ARQUATA del Tronto (A. T., 24-25-26)
Comune delle Marche, in provincìa e diocesi di Ascoli Piceno. Il centro capoluogo è situato nel bacino superiore del Tronto, a sinistra del fiume, a 617 m. s. m., in corrispondenza d'un nodo stradale importantissimo, tra il Lazio e l'Umbria, l'Abruzzo e le Marche. Un km. a valle di Arquata le acque del Tronto, incanalate per km. 13.500 e attraverso 21 gallerie, sono condotte alla vasca di carico di Venamartello (m. 626), di fronte ad Acquasanta, ove, con un salto di m. 326, sviluppano 20.000 cavalli di forza, distribuiti ad Ascoli, ad Ancona, ecc.
Il territorio del comune, quasi completamente montuoso, con quote estreme di m. 580 e 2478, abbraccia una superficie di 91,30 chilometri quadrati (89,24 kmq. di superficie agricolo-forestale). Vi si producono legname da costruzione, carbone, che si esporta in Abruzzo e nelle Marche, castagne, che dànno luogo a una notevole esportazione, cereali, uve, bachi. Vi sono ottimi pascoli, frequentati da numeroso bestiame ovino, che alimentano l'industria della filatura della lana.
La popolazione era di 5643 ab. nel 1881, di 6550 nel 1901, di 7227 nel 1921 (popolazione presente 5190 abitanti; vi è una forte emigrazione interna), distribuiti in ben 13 frazioni: Arquata, Borgo, Camartina, Piedilama, Pretara, Vezzano, Pescara, Tufo, Capodacqua, Trisungo, Faete, Spelonca, Colle.
Il centro capoluugo è a 30 km. dalla stazione ferroviaria di Ascoli, a 55 km. dall'Adriatico e a 30 da Norcia (in estate ci si può andare per la bella rotabile del passo di Forca Canepina, m. 1543).
Arquata fu stazione romana sulla Salaria (il Surpicanum di Livio e della tavola Peutingeriana) con i vici ad Martis e ad aquas; forte rocca nell'alto Medioevo, regia terra Arquata potens, contesa tra Ascoli e Norcia, fu ricostruita forse da Giovanna II di Napoli. Nelle Costituzioni Egidiane (v. arcevia) è tra le civitates mediocres.
Bibl.: M. Battistrada, Arquata del Tronto, in Rassegna marchigiana, I (1922-23), pp. 168-77.