ARRIDEO ('Αρριδαῖος, Arrhidaeus)
Figlio di Filippo II di Macedonia e della larissea Filinna. Alla morte di Alessandro fu proclamato re dalla fanteria, capitanata da Meleagro, ma la cavalleria, comandata dai maggiori generali d'Alessandro, non aderì, e stava per scoppiare un conflitto, quando si escogitò il compromesso che A. fosse proclamato re, col nome di Filippo III, ma dovesse riconoscere come socio di regno il figlio della vedova di Alessandro, la persiana Rossane, se fosse un maschio. Venne affidata la tutela dei re a Cratero, ma gli subentrò Perdicca, che combinò il matrimonio di A. con Adea, discendente da Perdicca III (occorre contare anche il fondatore della dinastia degli Argeadi) e da Filippo II, chiamatasi poi Euridice; quindi, in seguito alla catastrofe di Perdicca in Egitto, assunse la tutela Antipatro. Euridice tentò di sollevargli contro l'esercito, ma inutilmente: Antipatro ricondusse ambedue i re in Grecia. Morto Antipatro nel 319, gli successe nella tutela, per designazione dello stesso Antipatro, Poliperconte; ma, contrastatagli questa dignità da Cassandro figlio di Antipatro, Arrideo per istigazione di Euridice si alleò con Cassandro, che Euridice in nome di A. riconobbe come tutore dei re. Ma Poliperconte, con l'aiuto del re Molosso Eacida, ricondusse Olimpiade, la madre di Alessandro il Grande, in Grecia. L'esercito non ebbe l'animo di andare contro la madre del grande conquistatore, e così A. ed Euridice caddero nelle mani di Olimpiade, che li fece ambedue uccidere nell'autunno del 317.
A. è rappresentato come un deficiente, divenuto tale, secondo una voce forse inverosimile, per un veleno procuratogli da Olimpiade, moglie legittima di Filippo. La sua deficienza può anche essere stata esagerata; ma è indiscutibile che in tutto il periodo dalla sua elezione a re fino alla sua morte, egli non prese alcuna iniziativa; realmente sembra che fosse un balocco nelle mani della moglie Euridice. Infatti sotto l'influsso della moglie egli entrò in relazione con Cassandro, e solo per sua istigazione riconobbe a Cassandro la carica di reggente; ed Euridice era presente perfino sul campo di battaglia, quando, per opera di Poliperconte, Olimpiade dall'Epiro tornò in Macedonia.
Fonti: Plutarco, Alessandro, 87; Arriano, Successori d'Alessandro, 1; Dessippo, fr.1, ecc. Per il resto vedi l'articolo del Kärst in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I, col. 1248. Per la elezione contrastata di A. vedi Diodoro, XVII, 2; per la tutela assunta da Antipatro, Diodoro, XVIII, 39, 3; per le vicende posteriori d'A., fino alla morte, Diodoro, XVIII, 75 segg.; XIX, 11; Giustino, XIV; Pausania, I, 11, 3.
Bibl.: B. Niese, Geschichte der griech. und maked. Staaten, I, Gotha 1893, p. 191 segg.; V. Costanzi, L'eredità politica d'Alessandro, in Annali delle Università toscane, XXXVII (1918), p. 29 sgg; I. Beloch, Griech. Geschichte, 2ª ed., IV, 1 Berlino 1925, pp. 64 segg., 95 sgg., 107 segg.