irān e della Sogdiana.
Bibl.: A. Stein, Ancient Khotan. Detailed Report of Archaeological Explorations in Chinese Turkestan, 2 voll., Oxford 1907; id., Serindia. Detailed Report of Explorations in Central Asia and Westermost China, 4 voll., Oxford 1921; id., Innermost Asia. Detailed Report of Explorations in Central Asia, Kan-Su and Eastern Iran, 3 voll., Oxford 1928: S. F. Oldenburg, Le sculture di Gandhara nel Museo Statale dell'Ermitage. Note del Collegio di Orientalisti presso il Museo Asiatico A.N.S.S.S.R., vol. V, Leningrado 1930 (in russo); T. Burrow, A Translation of the Kharosti Documents from Chinese Turkestan Selected and Translated by F. Thomas, parte I, testi letterarî, Londra 1935; parte II, documenti, Londra 1951; N. J. Biciurin (Jakinf), Raccolta di notizie sui popoli che abitavano l'Asia Media nei tempi antichissimi, Mosca-Leningrado 1950 (in russo).