ØVERLAND, Arnulf
Poeta norvegese, nato a Kristiangund il 27 aprile 1889, forse il più grande della generazione che si è formata tra le due Guerre mondiali in un'atmosfera di pessimismo precoce e di deserto negativismo.
Nelle prime liriche (Den ensomme Fest, La festa solitaria, 1911; De hundrede Violiner, I cento violini, 1912) già si sente, frammisto ai modi decadenti, un profondo accento personale che risuona poi più distinto e potente nella contrapposizione tra il suo individualismo e il credo politico collettivistico che egli accetta, pur interpretandolo a suo modo (Advent; Brød og Vin, Pane e vino, 1919). Dalle poesie polemiche ed agitatorie (Berget det blaa, Quella montagna azzurra, 1919) di scarso valore artistico, Ø. è passato a cantare la figura dell'anarchico solitario che si ribella a ogni statica legge della vita, ma senza retoriche pose di superuomo (Hustavler, Le tavole della legge, 1929). Molto inferiore alla lirica è la produzione prosastica di Ø. (fra le novelle Gud plantet en have, Dio piantò un giardino, 1931; i drammi: Venner, Amici, 1917: Gòv mig ditt hjerte, Dammi il tuo cuore, 1930), in cui il proposito didattico offusca spesso la nitidezza del motivo artistico.