Vedi COPTA, Arte dell'anno: 1959 - 1994
COPTA, Arte (v. vol. II, p. 810)
Della diffusa tendenza alla specializzazione hanno in questi ultimi decenni particolarmente profittato gli studi copti, che sono andati sempre più separando la loro specificità nell'ambito delle ricerche sulla civiltà, la lingua e l'arte dell'Egitto antico. La costituzione di una Associazione Internazionale degli Studi Copti, come risultato del Primo Congresso Internazionale di Coptologia al Cairo nel 1976 e i successivi congressi a cadenza quadriennale a Roma (1980), Varsavia (1984) e Lovanio (1988), ha sancito un distacco dall'egittologia: gli studi in questione si sono piuttosto apparentati con quelli relativi alla storia del cristianesimo; questo ha portato in evidenza una diversa problematica anche nel campo della storia dell'arte. In particolare è aumentato l'interesse per i periodi più tardi, in quanto meno legati da un nesso di contemporaneità col mondo tardoclassico alla esperienza tradizionale di egittologi e di archeologi.
Più in generale, in questo ambito è da vedere anche la varia attività documentaria e di scavo che ha avuto luogo negli ultimi decenni. Se in taluni casi essa ha costituito un elemento specifico e singolo di più vasti progetti di ricerca, come a Elefantina, molto spesso invece ha avuto una piena autonomia. Fra queste ricerche, di particolare peso sono state le ripetute esplorazioni ad Abu Mena, la famosa basilica che era stata scavata e studiata da Kaufmann, da Breccia e da altri dal primo quarto di questo secolo in poi e che dal 1963 è stata campo di lavoro dell'Istituto Archeologico Germanico del Cairo.
Se ne è guadagnata una prospettiva di successive modifiche dell'edificio, del quale è stata ben messa in evidenza l'evoluzione dall'originaria modesta struttura di luogo di culto del martire fino al complesso edificio giustinianeo, assai legato - questo - a esperienze architettoniche di origine classicheggiante. Un'altra impresa archeologica di ampie proporzioni e che ha impegnato due missioni, l'una francese l'altra svizzera, è quella relativa ai Kellia, il vastissimo complesso monastico che nel Delta è minacciato di distruzione dall'avanzare delle colture agricole. Si tratta di un comprensorio esteso per una ventina di km fra E e O, e per c.a 8 fra Ν e S, per un complesso di c.a 100 km2. Una tale vastità di insediamento non si presta ovviamente a una esplorazione integrale; ma le ricerche generali sulla topografia complessiva, sul tipo degli edifici sia di abitazione sia di culto, sulla decorazione parietale, sulle iscrizioni, sulle suppellettili decorate danno una visione particolarmente complessa di uno degli elementi più importanti della realtà dell'Egitto cristiano, e cioè della società monastica nelle sue diverse componenti confessionali e nell'ampiezza numerica dei suoi accoliti, fra il IV e l'VIII secolo.
Altri complessi più noti sono stati ripresi in considerazione e rinnovati nell'interpretazione. Così, per iniziativa dell'Istituto Archeologico Germanico, il convento di Geremia a Saqqära è stato rivisitato e ristudiato, mentre un riesame, a cura di una studiosa belga, dell'antica documentazione grafica, che risaliva ai primi scavi di Quibell nel primo decennio del secolo, ha permesso di cogliervi nuovi particolari che arricchiscono e rettificano talune notizie date dalle pubblicazioni precedenti.
Un altro famoso complesso rivisitato è stato quello di Bawīt, dove è stato posto in evidenza da uno studioso tedesco il carattere funerario degli edifici e la funzione di reimpiego di molto materiale decorativo, qui portato da altre sedi - il che naturalmente mette in dubbio conclusioni precedenti, fondate sul loro presunto carattere locale e unitario.
Un complesso monastico che è stato posto in evidenza dall'Istituto Francese di Archeologia Orientale insieme con gli altri scavi nella regione è quello di Esna, nel cui deserto è tornata alla luce una serie di celle eremitiche con figurazioni e iscrizioni. Più che il loro valore artistico è importante la loro struttura e la loro caratteristica collocazione in sotterranei. La datazione presunta è fra il VI e il VII secolo. Il rinnovato interesse per il Medio Egitto e per le Oasi ha portato a riesaminare una delle necropoli cristiane meglio conservate (se non addirittura la meglio conservata) come è quella di Bagawāt a Khārga, ove si conservano inconsuete pitture di carattere narrativo che illustrano storie dell'Antico Testamento.
La specificità di un interesse per la realtà culturale c. si è manifestata nella considerazione volta a monumenti fin qui trascurati perché periferici o modificati nella loro qualità archeologica dal fatto di essere ancora in uso o - ancora peggio - dal fatto di essersi inseriti in complessi di età faraonica che hanno polarizzato l'attenzione, e in più di un caso ne hanno determinato la scomparsa per mano di scavatori impazienti. La tipica sede per questo secondo caso è la regione tebana: si sono potute contare fino a sei chiese di cui sono tracce nel tempio di Luqsor, e si sono identificati resti di cristianizzazione in almeno quattro punti del complesso templare di Karnak. Per Deir el-Bahrī tutto quel che si è potuto fare è stato di raccogliere quel che resta di notizie e di dati relativi a quel convento di San Phoibammon che pur dava il nome alla località e che è stato completamente sacrificato dal recupero del tempio faraonico già all'inizio del secolo.
Per quanto invece attiene allo studio di monumenti non tipicamente ridotti a vestigia archeologiche e che perciò possono in più di un caso presentare difficoltà di indagini opposte a quelli, la ricerca ha rivalutato monasteri ancora popolati, come quelli del Medio Egitto dove il cristianesimo è tuttora largamente rappresentato nella popolazione, o in chiese regolarmente officiate, come quelle di Deir Abu Hennes presso Antinoe (di cui si è studiato il primitivo aspetto architettonico), e soprattutto quelle del Mar Rosso e dello Wādī en Natrūn, le cui decorazioni pittoriche sono state metodicamente raccolte e studiate a cura dell'Istituto Francese di Archeologia Orientale. Proprio questo interesse per la pittura come modo di esprimersi della civiltà c. è connesso con l'interesse per i periodi più tardi del suo manifestarsi (che arrivano in taluni casi fino all'età moderna) in confronto con l'interesse che aveva suscitato in età più antiche la scultura che costituiva la più cospicua testimonianza e che meglio si era conservata e si collegava più esplicitamente con il mondo tardoantico, e che è andata scomparendo con il tramontare delle influenze classiche.
Si è andata e proseguendo e raffinando la tradizionale ricerca - tipica per lo studio dell'arte c. e in certi momenti addirittura egemone in questo campo - relativa ai tessuti decorati: si tratta per lo più di cataloghi di collezioni minori, ma si hanno anche analisi che cercano di valutare le rappresentazioni per lo più dal punto di vista del loro tema e del loro significato.
Anche le ceramiche c. hanno profittato del generale interesse che per questo tipo di manufatti è andato crescendo negli ultimi decenni e si è concretamente manifestato anche per l'Egitto: in particolare l'ampio e omogeneo materiale dei Kellia ha potuto offrire utili serie organizzate in un sistema per un arco cronologico assai ampio (IV-VIII sec.).
A tanti studi particolari non si contrappongono molti lavori di valutazione o di sintesi generali, tali da valutare in modo organico i problemi che questa cultura artistica pone: c'è, comunque, da segnalare fra tutti quelli elencati nella seguente bibliografia, l'opera di inquadramento generale di A. Badawy, quelle del Grossmann per l'architettura e del Severin per le arti figurative, nonché la visione complessiva che si può ricavare dalle relazioni tenute a Ravenna in occasione del XVIII Corso sulla Storia delle Antichità Ravennati e Bizantine, che ha avuto come tema proprio l'Egitto.
Bibl.: In generale: Koptische Kunst. Die Spätantike in Ägypten, Recklinghausen 1963; H. Zaloscher, Die Kunst im christlichen Ägypten, Monaco 1974; C. C. Walters, Monastic Archaeology in Egypt, Warminster 1974; Β. Brenk, Spätantike und frühes Christentum (PropKg, Suppl. I), Berlino 1977 (con contributi di Grossmann e di Severin); A. Badawy, Coptic Art and Archaeology: the Art of the Christian Egyptians from the Late Antique to the Middle Ages, Cambridge (Mass.) 1978; Ravenna. XXVIII Corsi di Cultura sull'arte Ravennate e Bizantina, Ravenna 1981 (dedicato all'arte copta). - Da segnalare la ristampa nel 1970 di A. J. Butler, The Ancient Coptic Churches of Egypt, Oxford 1884.
Temi particolari: H. C. Nickel, Zur Problematik der Entstehung der koptischen Kunst, in BACopt, XIX, 1967-68, p. 199 ss. (un raffronto con le sculture di Benin, Ife e quelle sudarabiche); M. Hammad, Style in the Coptic Art and Significance of Its Decorative Elements, ibid., XX, 1969-70, p. 143 ss.; P. Grossmann, Mittelalterliche Langhauskuppelkirchen und verwandte Typen in Oberägypten. Eine Studie zum mittelalterlichen Kirchenbau in Ägypten, Glückstadt 1982.
Connessione con più antiche serie figurative: K. Parlasca, Mumienporträts und verwandte Denkmäler, Wiesbaden 1966; G. Grimm, Die römischen Mumienmasken aus Ägypten, Wiesbaden 1974; L. Marangou, Bone Carvings from Egypt, Tubinga 1976.
Singole località: Abu Mena: in MDIK, XIX, 1963 il primo Vorläufiger Bericht di H. Schläger, seguito negli anni successivi da quelli di W. Müller-Wiener e poi di P. Grossmann; P. Grossmann, The «Gruftkirche» of Abu Mina during the Fifth Century A.D., in BACopt, XXV, 1983, p. 67 ss. - Kellia: R. G. Coquin, R. Kasser, Kellia 1963, Ginevra 1967; F. Daumas, A. Guillaumont, Kellia, I. Köm 219, Il Cairo 1969; R. Kasser, Kellia, 2. Topographie (Recherches suisses d'archéologie copte, II), Ginevra 1972; Mission Suisse d'Archéologie Copte de l'Université de Genève, Le site monastique des Kellia (Basse Egypte). Recherches des années 1981-1983, Lovanio 1984. - Medio Egitto, da Menfi a Tebe: H. Torp, The Carved Decoration of the North and South Churches at Bawit, in Kolloquium über spätantike und frühmittelalterliche Skulptur, Heidelberg 1970, Magonza 1971, p. 35 ss.; P. Grossmann, Reinigungsarbeiten im Jeremiaskloster von Saqqara. Vorläufiger Bericht, in MDIK, XXVII, 2, 1971, p. 173 ss. e annate successive; Ch. Coquin, Les édifices chrétiens du Vieux Caire, I, Bibliographie et topographie historique, Il Cairo 1974; H. G. Severin, Zur Süd-Kirche von Bawït, in MDIK, XXXIII, 1977, p. 113 ss.; H. Torp, J. R. Brandt, L. H. Monsen (ed.), Miscellanea Coptica (ActaAArtHist, IX), Roma 1981 (con saggi di Torp su Bawit, di Rassart Debergh e van Moorsel sul Convento di Geremia a Saqqära). - Località minori: O. Meinardus, Dair Abu Lîfâ Revisited, in BACopt, XIX, 1967-68, p. 177 ss. (il convento, dietro Qaşr es-Sāgha nel Fayyum, è del tutto scomparso); J. Doresse, Monastères Coptes de Moyenne Egypte, in Bulletin de la Société Française d'Egyptologie, LIX, 1970, p. 7 ss.; P. Grossmann, Neue Untersuchungen in der Kirche von Dair Abu Hinnes in Mittelägypten, in MDIK, XXVII, 2, 1971, p. 157 ss.; F. Debono, La Basilique et le monastère de St. Pacôme. Fouilles de l'Institut Pontifical d'Archéologie Chrétienne à Faou-el-Qibli, Haute-Egypte -Janvier 1968, in BIFAO, LXX, 1971, p. 191 ss.; M. Martin, Notes inédites du P. Jullien sur trois monastères chrétiens d'Egypte. Dêr Abou Fâna - Le couvent des «Sept-Montagnes» - Dêr Amba Bisada, ibid., LXXI, 1972, p. 119 ss. - Comprensorio tebano: R. G. Coquin, La christianisation des temples de Karnak, in BIFAO, LXXII, 1973, p. 169 ss.; P. Grossmann, Eine vergessene frühchristliche Kirche beim Luqsor Tempel, in MDIK, XXIX, 1973, p. 167 ss.; id., Untersuchungen im Dair ar-Rumi bei Quma in Oberägypten, ibid., XXX, 1974, p. 25 ss.; M. Krause, Das christliche Theben: neuere Arbeiten und Funde, in BACopt, XXIV, 1982, p. 21 ss.; W. Godlewski, Deir el-Bahari, V. Le monastère de St. Phoibammon, Varsavia 1986. - Esna: S. Sauneron, Les neuvième et dixième campagnes archéologiques à Esna (mars-avril 1967 et mars-avril 1968), III. Le Deir al-Chohada. V. Le Deir Fakhoury, in BIFAO, LXVII, 1969, pp. 94-103; S. Sauneron, J. Jacquet, Les ermitages chrétiens du désert d'Esna, I. Archéologie et inscriptions, Il Cairo 1972; R. G. Coquin, Les inscriptions pariétales des Monastères d'Esna - Dayr al-Suhada, Dayr al-Fahuni, in BIFAO, LXXV, 1975, p. 24 ss. - Le oasi: W. Müller Wiener, Christliche Monumente im Gebiet von Hibis (el Kharga), in MDIK, XIX, 1963, p. 121. - I conventi del Mar Rosso: M. Manin, Les ermitages d'Abu Darug, in BACopt, XVIII, 1965-66, p. 139; id., Abu Darug dans la montagne de St. Antoine, in BIFAO, LXX, 1971, p. 173 ss.
Scultura: J. Jarry, Ensemble de stèles coptes, in BIFAO, LXVII, 1969, p. 233 ss.; H. Torp, Byzance et la sculpture copte du VI siècle à Baouit et Saqqara, in Synthronon, Parigi 1968, p. 11 ss.; L. Török, On the Chronology of the Ahnas Sculpture, in ActaArchHung, XXII, 1970, p. 163 ss.; Ph. Akermann, Le décor sculpté du Couvent Blanc. Niches et frises, Il Cairo 1976.
Pittura: D. Zuntz, The Two Styles of Coptic Painting, in JEA, XXI, 1935, p. 63 ss. (il primo ellenizzante e narrativo, il secondo monumentale e storico); V. Bartoletti, La Madonna con il Bambino in un papiro copto di Antinoe, in Studi in onore di Luisa Banti, Roma 1965, pp. 29-31; J. Jarry, Réflexions sur la portée théologique d'une fresque d'Umm el Baraqat (Tebtunis), in BIFAO, LXVI, 1967, p. 140 ss.; O. Meinardus, The XVIII Century Wall Paintings in the Church of St. Paulus the Theban, in BACopt, XIX, 1967-68, p. 181 ss.; id., Some Lesser Known Wall-Paintings in the Red Monastery at Sohag, ibid., XX, 1969-70, p. 111 ss.; id., The Mediaeval Wall-Paintings in the Coptic Churches of Old Cairo, ibid., p. 119 ss.; id., The Semi-Domes of the Red Monastery at Sohag, ibid., XXII, 1974-75, Ρ· 79 ss.; J. Leroy, La peinture murale chez les Coptes. I. Les Peintures du Couvent du Désert d'Esna (MIFAO, 94), Il Cairo 1975; id., Le programme décoratif de l'Eglise de Saint-Antoine du désert de la Mer Rouge, in BIFAO, LXXVI, 1976, p. 317 ss.; id., Le programme décoratif de l'Eglise de Saint-Paul du désert de la Mer Rouge, ibid., LXXVIII, 1978, p. 323 ss.; id., La peinture murale chez les Coptes, II. Les peintures des couvents du Ouadi Natroun (MIFAO, 101), Il Cairo 1982.
Ceramica e arti minori: D. Renner, Die koptische Stoffe in Martin von Wagner Museum der Universität Würzburg, Wiesbaden 1971; I. Peter, Textilien aus Ägypten im Museum Rietberg Zürich, Zurigo 1976; M. Egloff, Kellia. La poterie copte (Recherches suisses d'archéologie copte, III), Ginevra 1977; M. H. Rutschowskaya, Linteaux en bois d'époque copte, in BIFAO, LXXVII, 1977, p. 181 ss.; E. Eggebrecht, Corpus antiquitatum aegyptiacarum. Pelizaeus Museum, Hildesheim, 2. Spätantike und koptische Textilien, Magonza 1978; A. Bagunski, A. Tidhar, Textiles from Egypt, 4th-ijth Centuries C.E., L. A. Mayer Memorial Institute for Islamic Art, Tel Aviv 1980; D. Renner, Die Textilien in der Sammlung des Prinzen Johann Georg von Sachsen, in AbhMainz, 1982, 2, pp. 728; id., Die koptischen Textilien in den Vatikanischen Museen, Wiesbaden 1982; J. Trilling, The Roman Heritage. Textiles from Egypt and the Eastern Mediterranean, 300 to 600 A.D., Washington 1982; D. Ahrens, Geometric Patterns of «Athanasian» Origin on Early Coptic Textiles, a Recent Acquisition of the Trier Museen, in BACopt, XXV, 1983, p. 77 ss.; C. Delvoye, Eléments iconographiques gréco-romains dans l'art copte: la «châle de Sabine» au Musée du Louvre, in ChrEg, LX, 1985, p. 48 ss.