ARS NOVA
. È il titolo d'una dissertazione di Filippo di Vitry, vescovo di Meaux, poeta e musicista del sec. XIV. Ma l'interesse determinato da questa espressione va oltre quello originario del trattato dovuto al Vitriaco, e ripete la sua importanza storica dal significato letterale delle due parole latine; ché Ars Nova passò a indicare, nel secondo decennio del XIV secolo, il nuovo indirizzo della musica polifonica profana. Vennero introdotte nuove figure per indicare valori di durata più brevi, stabilite nuove misure per corrispondere alle rinnovate esigenze ritmiche dell'espressione. L'anonimo autore d'un'opera teorica intitolata Règles de la seconde rhétorique, citato da Ferdinando Wolf (1841), scrive, al riguardo, quanto segue: "Après vint Philippe de Vitry, qui trouva la manière des motès et des balades et des lais et des simples rondeaux, et en la musique trouva les IIII prolations et les notes rouges et la nouveleté des proporcions". Così nella notazione si operarono molteplici cambiamenti di segni: vennero escogitate nuove figure, sia per l'indicazione dei valori, sia per le mutazioni della musica, sia per le pause; fu introdotto l'uso di nuovi tipi di note, o tutte in rosso o tutte in bianco (vuotate). L'Ars Nova ebbe importanti manifestazioni in Francia e in Italia; alla dissertazione di Filippo di Vitry corrispondono, in Italia, i due trattati di Marchetto da Padova intitolati Pomerium in arte musice mensurate e Lucidarium, posteriori al 1309. Secondo il Riemann, l'Ars Nova italiana avrebbe avuto precedenza ed efficacia su quella francese, ma studî filologici severamente condotti dal Ludwig e dal Besseler hanno dimostrato infondate le ipotesi del Riemann.
Il maggior rappresentante dell'Ars Nova francese fu Guillaume de Machaut, del quale meritano opportuno ricordo le ballate (ballades notées) a una o a due voci, accompagnate da un tenor e da un contratenor strumentale. Questo tipo di canto con accompagnamento strumentale resterà, fino al tempo di G. Dufay (sec. XV), come la forma più idonea ad esprimere gl'ideali della vocalità profana, e il suo influsso si spiegherà notevolmente anche nel campo della musica italiana.
Particolare importanza d'arte assunse l'Ars Nova in Italia durante il sec. XIV. È opinione ormai confermata che, per quanto riguarda la tecnica e, in parte, le forme, essa abbia le sue radici nell'arte francese del sec. XIII. Similmente al mottetto francese che sta alla base delle forme cantabili del Machaut, il conductus francese è da reputarsi come il naturale precedente del madrigale trecentesco italiano a due voci e delle primitive ballate polifoniche fiorite in Italia.
Notazione. - I principî fondamentali della notazione italiana li apprendiamo da Marchetto da Padova nel citato Pomerium e nella Brevis compilatio, che di quell'opera illustra i tratti fondamentali. Il valore di breve è l'unità di misura; ne segna il limite il punto di divisione che adempie le funzioni della stanghetta di misura nella notazione moderna. Le semibrevi, frazioni della breve, hanno valore di durata variabile, secondo il criterio ritmico informatore. P. es.: la breve può suddividersi in due valori di tempo di eguale misura , e si ha in questo caso la divisio binaria, la quale a sua volta produce la quaternaria e la senaria ; questa può essere perfecta , ovvero imperfecta . In seguito, come risulta dal trattato di Prosdocimo de Beldemandis, teorico italiano del sec. XV, le indicazioni di misura vennero meglio precisate mediante lettere dell'alfabeto che in realtà erano le iniziali delle parole indicanti, in modo equivoco, il criterio informatore della valutazione. Esempî: le iniziali s. i. indicavano la misura senaria imperfecta; l'iniziale p, la misura senaria perfetta; la iniziale q, la misura quaternaria; o, l'ottonaria
n, la novenaria
Il segno di semibreve, con l'aggiunta di una coda all'ingiù (via artis), indicava che il valore naturale della figura doveva essere raddoppiato secondo le esigenze della misura.
Forme dell'Ars Nova fiorentina. - L'Ars Nova italiana ebbe la sua maggiore fioritura artistica a Firenze, nel sec. XIV. I suoi caratteri stilistici fondamentali risalgono ai tipici procedimenti del conductus a due voci; con la differenza che il canto veniva concentrato nella voce superiore, mentre quella inferiore assumeva carattere d'accompagnamento. I più antichi prodotti di questa nuova arte polifonica risalgono al 1340; ne sono autori Giovanni da Cascia (Iohannes de Florentia) e Iacopo da Bologna. I testi letterarî consistono principalmente in madrigali, formati di due o tre strofe di tre versi e di un ritornello, e in ballate, corrispondenti al virelai francese. Forma tipica e assai diffusa fu la caccia, la quale in origine descriveva una scena di caccia, ma in seguito servì a rivestire altri soggetti. L'appellativo di caccia aveva la sua ragione non proprio nel carattere del soggetto, ma nella forma del pezzo musicale a canone. Le due parti erano riprodotte similmente dalle voci, a distanza di qualche misuta, quasi che l'una andasse a caccia dell'altra; ad esse, spesso, veniva associato anche un tenor strumentale.
Tra le più pregevoli cacce è quella di Gherardello di Firenze: Tosto che l'alba del bel giorno appare, celebre al suo tempo e anche per noi mirabile, col suo ritmo fresco e vivace, così giovanile e lieta nei suoi accenti varianti a fantasia e con una certa assimilazione di suoni imitativi (Med. Laur., Pal. 87, 25 v.).
La forma musicale della ballata italiana è varia; in principio, puramente vocale, è composta di uno o due canti, in seguito è penetrata dall'influsso francese delle forme di canzone con accompagnamento strumentale. Il maggior rappresentante dell'Ars Nova fiorentina fu Francesco Landini, il cieco, quello che contemporanei e posteri celebrano con più ardore. La sua ballata Gran pianto a gli occhi, greve doglia al core è ricordata dal Ludwig come la più bella opera italiana del sec. XIV. È a tre voci, una delle quali strumentale. Altri cospicui maestri fiorentini di quel tempo furono ser Gherardello e il fratello Iacopo, Lorenzo Masini (Magister Laurentius), tenuto assai in pregio da Filippo Villani, il benedettino Donato da Cascia, frate Andrea organista, il pittore Bonavito Corsini, del quale è dubbia la cittadinanza fiorentina, l'aolo tenorista e frate, Andrea organista, appartenenti al sec. XV. Da altre regioni d'Italia ci vengono i nomi di frate Bartolino da Padova, di Ottolino da Brescia, di Iacopo Pianelaio, di maestro Piero, che è tra i più antichi e stimati autori di cacce, dell'abate Vincenzo da Rimini (Vincentius de Arimino), di Nicola del Preposto da Perugia, e di altri.
I canti dell'Ars Nova abbondano di fioriture, nelle quali spesso è tutto lo spirito melodico della composizione. Si vedano, p. es.: il madrigale di Giovanni da Cascia Nel mezzo a sei paon (Med. Laur., Pal. 87, 3, v.) su le parole Il cor mi spenna, e anche l'inizio del madrigale a due di Lorenzo Masini Ita se n'era star (ivi, 45, v.).
L'abbondanza del tessuto melismatico fece sospettare al Riemann che al canto vocale fossero inseriti intermezzi strumentali; ma questa ipotesi non ha incontrato il favore degli studiosi. Del resto le lunghe fioriture dell'Ars Nova, così dense di musicalità, non vanno considerate come ornamento esteriore e aggiunto; talora sono effusione di melodia che svapora come in una leggerezza aerea.
Le parti, in queste forme di libera polifonia, sono pensate melodicamente. Il movimento delle voci non disdegna i passaggi di quinte e di ottave in moto retto. Sui tempi deboli vengono anche adoperati urti di settime con risoluzione alla quinta.
I maestri fiorentini sono abilissimi nei giochi delle appoggiature, dei ritardi, nell'avvicendare note di passaggio con grande libertà di movimenti, le voci gravitando, agli estremi del periodo musicale, su la quinta, l'unisono e l'ottava.
Nelle composizioni a tre voci l'unisono, con la quinta e la quarta, si alterna alle terze e alle seste, in armonica varietà. Il ritmo è colorito e vago.
Bellissimo esempio è il commosso madrigale di Francesco Landini: Per la mia dolce piaga (Med. Laur., Pal. 87, 143, r.), del quale crediamo bene riportare almeno l'inizio, trascritto in notazione moderna:
L'Ars Nova in Italia è il dolce stil novo della musica: la prima espressione canora che s'incontri nella storia, sgorgata dal cuore del popolo italiano. I suoi rapporti con gli antecedenti stranieri sono da limitarsi all'esteriorità di alcuni accenni formali. È la prima vibrazione lirica dello spirito popolare, di contro al raccoglimento mistico della liturgia medievale. Si delinea e si sviluppa all'aria aperta, fra maggiolate e strambotti, madrigali, ballate e cacce, nella Toscana di Guido Cavalcanti e di Dante.
Bibl.: Per le fonti dell'Ars Nova v. J. Wolf, Geschichte der Mensuralnotation von 1250-1460, Lipsia 1904, I, p. 153 segg. (G. de Machaut ed Ars Nova francese); p. 228 seg. (A. N. italiana). Tra le fonti piuù notevoli dell'Ars Nova fiorentina va ricordato il codice Squarcialupi appartenente alla Mediceo-Laurenziana, in Firenze (Pal. 87). Oltre che di non comune importanza, per le numerose composizioni musicali, questo codice è considerato di rara bellezza per le magnifiche miniature e la ricchezza degli ornamenti onde si fregia. Per una descrizione minuta, v. A. M. Bandini, Bibliotheca Leopoldino-Laurentiana, Firenze 1764-1768, pp. 248-260; A. W. Ambros, Gesch. der Musik, III, 3ª ed., Lipsia 1891; R. Gandolfi, Illustrazioni di alcuni cimelî concernenti l'arte musicale in Firenze, Firenze 1892, contenente 13 tavole che riproducono in fac-simile pagine del codice. Il nome di Squarcialupi gli venne dall'organista Antonio Squarcialupi a cui appartenne, come risulta dall'iscrizione seguente: Questo libro e di M.° antonio di bartolomeo schuarcia lupi horganisto in sancta maria del fiore. Per i testi letterarî messi in musica, v. A. Cappelli, Poesie musicali dei secoli XIV, XV e XVI, Bologna 1868; G. Carducci, Cacce in rima dei secoli XIV e XV, Bologna 1896; F. Trucchi, Poesie ital. inedite, II, Prato 1847, p. 168; F. Ludwig, Die geistliche nichtliturgische und weltliche einstimmige und mehrstimmige Musik des Mittelalters bis zum Anfang des 15 Jahrh., in Adler, Handb. der Musikgesch., IV, Francoforte 1924, p. 228 seg.; H. Riemann, Handb. der Musikgesch., I, ii, Lipsia 1905. Nei volumi II e III dell'opera citata del Wolf sono riportate integralmente numerose composizioni musicali dell'Ars Nova nella notazione originaria (vol. II) e nella rispettiva trascrizione in notazione moderna (vol. III). Le opere citate del Wolf, del Ludwig e del Riemann contengono easurienti indicazioni bibliografiche.