ARPOCRATE
. Quando per il tramite d'Alessandria le divinità faraoniche penetrarono nel mondo classico, non mancò naturalmente il suo posto, con Iside e Osiride, ad Horus, il terzo della triade. La religione egiziana aveva distinto Horus giovane da Horus fanciullo, e il primo, anche a causa della natura solare del suo mito, era già stato da Erodoto (II, 144 e Plutarco, De Iside et Os., 21) identificato con Apollo. È solamente del secondo però - l'Horus fanciullo, cioè l'Harpechrat, ‛Αρποχρατης che possediamo una propria iconografia nell'arte greco-romana.
Gli Egiziani, che avevano simboleggiato Horus con lo sparviero, rappresentavano l'Harpechrat come un bambino con un ciuffo di capelli sulla testa rasa - costume dei bambini egizî - e con l'indice della destra sulle labbra, quale gesto naturale dei primi anni.
L'arte alessandrina assume le caratteristiche iconografiche egizie. I primi saggi ci riconducono molto vicino al tipo e alla tecnica egiziana: si può ricordare in proposito una statuetta di terracotta invetriata di Mirina in cui esistono anche dei pseudogeroglifici. Ma ben presto il tipo perde le sopravvivenze formali degli originali egiziani, per diventare piuttosto una variante del tipo allora molto in voga, di Eros, fanciullo paffuto e con ampia capigliatura, generalmente ignudo, talvolta perfino alato, con i simboli del fiore di loto e della mezzaluna sulla fronte e il gesto caratteristico del dito sulla bocca, del quale l'originario significato s'è perduto ed è stato sostituito da quello di "simbolo - dice Plutarco - del silenzio", in relazione ai misteri.
Ben presto nel crescente sincretismo religioso Arpocrate divenne come il tipo del dio fanciullo, e in relazione si accrebbero i suoi attributi: identificato con Eracle, ci appare qualche volta con la clava; imparentato con Dioniso ne assume la nebride, il corno dell'abbondanza, la corona d'edera; riappare talora anche il simbolo originario dello sparviero. I Romani gli aggiunsero talvolta anche la bulla portata solitamente al collo dai bambini.
V'è qualche rappresentazione di Arpocrate al seno di Iside, secondo un tipo che ricorre assai spesso in figurine di basalto, schiettamente egiziane. Arpocrate è molto di frequente riprodotto in gruppo con le altre divinità della triade. Appartiene ad uno di tali gruppi un plinto con le impronte di Serapis-Osiride con Arpocrate poggiato alla clava e Cerbero, rinvenuto a Gortina nel sacello egizio del palazzo del governatore di Creta e Cirene.
Bibl.: G. Lafaye, Hist. du culte des divinités d'Alexandrie, in Bibl. des Écoles franç. d'Athènese et de Rome, XXXIII (1883); E. Mayer, in W. H. Roscher, Lex. d. griech. u. röm. Mvth., I, ii, Lipsia 1886-1890, s. v. Horos.