Anglosassoni, Arte degli. Monetazione
I re anglosassoni iniziarono a coniare le proprie monete intorno al 630, sul modello dei trientes d'oro merovingi che circolavano in Inghilterra dall'inizio del 7° secolo. I thrymsas d'oro, del peso di gr. 1,3 ca., furono coniati a Londra ma anche nel Kent (probabilmente a Canterbury) e forse, in quantità minore, anche in altre località. I modelli erano spesso ricavati dalle monete romane, probabilmente sepolte in terra inglese e scoperte casualmente. La monetazione aurea degenerò progressivamente fino a che, intorno al 675, essa fu abolita e sostituita da una monetazione argentea, analoga come peso ed esecuzione.
Le monete d'argento, chiamate dai numismatici sceattas, furono coniate fino al 760 ca. con una vasta gamma di tipi iconografici - derivati in parte da prototipi romani, in parte dal filone comune del linguaggio figurativo merovingio e germanico - come mostri, lupi, motivi a intreccio e di altra natura. Se ne conoscono più di cento tipi diversi, quasi tutti anepigrafi o con leggende prive di significato. Si tratta tuttavia di monete coniate sotto controllo regio; le fonti archeologiche confermano la loro localizzazione in determinati regni (Wessex, East Anglia, Northumbria). Una delle più originali, tra queste piccole monete, mostra un centauro alato o più probabilmente, essendo l'immagine di sesso femminile, una sfinge. Il motivo trae origine dall'errata interpretazione di una moneta antico-britannica di Cunbellino, re dei Trinovanti, la cui capitale era Camulodunum (od. Colchester), nell'Essex. Questo tipo presenta sul rovescio un centauro che porta sulla spalla un ramo frondoso, interpretato come simbolo dell'indipendenza politica e del separatismo del regno dell'Essex.
Gli sceattas furono sostituiti al tempo del re Offa (757-796) dal penny d'argento, di un valore intrinseco simile a quello delle monete precedenti, ma battuto su un tondello più largo e più sottile, sotto l'influsso delle nuove monete carolinge di Pipino. Una buona parte dei pence di Offa reca dei ritratti, in genere di ispirazione classica, mentre su tutti compaiono il nome e il titolo: OFFA REX. Alcune monete inglesi di questo periodo sono state rinvenute a Roma e nei dintorni, dove erano state senza dubbio portate da pellegrini o viaggiatori nell'8° secolo. Un esempio famoso è il penny di Etelberto, re dell'East Anglia (m. 794), contemporaneo di Offa, che, sul rovescio, presenta la lupa con i gemelli. Questa moneta estremamente rara (ne sono noti solo tre esemplari) si dice sia stata trovata da un contadino ai piedi delle mura della città di Tivoli nel 1908. L'ispirazione diretta della sua iconografia è forse la statua portata ad Aquisgrana da Carlo Magno. La scelta di un lupo (ingl. wolf) può inoltre rappresentare un'allusione, basata su un gioco di parole, alla dinastia reale dell'East Anglia, i Wuffingas (estinta tra il 780 e il 790).
La monetazione di Offa rimase il modello per la monetazione inglese almeno fino alla conquista normanna del 1066, ma in realtà anche oltre, fino al sec. 14°, quando vennero introdotti nominali maggiori del penny d'argento. Ben distinti da quest'ultimo si sono conservati quattro o cinque pennies d'oro del periodo anglosassone, prodotti forse esclusivamente per offerte regie a santuari o per essere elargiti dal re, comunque mai emessi in quantità tali da poter essere considerati monete vere e proprie. I dinari d'oro di Offa, di cui si sono conservati solo due o tre esemplari, presentano le stesse caratteristiche generali. Dalla fine del sec. 10° in poi, per i pagamenti inferiori a un penny si usava tagliare una moneta in due o in quattro parti.La conquista vichinga di un'ampia parte dell'Inghilterra alla fine del sec. 9° portò cambiamenti temporanei nella monetazione. Furono copiati tipi carolingi e sulle monete coniate a York comparvero motivi iconografici scandinavi (il corvo, il martello di Thor).
Dall'inizio del sec. 10° in poi, l'unificazione del regno inglese fu accompagnata da riforme volte a creare una monetazione parimenti unificata. Ben sessanta zecche battevano monete di uno stesso tipo; le leggende indicavano il nome della città e dello zecchiere responsabile della qualità delle monete. Si sviluppò un sistema di buon livello, in cui tutta la monetazione, ogni sei anni e, più tardi, ogni tre o persino ogni due anni, veniva nuovamente coniata dopo essere stata ritirata dalla circolazione. La necessità di rendere ogni nuova emissione facilmente riconoscibile da utenti analfabeti condizionava la scelta dei tipi, che comunque tendevano a essere ripetitivi e privi di fantasia. Il ritratto stilizzato di Etelredo lo Sconsigliato si diffuse ampiamente all'estero tramite il pagamento delle tasse ai Danesi (Danegeld) e fu copiato sulle più antiche emissioni monetarie della Scandinavia e dell'Europa orientale. I tipi presentavano generalmente sul rovescio una croce ed erano decorati con motivi che potevano essere facilmente riprodotti dagli incisori dei coni. Era tenuta in considerazione la facilità di esecuzione, poiché la monetazione, costantemente rinnovata, era notevole per quantità e ogni anno erano richiesti centinaia di nuovi coni.
Bibliografia
C.H.V. Sutherland, English Coinage 600-1900, London 1973.
C.S.S. Lyon, Some problems in interpreting Anglo-Saxon coinage, Anglo-Saxon England 5, 1975, pp. 173-224.
v. anche Anglosassoni, Arte degli. Parte introduttiva