MONTANARI, Arrigo.
– Nacque il 1° agosto 1892 a S. Alberto (Ravenna), da Giuseppe e da Barberina Fabbri.
Compì gli studi secondari a Faenza dopo che il padre vi si era trasferito per assumere la carica di segretario comunale. Tormentati furono i primi anni universitari; Montanari, infatti, frequentò dapprima, nell’a.a.1912-13, il corso per l’avviamento all’ingegneria della facoltà di scienze matematiche e fisiche dell’Università di Bologna; nel 1913-14 si trasferì presso la facoltà di giurisprudenza, per iscriversi infine, nel 1916-17, al secondo anno del corso di laurea in medicina e chirurgia. Qui, terminato il conflitto, frequentò come allievo interno l’istituto di fisiologia diretto da P. Albertoni con cui si laureò il 5 luglio 1921, discutendo una tesi su «La glicosi del sangue e l’influenza su di essa del salicilato di sodio» e ottenendo il massimo dei voti.
Solo più tardi – e contrariamente a quanti asseriscono che la laurea in legge avesse preceduto quella in medicina –, il 9 luglio 1924 Montanari si laureò anche in giurisprudenza, esaudendo in tal modo un desiderio del padre, con una tesi su «Liberalismo e protezionismo nelle tariffe doganali del 1° luglio 1921».
Il 1° agosto 1921 fu assunto, dapprima in qualità di assistente volontario, poi effettivo nella sezione medica dell’ospedale civile di Faenza diretta da A. Testi. Il 16 ottobre 1924 venne nominato assistente volontario nella clinica medica dell’Università di Firenze diretta da F. Schupfer. Il 17 febbraio 1930 acquisì la libera docenza in patologia speciale medica. Nel 1931 fu nominato primario della sezione medica dell’ospedale civile di Lecce che diresse sino al 1965 assumendone, dal 1933, la direzione sanitaria.
Il nome di Montanari rimane essenzialmente legato alle ricerche sul cateterismo dei vasi sanguigni che egli condusse nella clinica medica di Firenze. Già nel 1881 A. Chauveau e É.-J. Marey avevano ideato delle sonde rigide di metallo che, introdotte nel cavallo vivente attraverso i grandi vasi del collo, erano servite a misurare le variazioni della pressione all’interno della cavità del cuore. Nel 1905 F. Bleichroeder aveva introdotto un catetere nell'uomo, senza controllo radiologico, in una vena del braccio fino alla vena ascellare. Montanari, partendo da questi studi e dopo aver eseguito vari esperimenti sul cane, concluse che il sondaggio venoso era possibile con sonde di gomma flessibile introdotte dalle vene dell’arto superiore, del diametro variabile da 1 a 3 mm, di lunghezza in rapporto a quella dell’animale; che tale sondaggio era innocuo, qualora si seguissero le regole asettiche generali; che non arrecava molestie o dolori, eccetto nella prima incisione della cute e delle parti molli; che esso poteva essere spinto attraverso tutto il torace e l’addome fino all'origine di una delle vene iliache interne a livello della radice degli arti inferiori; che negli animali di grossa taglia poteva raggiungere la biforcazione dell’arteria polmonare, qualora si fosse passati con grande lentezza il tratto intra auricolare cardiaco destro.
Nel proseguire le sue indagini, Montanari sperimentò dapprima la stessa tecnica sul coniglio, con i medesimi risultati ottenuti sul cane, e quindi sul cadavere: giunse così alle conclusioni che questa tecnica avrebbe potuto trovare utile impiego nelle stenosi dei vasi, e in associazione alle metodiche radiologiche avrebbe dimostrato le variazioni del decorso dei vasi, indici di spostamento abnorme dei visceri. Mediante il sondaggio vasale, infine, si sarebbe potuto prelevare sangue nei vari distretti circolatori, utilissimo per le ricerche di laboratorio, nonché immettere sostanze a scopo terapeutico che sarebbero potute arrivare a diretto contatto con l’organo bersaglio (cfr. Il sondaggio dei vasi sanguigni, in Lo Sperimentale. Arch. di biologia normale e patologica, LXXXII [1928], pp. 93-113).
I brillanti risultati ottenuti da Montanari permisero a W. Forßmann, l’anno successivo (1929), di eseguire su se stesso il primo cateterismo atriale destro sotto controllo radiologico. Per queste ricerche Forßmann fu insignito nel 1956 con il premio Nobel, che la stampa italiana dell’epoca stigmatizzò, rivendicando la primogenitura della scoperta a Montanari.
L’attività scientifica di Montanari, tuttavia, non si limitò a tali studi. Di particolare interesse, infatti, risultano quelli relativi all’emolisi e all’agglutinazione (Ricerche su alcune proprietà della bile, in Riv. di clinica medica, XXX [1929], pp. 367-382); Studi sull’autoemoagglutinazione, ibid., pp. 659-679; Sopra una maggiore resistenza alle soluzione ipotoniche degli eritrociti circolanti nei capillari cutanei in confronto a quelli circolanti nelle vene, ibid., XXXI [1930], pp. 705-725; Ricerche sulla resistenza degli eritrociti nell’uomo di fronte alla bile e alla emolisina umana, ibid., pp. 833-853); Ricerche sul potere autoemolitico dei diversi liquidi organici (siero di sangue, liquor, essudati e trasudati) nell’uomo, ibid., pp. 937-963; Ricerca sull’azione esplicata dai liquidi organici sul processo di reversione di emolisi, ibid., XXXIII [1932], pp. 850-863; Ricerche sperimentali sulla azione esplicata dal fegato rispetto al potere del siero di sangue di ostacolare la reversione di emolisi da cloruro di sodio, in Lo Sperimentale. Arch. di biologia normale e patologica, LXXXVII [1933], pp. 327-335). Fu in questa settore che Montanari dimostrò, per la prima volta, il potere agglutinante delle spore microscopiche di lycopodium clavatum, e come esso potesse essere utilizzato a scopo diagnostico in modo utile indipendentemente dal sesso, dall’età e dalla malattia del paziente (Sopra una nuova specie di agglutinazione: la licopodio agglutinazione, in Riv. di clinica medica, XXXI [1930], pp. 1077-1089).
Tali ricerche lo portarono a interessarsi, inoltre, della fisiologia e fisiopatologia della coagulazione (Ricerche sulla coagulazione del sangue. Esposizione sistematica dei metodi proposti per lo studio della coagulazione del sangue, ibid., XXXII [1931], pp. 677-687); Sull’azione che i liquidi organici umani (siero, liquor, essudati e trasudati) esercitano sul processo di coagulazione del sangue, ibid., pp. 799-817; Sopra un metodo per determinare il tempo di retrazione del coagulo, ibid., pp. 843-849; Ricerche sul problema se i liquidi organici umani (siero, liquor, essudati e trasudati) abbiano una azione sul processo di retrazione del coagulo sanguigno, ibid., pp. 884-892; Ricerche sulla coagulazione del sangue. Intorno a un metodo basato sulla ricerca diretta della fibrina e sul tempo minimo, medio e massimo di coagulazione, ibid., pp. 916-925); Sopra le modificazioni indotte nella retrazione del coagulo sanguigno dall’inquinamento e dall’acqua distillata (abolizione o ritardo della retrazione), ibid., XXXIII [1932], pp. 135-143); Sopra il tempo di coagulazione e sulla retrattilità del coagulo del sangue ai diversi livelli circolatori e sopra l’influenza esercitata dal siero di sangue dei diversi livelli circolatori sul tempo di coagulazione e sulla retrattilità del coagulo, ibid., pp. 249-269).
Montanari non cessò di dedicarsi allo studio dei vari gruppi sanguigni e, in un’ottica costituzionalistica, studiò le probabili correlazioni fra essi e il colore dei capelli, la forma del cranio e il sesso (v. I gruppi sanguigni in clinica, ibid., XXX [1929], pp. 724-754). Si inserì e prese posizione nel dibattito su quale fosse il luogo di formazione della bilirubina, sebbene molti studiosi ne asserissero l’origine esclusivamente epatogena: studiò le variazioni nell’alimentazione e, fornendo un contributo sperimentale, dimostrò come nel cane il sangue prelevato dal distretto della vena splenica fosse ricco di bilirubina a differenza di quello prelevato in altre parti del corpo, come ad esempio la vena femorale (si veda: Ricerche su alcune proprietà della bile, ibid., pp. 367-382; e, in collab. con E. Bracaloni, rispettivamente: Le variazioni della bilirubinemia in rapporto con l’alimentazione nell’uomo, ricercate col metodo di Hijmans van der Bergh e quello di Ernst e Föster, ibid., XXXII [1931], pp. 401-412; Ricerche sul luogo di formazione della bilirubina, ibid., pp. 480-488; Intorno al problema della genesi extraepatica della bilirubina. Ricerche sperimentali nel coniglio operato di epatectomia subtotale, ibid., XXXIII [1932], pp. 705-722).
Attento alla semeiotica strumentale e conscio della necessità di trovare un procedimento incruento per la determinazione della pressione arteriosa negli animali da esperimento, propose un suo metodo consistente in una piccola oliva cava di gomma (cm. 5 x 2 ½), comunicante con un manometro a mercurio, posta sull’addome dell’animale in posizione supina in modo da affondarla e impegnarla esattamente nella doccia profonda che presenta in senso mediano longitudinale la faccia anteriore del tratto lombare della colonna vertebrale. L’oliva stessa era applicata subito al di sopra della linea bicrestoiliaca. Mentre si comprimeva l’oliva in senso perpendicolare alla colonna, si determinava ascoltatoriamente la pressione massima e minima con uno stetoscopio a membrana di celluloide applicato a valle del punto compresso (Sopra un metodo incruento per determinare la pressione arteriosa massima e minima nell’aorta del coniglio, ibid., XXXIV [1933], pp. 221-231). In quest'ambito studiò altresì le variazione della pressione arteriosa e capillare in varie condizioni (Sulle variazioni reciproche della pressione arteriosa (massima, media e minima) e capillare nel corso della giornata e in varie condizioni morbose, ibid., pp. 263-288).
Di interesse clinico, invece, le puntualizzazioni su alcuni aspetti della patologia oncologica (Sopra un caso di glioma bilaterale dei talami ottici, ibid., XXVIII [1927], pp. 231-243; L’equilibrio calcio potassio nel carcinoma, ibid., XXX [1929], pp. 78-99; Linfogranuloma a tipo linfosarcomatoso, in La Clinica medica italiana, n.s., LX [1929], in cui avanzò l’ipotesi che in casi particolari il linfogranuloma potesse assumere aspetti clinici e anatomopatologici simili a quelli del linfosarcoma; Sui carcinomi primitivi del fegato (contributo clinico), in Riv. di clinica medica, XXXIII [1932], pp. 283-299, 345-369, 398-418). Gli interessi per le malattie infettive portarono Montanari a studiare alcuni aspetti del micobatterio tubercolare (La presenza e il significato biologico delle forme granulari del bacillo della tubercolosi, ibid., XXVIII [1927], pp. 678-698), e a una revisione dei casi di encefalite epidemica che avevano colpito Firenze fra il 1919 e il 1926 (La sintomatologia e le forme cliniche dell’encefalite epidemica, ibid., XXIX [1928], pp.14-33, 41-81, 255-289, 307-338, in collab. con F. D’Arbe Firenzela). Di Montanari si ricordano, ancora, alcuni studi sull’emoglobinuria parossistica a frigore, che ritenne nel novero dei fenomeni anafilattici (Considerazioni sopra un caso di emoglobinuria parossistica “a frigore”, ibid., XXVIII [1927], pp. 565-576, 587-608); sulle emorragie meningee (Contributo allo studio delle emorragie meningee, ibid., XXIX [1928], pp. 159-185, 220-239); sulla patogenesi e la clinica degli ascessi sottodiaframmatici (Sugli ascessi sottodiaframmatici, ibid., XXXIV [1933], pp. 335-376, 403-417, 475-508); sull’interpretazione della presenza del glucosio in varie zone del corpo (Ricerche sulla distribuzione del glucosio nel sangue dei diversi distretti circolatori, ibid., XXXIII [1932], pp. 14-24); sull’ematochimica in alcune malattie renali (La glicosuria alimentare nelle malattie renali, ibid., XXVII [1926], pp. 677-684) o dopo nefrectomia bilaterale (Ricerche sperimentali e cliniche sull’urea e reazione xantoproteica nel siero di sangue in rapporto alla nefrectomia unilaterale, ibid., XXXII [1931], pp. 949-965).
Dal suo desiderio di correlare l’attività sperimentale a quella clinica nascono due puntualizzazioni. Nella prima descrisse una serie di esperimenti nei conigli ideati per studiare le variazioni glicemiche in rapporto a uno stimolo addominale consistente in una serie di brusche ed energiche compressioni nella zona epigastrica. Lo stimolo determinò un aumento assoluto della glicemia portale e sopraepatica e alla diminuzione assoluta della glicemia aortica e periferica (vene dell’orecchio). Montanari ritenne che lo stimolo provocato determinasse un minore assorbimento di glucosio da parte del tubo gastroenterico e una tendenza a un maggior assorbimento degli organi tributari delle cave (escluso il fegato) o dei polmoni verosimilmente per uno stimolo del sistema nervoso vegetatvo addominale che, in via riflessa, agiva sulla funzione glicoregolatrice dei tessuti (Sopra un riflesso addomino-glicemico dimostrato sperimentalmente, ibid., XXXIV [1933], pp. 136-152). Nella seconda riferì su una serie di ricerche condotta su 142 pazienti con svariate forme morbose nei quali aveva ottenuto il fenomeno midriatico con una compressione leggera in corrispondenza della regione situata lateralmente al margine esterno del trapezio e subito al di sotto della linea curva occipitale superiore. Il fenomeno si dimostrò positivo nei tre quarti dei casi, senza preferenze di sesso, di età, di malattia; mentre si rivelò negativo in pazienti affetti da tabe dorsale e paralisi progressiva, e solo parzialmente in quelli colpiti da malattie sifilitiche (Sopra un fenomeno cervico-midriatico nell’uomo, ibid., pp. 183-211).
L’attività come primario medico a Lecce è solamente attestata da alcuni saggi inerenti a patologie infettive in pazienti ricoverati nel suo nosocomio (Contributo alla cistite da bacillo di Friedländer, in Giorn. di clinica medica, XX [1939], pp. 1402-1411; Discussione sopra un caso di lambliasi con concomitante risentimento colecistico e sintomatologia prevalentemente gastrica, ibid., XXI [1940], pp. 497-514; Leishmaniosi viscerale in giovane donna: parassita extracellulare, leucopenia estrema, amenorrea, ascite, guarigione, ibid., pp. 1044-1054).
Dopo il pensionamento, Montanari soggiornò dapprima a Bologna, poi a Faenza, nella casa avita, dove fu rinvenuto morto, il 17 settembre 1971, da alcuni parenti che si erano recati nella cittadina romagnola per rendergli visita.
Successivi accertamenti necroscopici stabilirono che era deceduto una decina di giorni prima, colto probabilmente da un infarto, forse percepito dal vecchio clinico ch'era stato rinvenuto nel letto con la mano sinistra sul polso destro nell’atto di rilevare le pulsazioni.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale Istruzione superiore, Divisione I: Liberi docenti, Serie II, b. 222; Ibid., Serie III, b. 333; Bologna, Arch. storico dell'Università, Fascicoli degli studenti della facoltà di medicina e chirurgia, ad nomen; W. Baroni, A. M. e il sondaggio cardiovasale, in Proceedings of the XXIII International Congress of the history of medicine… 1972, London 1974, passim; L. Cilla - F. Gabici, A. M. Un Nobel per la medicina scippato a Ravenna, Ravenna 1999; F. Gabici - F. Toscano, Scienziati di Romagna, Milano 2006, pp. 261-264; Il Nobel mancato, in Il Romagnolo, 2006, n. 51, pp.1623 s.