Arrigucci
. Nobile famiglia fiorentina già decaduta, secondo quanto nota l'Ottimo, ai tempi di Dante. Questi la ricorda per bocca di Cacciaguida in Pd XVI 108, nel corso della rievocazione fatta da quest'ultimo delle grandi famiglie di Firenze onde è la fama nel tempo nascosa (v. 87).
D. non fa cenno delle origini degli A., ma possiamo supporre una loro ascendenza fiesolana, anzi una loro supremazia su quel territorio; infatti fino al XVI secolo è documentato il diritto di patronato degli A. su quel vescovo. Già inurbati nella prima metà del sec. XI, avevano case e torri nel sesto di porta Duomo, primo nucleo della vita cittadina di Firenze. Nel 1197 un Compagno A., console di Firenze, è ricordato nell'acquisto del castello di Montegrossoli nel Chianti ed era ancora console nel 1204 allorché avvenne il trasferimento del vescovo di Fiesole a Firenze; anzi per il Davidsohn questo avvenimento sarebbe da mettere in relazione con il detto Compagno. A questo personaggio probabilmente si riferisce Cacciaguida allorché afferma che gli A. eran già tratti / a le curule. Figlio di Compagno è un Arriguccio che secondo le Chiose Cassinesi sarebbe da identificare con l'Arrigo di If VI 80.
Questi, nella prima metà del sec.XIII, ebbe parte rilevante nella vita politica fiorentina; fu infatti nel 1216 uno dei consiglieri del comune sottoscrittori di un trattato commerciale con Bologna; nel 1228 fu tra i testimoni nella pace tra Firenze e Pistoia, e nel 1231 fu console di giustizia nella curia di S. Michele per i forestieri. Questa sua lunga attività politica pertanto porterebbe a escludere questo A. dalla schiera de l'anime più nere.
Aderenti al partito guelfo fin dai suoi inizi in Firenze, gli A. parteciparono alle varie lotte cittadine con i ghibellini, e allorché, nel tentativo di pacificare le fazioni, venne a Firenze il podestà milanese Uberto di Mandello (1251), un A. fu inviato a Milano insieme ad altri sedici rampolli di nobili casate fiorentine, quale ostaggio che garantisse in Firenze la sicurezza di quel podestà. Esiliati per breve tempo dopo la battaglia di Montaperti, all'epoca della lotta fra Cerchi e Donati gli A. furono come D. partigiani dei Cerchi e nel 1302, andati in esilio, persero molte loro proprietà, fra cui le case che possedevano intorno al Mercato vecchio. Parteciparono ai vari tentativi dei Bianchi per rientrare in città; nel 1313 troviamo un A. nel campo di S. Salvi, nel tentativo di rientrare in patria al seguito di Enrico VII. Con la morte dell'imperatore tramontarono per gli A. le speranze di un sollecito ritorno a Firenze; essi si insediarono a Venezia dove si occuparono proficuamente di commercio. La famiglia in seguito tornò a Firenze e si estinse nel sec. XVII.
Bibl. - Notizie degli A. da G. Villani nella sua Cronica IV 10, V 39, VI 33, 79, vili 39; cfr. anche Davidsohn, Storia I 588, 953; II I 536; II II 413; III 36, 100, 672, 717; IV I 378; IV III 515; P. Santini, Sui Fiorentini " che fur sì degni ", in " Studi d. " VI (1923) 42.