ARPALO ("Αρπαλος, Harpălus)
Figlio di Macata (αχάτας), alto dignitario macedone. Spalleggiò Alessandro nel conflitto con Filippo; sicché dovette andare in esilio; ma, salito Alessandro al trono, ne fu ricompensato col massimo ufficio accessibile a chi, come lui, per un difetto fisico fosse inabile al servizio militare, quello di tesoriere. Al tempo della battaglia di Isso, fuggì in Grecia, dopo aver commesso un'infedeltà, ma, ritornato ad Alessandro, avendo da lui ottenuto promessa d'impunità completa, fu rintegrato nell'ufficio, divenuto più importante ora che comprendeva la custodia dei tesori del bottino persiano concentrati in Ecbatana. Risiedeva a Babilonia. Durante la spedizione di Alessandro in India, credendo che questi non sarebbe più ritornato, si diede ad accessi di ogni sorta, visse pubblicamente con due etere ateniesi, Pitionica (Πυϑιονίκη) e, dopo la morte di questa, Glicera (Γλψκέρα). consacrò la prima, dopo morta, quale dea, fece tributare onori regali alla seconda.
Cosicché, al ritorno di Alessandro dall'India (primavera 324), credette meglio fuggire per una seconda volta, e con 50 navi, 6000 mercenarî e 5000 talenti d'argento navigò verso l'Attica. Ma, presentatosi una prima volta con la flotta, non fu ammesso per consiglio di Demostene che temeva Alessandro, nel porto di Atene, sebbene A., per aver beneficato Atene di grano, fosse in possesso della cittadinanza ateniese. Ripresentatosi con due sole navi (le altre e i mercenarî aveva lasciati al Tenaro), ma con buona parte delle ricchezze, ebbe libera entrata nel Pireo per opera del magistrato che aveva sotto di sé porti e arsenali, Filocle. Quando, come doveva attendersi, il governo macedone ne richiese l'estradizione, il popolo ateniese, attirato dalla prospettiva dei tesori, prese su proposta di Demostene, un partito medio: diede una risposta dilatoria ai Macedoni e mise sotto custodia A. e i suoi danari. Ben presto venne alla luce che dei 700 talenti denunziati da A. solo 350 erano stati depositati nell'Acropoli, e si diffuse il sospetto che gli altri fossero serviti a corrompere i politici ateniesi, specie Demostene, che fu, insieme con altri, coinvolto in un processo. Intanto Arpalo era evaso e s'era rifugiato in Creta, dove fu ucciso a tradimento da un amico spartano, Tibrone (Θίβρων), che s'impadronì così delle navi e dell'esercito.
Per le vicende giovanili di Arpalo è fonte unica Arriano, Anab., III, 6; per il suo sfarzo dissennato, Ateneo, XIII, 586 c, 594 e -595 d, che attinge al dramma satirico contemporaneo, Agen; per la fuga e la morte, Diodoro, XVII, 108, XVIII, 19. Per la causa arpalica, materiale abbondantissimo nelle orazioni degli avversarî di Demostene, Iperide e Dinarco (di ciò più nell'art. demostene).
Bibl.: Ottimo articolo di Stähelin, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, col. 2397; esposizione completa dei fatti che diedero origine alla causa in Schaefer, Demosthenes, 2ª ed., III, 304.
La data della prima presentazione di A. dinanzi all'Attica è controversa, ma certo estate o autunno 324; A. Körte, in Neue Jahrbücher für das klassische Altertum, 1924, 217; J. Beloch, Griechische Geschichte, 2ª edizione, IV, ii, Berlino 1927, p. 434.