arrabbiare
. È documentato soltanto in Fiore CLXXXIII 13: l'uccello del bosco, quando è in gabbia, canta sì, ma non appetisce più nessun cibo: ché natura in franchezza l'ha sì miso / che giorno e notte de l'uscirne arrabbia, " desidera rabbiosamente " di uscire, e si irrita di non poterlo fare. Esempi del verbo con uso intransitivo si hanno anche nell'Angiolieri, in Giordano da Pisa, nell'Arrighetto.
Il participio passato, con valore di aggettivo, ricorre soltanto in If XXX 79, riferito alle ombre dei falsatori di persona, che corrono intorno come cani rabbiosi, mordendo i loro compagni di pena.