ARONNE (ebraico 'Ahărün, i Settanta 'Αάρων)
Figlio di Amram e di Jochabed, fratello di Mosè e di tre anni maggiore di lui (Esodo, VII, 7), è il personaggio più eminente, dopo Mosè, nella storia dell'esodo degli Ebrei e della dimora nel deserto.
A. appare in primo luogo come subordinato coadiutore e rappresentante di Mosè. Gli fu assegnato da Dio come aiuto specialmente a motivo della favella, che in Mosè era stentata e impedita (Es., IV, 10), mentre in A. era libera e franca (Es., IV, 14); cosicché Dio stesso comanda a Mosè di servirsi di A. come di oratore, sia per comunicare i suoi comandi al popolo israelitico (Es. IV, 16), sia per trattare col faraone egiziano (Es., VII,1-2). Insieme con Mosè, A. si presentò agl'Israeliti oppressi in Egitto, annunziò loro la missione ricevuta da Dio, e Mosè operò dei prodigi per testimoniarla: il popolo prestò fede (Es., IV, 27-31). Fecero altrettanto col Faraone, ma non riuscirono (Es., V segg.). Anche nel castigo delle piaghe egiziane, che scossero il Faraone, A. appare stretto cooperatore di Mosè. Insieme con Hur egli sostenne le braccia di Mosè che pregava, assicurando così agli Israeliti una piena vittoria sugli Amaleciti (Es., XVII, 8-13). Fu uno dei pochi che accompagnarono Mosè sul monte Sinai, mentre a tutto il popolo era stato proibito da Dio d'accostarsi al monte (Es., XXIV): cosicché fu tra i pochissimi che "videro il Dio d'Israele" (XXIV, 10) senza restare annientati dalla sua maestà. Ma poiché la permanenza di Mosè sul Sinai si prolungava, A. cedette alle insistenze del popolo che gli domandava un visibile oggetto di adorazione rappresentante l'invisibile Dio che parlava con Mosè sul monte: percìò fece fondere il vitello d'oro e lo presentò al culto del popolo; della quale azione Mosè, sceso dal monte, attribuì la colpa principale al popolo (Es., XXXII). Tuttavia anche A., insieme con sua sorella Miriam (Maria), dubitò della sovreminenza del fratello Mosè, e mormorò contro di lui: di che fu gravemente ripreso da Dio (Numeri, XII).
A. inoltre appare come primo gran sacerdote e capostipite del sacerdozio ereditario fra gl'Israeliti. La sua elezione a tale ufficio parte da Dio stesso, che ne incarica dell'esecuzione Mosè ordinandogli di rivestire il fratello delle vesti sacerdotali (Es., XXVIII 1-4, 35, 41); le quali prescrizioni, in tutte le loro particolarità (Es., XXIX; Levitico, VIII, 6-9), sono compiute da Mosè dopo la costruzione del Tabernacolo; ivi A. comincia ad esercitare le sue funzioni sacerdotali. Specialmente contro l'esclusività del sacerdozio ereditario di A. avvenne la sollevazione di Core (Num., XVI), punita severamente da Dio stesso; e a conferma di questa esclusività Dio fece più tardi germogliare miracolosamente il solo bastone di A., a preferenza di quelli di altri capi-tribù d'Israele (Numeri, XVII). Poiché A. aveva mancato, insieme con Mosè, di fiducia in Dio, non gli fu concesso di entrare nella terra promessa (Num., XX, 12); di lì a poco, salito insieme con suo figlio Eleazar e con Mosè sul monte Hor, ai confini dell'Idumea, fu spogliato da Mosè delle sue vesti sacerdotali, che vennero indossate da Eleazar, e sulla cima di quel monte, alla presenza di tutto il popolo, A. morì essendo in età di 123 anni (Num., XX, 23-29; XXXIII, 38-39) Il popolo ne fece lutto per trenta giorni.
Nel Nuovo Testamento il sacerdozio di A. è confrontato con quello di Cristo: cfr. Ebrei, VII, 11 segg.; V, 4; IX, 4.
Menzionato parecchie volte nel Corano sotto la forma Hārūn, è classificato dai musulmani fra i profeti al pari di molti altri personaggi biblici; il suo nome, benché non molto di frequente, è usato nell'onomastica dei popoli musulmani.
Bibl.: Per i commenti all'Esodo ed agli altri libri del Pentateuco, vedi pentateuco; inoltre, per le opere sulla religione (con particolare riguardo al sacerdozio) e la storia degli Ebrei, vedi ebrei; e Ort, in Theologisch Tijdschrift, XVIII (1884), pp. 289-335; Westhphal, in Zeitschrift für Alttestamentliche Wissenschaft, XXVI (1906), pp. 201-230.