art-bonus
(Art Bonus), loc. s.le m. inv. Meccanismo ideato per facilitare, mediante donazioni fiscalmente detraibili, l’elargizione di somme destinate alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio artistico italiano.
• Nient’altro in fondo che una evoluzione esplicita del sistema di filantropia promosso da tante fondazioni volute da uomini che hanno conseguito il successo economico. Un meccanismo virtuoso di relazione tra impresa privata e interesse pubblico su cui anche recentemente, ad esempio con l’innovazione dell’art-bonus, anche il sistema produttivo nazionale è stato indirizzato. (Giorgio Zanin, Messaggero Veneto, 25 aprile 2015, p. 6) • Perché Dario Franceschini inaugura l’edizione numero 89 di Pitti Immagine Uomo? La risposta è una sola: il ministro ai beni culturali del governo Renzi ha scoperto che gli imprenditori della moda sono molto generosi quando si tratta di salvaguardare il patrimonio storico e artistico italiano. Molti han messo mano al portafogli anche quando non esisteva il cosiddetto Art Bonus, ovvero il decreto-legge per favorire il mecenatismo con l’abbattimento del cumulo fiscale. (Daniela Fedi, Giornale, 12 gennaio 2016, p. 36) • L’introduzione dell’Art Bonus, che permette di detrarre il 65% delle erogazioni per la conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, ha visto farsi avanti ben 3.500 imprenditori che hanno versato ‒ nel periodo dal 2014 al settembre 2016 ‒ più di 120 milioni contro una media precedente di 30 milioni. (Dario Di Vico, Corriere della sera, 7 gennaio 2017, p. 15, Cronache).
- Pseudoanglismo composto dai s. ingl. art ‘arte’ e bonus ‘sovvenzione’, di origine lat.
- Già attestato nell’Avvenire del 24 maggio 2014, p. 9, Primo piano (Marco Iasevoli).