ARPINO (A. T., 24-25-26)
Gia comune della provincia di Caserta, ora incluso in quella di Frosinone: sito a 450 m. s. m. Ha 10.194 ab., per la maggior parte distribuiti nelle numerose frazioni (12, compreso il capoluogo) o sparsi nel territorio (ha. 5597) La popolazione nell'ultimo cinquantennio è diminuita per la forte emigrazione. Un assai piccolo aumento si ebbe tra il penultimo e l'ultimo censimento (nel 1911, ab. 10.164). Tradizionali sono ivi alcune industrie (le manifatture di lana si ricordano anche per i tempi antichi). Oggi i prodotti agricoli (olio particolarmente, poi vino e frutta) e i maestosi querceti, insieme con le cave di marmo giallo e bianco screziato di rosso, continuano a costituire le sue principali risorse.
Arpino, celebre per avere dato i natali a Mario, il rivale di Silla, a Cicerone e a Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d'Arpino, è ricca di avanzi dell'età preromana e medievale. Poco discosta dalla città è l'acropoli, detta oggi Civitavecchia, che raggiunge i 627 m. s. m. Ambedue sono circondate da grandiose mura ciclopiche dell'età volsca, restaurate nell'età sannitica, poi nell'età romana, e infine nell'età medievale, con l'aggiunta di torri e di porte ogivate, dimostrando così una serie di vicende storiche ininterrotte dall'antichità fino ad oggi.
Arpino (Arpinum) fu infatti dapprima città libera; poi nel 305 a. C. cadde in potere dei Romani, che la tennero per qualche tempo senza il diritto di suffragio, come prefettura; poi dal 188 a. C. fu municipio col diritto di suffragio e tale rimase per tutto l'Impero. Ebbe come suprema magistratura un collegio di tre edili. Nel Medioevo fu più volte saccheggiata dai Longobardi, dai Saraceni e dagli Ungari, finché nel 1215 passò sotto il potere della Chiesa, che ne fece un suo baluardo verso il sud dell'Italia e vi eresse, oltre le nuove mura di cinta, anche numerose chiese, che hanno però scarso interesse artistico; alcune di esse, come quelle di S. Michele e di S. Andrea, contengono pitture del Cavalier d'Arpino. Il castello, che sorge nella parte alta della città, si attribuisce al re Ladislao di Napoli, che l'avrebbe eretto verso il 1409.
L'avanzo più interessante è una porta delle mura ciclopiche, detta Porta dell'Arco, che dava accesso all'acropoli, costruita con blocchi a strati restringentisi verso l'alto in modo da formare un'ogiva di m. 4,20 d'altezza, simile alla porta saracena di Segni. Le mura preromane, tra le più belle d'Italia, sono formate di grossi blocchi di puddinga e di calcare; in antico seguivano un perimetro di circa 3 chilometri e si elevavano fino a 8-10 metri di altezza per oltre 3 di spessore. Anche le mura medievali sono interessanti, con torri quadrate e rotonde e bastioni forniti di casematte, collegati da cammini di ronda. (V. Tavv. CXIII-CXIV).
Bibl.: Corp. Inscr. Lat., X, Berlino 1883, p. 556; Schmidt, Arpinum, eine topographisch-historische Skizze, Meissen 1900; A. Lauri, La villa natale di Cicerone, in Arte e Storia, XXXIII (1914), pp. 169-74, 202-06; C. Conti, Piccola guida di Arpino, Torino [1928].