Aronta
Indovino etrusco (la forma latina è propriamente Arruns), personaggio della Pharsalia, non altrimenti noto. Esperto interprete del volo degli uccelli, dei fulmini e delle viscere degli animali, abitava " desertae moenia Lucae " (cioè Lucca). Chiamato con altri auguri a Roma per chiarire il senso di oscuri presagi che avevano atterrito la città, dalle interiora di un toro sacrificato intuì le grandi sciagure che si sarebbero scatenate sull'Urbe, con la guerra civile e la vittoria di Cesare (Phars. I 585-638).
D. ricorda A. appunto tra gl'indovini della quarta bolgia del cerchio ottavo (If XX 46-51); lo dichiara però abitante in una spelonca ne' monti di Luni: il che induce a credere che il poeta leggesse nel suo codice della Pharsalia, anziché ‛ Lucae ', la variante ‛ Lunae ' (cioè Luni), che è largamente attestata e che poteva sembrare avvalorata dall'aggettivo ‛ desertae ', essendo quella città etrusca, sita presso le foci del fiume Magra, ai tempi di D. totalmente scomparsa; meno facilmente spiegabile (ma probabilmente pur sempre riconducibile a lezione particolare del codice usato dal poeta) è il passaggio dai ‛ moenia ' ai monti.
Il Parodi avanza l'ipotesi che Virgilio completi il cenno di Lucano su A. " per suggerirgli ironicamente quello che a lui si conveniva. Non dalle mura di Luni, ma bensì soltanto di lassù, dall'alto della bianca montagna... ": ma pare una forzatura. Il successivo tratto paesaggistico, dei bianchi marmi e dell'orizzonte di cielo e di mare che da quei monti si gode, deriva certamente dalla diretta conoscenza che il poeta ebbe della Lunigiana.
Bibl. - U. Mazzini, Luni, i monti di Luni e Carrara, in D. e la Lunigiana, Milano 1909; E. G. Parodi, La critica della poesia classica nel XX canto dell'" Inferno ", in " Atene e Roma " XI (1908) 183-195, 237-250.