ARSAMEIA
Nome di due città in Commagene, che non sono ricordate nella letteratura antica, ma che, identificate attraverso iscrizioni, si possono localizzare: sono precisamente Arsameia sull'Eufrate e Arsameia al Nymphaios.
Sull'Eufrate, A., odierna Gerger, si accentra su alture rocciose che s'innalzano ripide sulla riva del fiume. Attraverso una stretta sella rocciosa, che costituisce l'accesso naturale all'acropoli, l'altura rocciosa è separata dal massiccio principale della catena montagnosa, che accompagna l'Eufrate; un luogo molto adatto per fortificazioni. Presso Gerger l'Eufrate lascia la catena del Tauro, che ha tagliato in tutta la sua larghezza, e inizia da qui il suo corso attraverso la pianura della Commagene racchiudendo entro un ampio arco la depressione mesopotamica.
Del primo periodo commagenico a Gerger sono rimaste soltanto poche tracce. Particolarmente significativo è un monumentale rilievo nella roccia sull'altura della cittadella, ritenuta una figura greco-hittita; dall'iscrizione sottostante sappiamo peraltro che si tratta di una rappresentazione del re di Commagene Samos (cioè Sames), il nonno di Antioco I di Commagene. Poiché il periodo di regno di questo ultimo ha inizio nella prima metà del I sec. a. C., Samos è da porre nella seconda metà del II sec. a. C. Di Antioco I è anche la legge, nòmos, scolpita nella parete rocciosa levigata all'ingresso dell'acropoli. Nel Medioevo l'impianto di una porta nell'area dell'iscrizione rupestre ha purtroppo in parte distrutto il testo di questa iscrizione. Più volte nei secoli passati è stato fatto cenno a questo significativo documento: tuttavia per primo Otto Puchstein nel 1883 riuscì a trascriverne i resti e a pubblicarli (Humann-Puchstein, Reisen, p. 358 ss.; Jalabert-Mouterde, i, p. 47 ss.). Dalla legge si conosce che in A. sull'Eufrate, nel sacro recinto della dea Argandene, in onore degli antenati del re Antioco (il nome non si conserva, perché era contenuto nell'introduzione distrutta) si svolgevano hierothèsia, cioè riti di culto sepolcrale. In questo nòmos re Antioco I di Commagene ha lasciato i fondamenti giuridici per l'istituzione e la pratica del culto degli antenati. Il testo coincide in parte con quello delle disposizioni per le hierothèsia di Mitridate I di Commagene e di Antioco I che si trovano ad A. al Nymphaios, cioè a Nemrud Dagh.
Il carattere odierno dell'acropoli rocciosa di Gerger è determinato sostanzialmente dall'impianto della cittadella medievale, cosicché non si può dir nulla sia del santuario di Argandene, sia del luogo delle hierothèsia, poiché finora non si sono potuti fare scavi.
Le parti oggi visibili ancora dell'impianto della cittadella medievale sono state descritte da R. Naumann, che visitò il luogo nel 1938 insieme con Fr. K. Dörner. Essi redassero per la prima volta la pianta della cittadella e poterono anche migliorare e completare in molti punti la lettura del nòmos fatta dal Puchstein (Dörner-Naumann, Forschungen, pp. 17 ss.; 86 ss.; con rilievo alla tav. 24). Si prevede uno scavo sistematico dell'interessante località al fine di chiarire soprattutto la topografia della cittadella e il luogo delle hierothèsia nel periodo commagenico.
Nell'anno 1951 Dörner scoprì sotto l'acropoli, sulla pendice meridionale di Eski Kale, nell'area del moderno villaggio di Eski Katta una parete rocciosa in gran parte sepolta sotto un alto scarico, della quale usciva fuori soltanto un piccolo angolo con una iscrizione già molto danneggiata. Una ricerca intrapresa subito dal Dörner mostrò peraltro che sotto lo scarico era rimasta molto ben conservata un'intera iscrizione del periodo commagenico.
Gli scavi sul colle detto oggi Eski Kale, cioè Antica Cittadella, cominciarono nel 1953 con la completa liberazione della parete levigata della roccia. Il nuovo testo di A. al Nymphaios pubblicato dal Dörner insieme con i corrispondenti testi paralleli ha permesso anche una migliore comprensione del nòmos testimoniato ad A. sull'Eufrate. Ambedue le città prendevano nome dal signore di Commagene Arsames. Per testimonianza della galleria degli antenati del signore di Commagene nello hierothèsion del re Antioco I di Commagene sul Nemrud Dagh, questo monarca appartiene al III sec. a. C. e il Dörner lo ha identificato con l'Arsames nominato in Polyainos, (Strat., iv, 17), che ebbe un ruolo importante nei contrasti fra i fratelli Seleuco II e Antioco Hierax.
I trovamenti fatti finora ad A. al Nymphaios modificano certamente l'immagine di Arsames come "fondatore della città". Naturalmente ambedue le località erano già occupate prima che Arsames riconoscesse la loro importante posizione strategica e ne facesse delle piazzeforti militari. I trovamenti fatti finora ad A. al Nymphaios mostrano che qui gli uomini avevano le loro dimore almeno dal Paleolitico finale, e lo stesso deve essere stato ad A. sull'Eufrate. Ambedue le città, come pure Nymphaios, oggi Kâhtaçay, debbono aver avuto un nome locale, di cui tuttavia nelle iscrizioni non v'è alcun accenno. Fu peraltro merito di Arsames l'aver riunito nell'A. al Nymphaios il complesso dei due gruppi di alture, oggi Eski e Yeni Kale, ossia Antica e Nuova Cittadella, separati dal letto del fiume Nymphaios, e di averli circondati con una cerchia di mura (cfr. Nòmos, r. 17 ss.). Parti delle abitazioni civili si stendevano sotto l'odierno abitato di Eski Kâhta, che è costruito su una piccola altura a terrazza ai piedi di Yeni Kale, e nella pianura del fiume di Kâhtaçay.
Dall'iscrizione messa in luce ad A. al Nymphaios si deduce che la parete rocciosa iscritta si trovava nello hierothèsion del re di Commagene Mitridate I Kallinìkos, padre di Antioco I di Commagene; era situato in un sobborgo di A. al Nymphaios, oggi Eski Kale. Il testo è inciso in 256 righe, suddiviso in 5 colonne. Sorprendente è l'alta qualità del lavoro tecnico. Il Dörner ha mostrato che il testo deve essere stato riportato sulla parete rocciosa con il colore o con il carbone di legna (Arsameia, p. 6o ss.), prima che gli scalpellini cominciassero il loro lavoro.
Come un messaggio immortale (cfr. linea 12: ἀϑάνατον κήρυγμα) il nuovo testo dallo hierothèsion del re Mitridate I Kallìnikos introduce le restanti testimonianze che suo figlio Antioco ci ha lasciato (cfr. su questo la posizione di Dörner, Arsameia, p. 88 ss.). Il testo ha chiaramente sostituito una più antica iscrizione, che era incisa sulla facciata della parete rocciosa ad occidente della colonna prima sotto una stretta piattaforma (cfr. Arsameia, pianta 8); quest'ultima iscrizione è stata cancellata con tanta cura che soltanto qualche traccia di singole lettere è rimasta visibile.
Il nòmos rimasto conservato in A. al Nymphaios rappresenta non soltanto la più estesa iscrizione finora trovata del periodo commagenico, ma costituisce anche un significativo parallelo contemporaneo con il testo nello hierothèsion del re Antioco di Commagene sul Nemrud Dagh, che E. Norden indica come "il più importante documento della prosa artistica greca del I sec. a. C.".
Il testo comincia con una breve descrizione della località di A. al Nymphaios "che porta nel seno il flusso di Ninfe da inestinguibili sorgenti delle doppie mammelle" (cfr. linea 13 ss.). Poi alla linea 28 ss. è detto: "questo hierothèsion ha dedicato re Mitridate, mio padre, Kallinìkos, nel sobborgo di Arsameia per il suo corpo, avendo racchiuso i punti più belli del luogo, ed ha votato a questa terra il suo nobile corpo, che è stato lodato con fama generale come trionfatore nelle gare in onore degli antenati, e l'immutabile essenza dell'anima ha guidato su nell'eterna casa degli dèi".
Antioco fa sapere ai posteri che "Io mi sono preso cura di lasciare con convenienti onori tutti i monumenti dedicati dai miei antenati, più grandi e più belli di come erano stati trasmessi a me. Un doppio desiderio mi ha animato verso la città e lo hierothèsion, in quanto ho mostrato la volontà di accrescere gli onori nello stesso tempo verso i miei antenati e verso mio padre. E tutto quello che a causa delle circostanze era stato trascurato o nel corso degli anni era stato distrutto, con le mie cure è stato o ricostruito oppure restaurato e ingrandito o disposto diversamente. Nei miei provvedimenti ho creato nuovamente fondazioni dell'antica e passata stirpe. Ho con nuove costruzioni del complesso dei palazzi reali e con mura in parte meglio fortificato, in parte più abbellito la città. E riguardo all'approvvigionamento dell'acqua, invece di un impianto profondo e molto distante, ho provveduto all'adduzione vicina e prossima alle case di ricchissime sorgenti. In varie occasioni con grandi quantità e mezzi di armi, oggetti, e materiali bellici, ho largamente procurato le premesse tecniche per il valore, come pure per i cereali e il legname da costruzione (linee 35-57)".
Seguono le dichiarazioni di Antioco riguardo al nuovo ordinamento del culto per suo padre Mitridate Kallinìkos, che nel futuro dovrà esser celebrato insieme con quello a lui proprio. Dopo questa introduzione segue alla linea 95 ss. il vero e proprio nòmos. Quindi viene dapprima l'istituzione del sacerdote per l'esercizio dei culti in A. al Nymphaios, definita con dettagliate norme sui compiti e doveri.
Nel genetliaco del padre e del figlio, che doveva esser festeggiato mensilmente durante tutto l'anno, tutti gli abitanti erano invitati come ospiti, compresi il comandante della guarnigione e i soldati. Il finanziamento delle feste cultuali era assicurato dal re, poiché egli aveva destinato le entrate provenienti dai terreni reali direttamente per i bisogni dello hierothèsion.
Norme protettive per il mantenimento del culto nello hierothèsion e per le musicanti in esso attive sono date di seguito, poi punizioni degli dèi per azioni empie nello hierothèsion, mentre concludono il nòmos lodi per tutti quelli che "sono scevri di vita ingiusta e pieni di zelo per opere sante" (linee 238 ss.).
Immediatamente dinanzi alla parete rocciosa iscritta giaceva sotto lo scarico, che dall'alto dell'acropoli era venuto giù per il franamento del muro di protezione, un rilievo monumentale, rimasto completamente conservato, che mostra una scena di saluto fra il re Mitridate Kallinìkos e Eracle, un modo di rappresentazione che dagli scavatori è stato chiamato "Rilievo della Dexiosis". Nel corso dei lavori di liberazione si ritrovò sopra alla parete iscritta l'impianto dello zoccolo dal quale era caduto giù il rilievo (zoccolo iii). Questo zoccolo stava su una delle vie processionali (προπύλαιοι ὁδοί), che dal fondo della valle portavano sull'alto dell'acropoli (cfr. Arch. Anz., 1965, p. 192 ss.). Gli scavatori nel recinto dello hierothèsion hanno potuto metterne in luce di nuovo alcuni tratti, quando erano stati tracciati nel piano. In parte queste vie processionali sulle pendici meridionali dovettero essere poggiate su grosse sostruzioni che nel corso dei secoli crollarono giù in basso nelle pendici S, come ad esempio il pezzo tra gli impianti degli zoccoli II e III. Le strade in salita conducevano anche ad una monumentale sala rupestre preceduta da una grande camera cultuale scavata nella rupe (cfr. Arsameia, p. 110 ss. con le piante 6 e 7) come pure al gigantesco ingresso rupestre sotterraneo, una grande impresa tecnica di periodo ellenistico. L'ingresso rupestre conduceva in un angolo inclinato da 35° fino a 45° di profondità e terminava dopo m 150,1. I rapporti tra questo ingresso e il culto di Mitina sono stati indicati da Dörner (Arsameia, p. 139 ss.).
Una scala larga m 6, scoperta nel 1963 sotto uno scarico alto più di m 3 nella parte sud-occidentale di Eski Kale (cfr. Arch. Anz., 1965, p. 194 ss.), permetteva ai visitatori del santuario di salire sull'altura dalla pendice meridionale, dal complesso degli edifici di culto e dagli ambienti delle cerimonie. W. Hoepfner ha potuto, nelle campagne del 1964 e del 1967, arrivare ad ottenere di nuovo una visione complessiva delle costruzioni della metà occidentale dell'altura nel periodo ellenistico (cfr. Ist. Mitt., xviii, 1968, con pianta delle costruzioni). Si è rivelato inoltre che la scala insieme con l'ingresso ha rappresentato una specie di pròpylon per il vero hierothèsion sull'alto della acropoli, e che inoltre ha servito chiaramente come modello l'aggruppamento degli edifici sull'acropoli di Atene. Modelli dall'area occidentale dell'antico mondo culturale si sono avuti anche per la creazione dei pavimenti musivi con cui erano ornati gli ambienti del culto e delle cerimonie.
La stessa costruzione tombale stava nel centro dell'acropoli di Eski Kale; non si trovava entro un tumulo, come nell'impianto sul Nemrud Dagh e sul Karakus, nello hierothèsion delle dame reali di Commagene, ma era un monumento funebre a sé stante innalzato alla maniera di un mausoleo. Da questi edifici provengono una gran quantità di spoglie di tutti i generi; tra il 1180 e il 1193 fu completamente distrutto a cura del patriarca Michele il Grande per costnure a spese di "questo tempio dei pagani" la chiesa da lui eretta nel celebre monastero di Barṣaumā (cfr. Arsameia, p. 303). Il mausoleo stesso era circondato da una fila di statue colossali quattro volte la grandezza naturale e di sculture isolate, delle quali numerosi frammenti si sono potuti ritrovare negli scavi.
Nel periodo di assedi che succede al regno di Commagene lo hierothèsion, che serviva al culto sacrale dei re, divenne di uso generale, mentre la scala aperta fu trasformata in una porta fortificata.
Yeni Kale che corrisponde ad Eski Kale ed è separata dal Nymphaios (Kâhtaçay), si presenta con la visione ancora oggi imponente, pur in rovina, di una fortificazione medievale. Le costruzioni della fortezza della città bassa e alta sono lontane dal periodo dei mamelucchi e secondo le iscrizioni delle costruzioni vanno messe in rapporto con l'attività del sultano Qalā'un nell'anno 1286, Malik al-Aschraf Khalīl negli anni 1291 e 1293 e Malik an-Nāsir dell'anno 1309.
Una prima pianta con descrizione del complesso della cittadella fu preparata nel 1938 da R. Naumann. La nuova iscrizione cultuale di Eski Kale ha recato ora la gradita indicazione che anche Yeni Kale era stata già compresa nel piano costruttivo di Arsames, e che vi si trovava un complesso palaziale dei re di Commagene, una - come si dice nell'iscrizione, linea 25 ss. - "base militare mai conquistata e un .... sicuro rifugio in guerra".
Dal 1966 anche a Yeni Kale si sono intrapresi scavi sistematici per chiarire l'aspetto della cittadella medievale e per ottenere una visione del complesso palaziale commagenico.
Ulteriori scavi sulle terrazze del Nymphaios (Kâhtaçay) mostrano che i dintorni di "Amphipolis" (cfr. Iscrizione, linea 21) erano abitati in maniera più sparsa, mentre era molto importante specialmente la ricchezza d'acqua del terreno "il divino umidore delle acque riccamente scorrenti" (Iscrizione, linea 19 ss.).
Bibl.: F. K. Dörner-R. Naumann, Forschungen in Kommagene, in Istanbuler Forschungen, X, 1939; F. K. Dörner-Th. Goell, Arsameia am Nymphaios. Die Ausgrabungen im Hierothesion des Mithradates Kallinikos von 1953-1956, ibid., XXIII, 1963. V. anche E. Norden, Die Antike Kunstprosa vom VI Jahrh. v. Ch. bis in die Zeit der Renaissance, Lipsia 1897, nuova ed. Darmstadt 1958, p. 917 ss.; per gli scavi a Yeni Kale una pubblicazione ufficiale è tuttora in corso; notizie preliminari sono in Ist. Mitt., XVI, 1966, p. 152 ss., e XVIII, 1968.