GARBORG, Arne
Poeta norvegese, nato a Time il 25 gennaio 1851, morto a Oslo il 14 gennaio 1924: il maggiore fra gli scrittori norvegesi in Landsmaal (v. norvegia: Lingua; aasen, ivar). Figlio di contadini, cresciuto in un ambiente semplice e severamente pietista, maestro di scuola, poi giornalista; dopo aver militato nelle file dei fedeli alla tradizione, si entusiasmò per le nuove idee - positivismo in filosofia, radicalismo in politica, naturalismo in arte - rappresentate dal Brandes. Passò così a poco a poco dal realismo spontaneo dei primi romanzi (Ein Fritenkjar, Un libero pensatore, 1878; Bondestudentar, Studenti contadini, 1883; Forteljingar og sogur, Racconti e leggende, 1884: particolarmente il secondo è interessante per l'analisi psicologica del protagonista in cui è riassunta molta esperienza personale del G. stesso) a un verismo che fu tanto più spinto quanto meno rispondeva in realtà alla sua natura: il romanzo Mannfolk (Uomini, 1886), con l'ingenuità della sua polemica e con la sua crassezza di particolari, costituisce il pendant a Fra Kristiania Bohemen di Jaeger; un secondo romanzo Hjaa ho mor (Presso la madre, 1889) è, nella sua brutalità di tono ugualmente convenzionale; come il dramma Uforsonlige (Irreconciliabile, 1888), di manifesta tendenziosità politica; le pagine artisticamente più sincere sono quelle dei Kolbotnbrev (Lettere da Kolbotn, 1890), con fresche visioni di paesaggio. Il primo segno di un ritorno al tono spontaneo della sua arte fu il romanzo Trætte Mænd (Anime stanche, 1891), dove il decadentismo allora in voga è posto come problema psicologico; il romanzo Fred (Pace, 1892) presenta già quell'ispirazione religiosa che doveva poi caratterizzare i versi lirico-narrativi delle raccolte Haugtussa (1895), I Helheim (1901), le poetico-filosofiche meditazioni di Løraren (Il maestro, 1896), Jesus Messias (1906), Dm bortkomne Messias (Il Messia perduto, 1908), Heinkomin son (Il figlio ritornato, 1908). Il capolavoro è Den bortkomne Faderen (Il padre perduto, 1899), in quest'opera troviamo frammenti di prosa lirica, che sono fra i più belli della letteratura norvegese, ispirati a una schietta religiosità aconfessionale.
Fra le opere minori, oltre un buon saggio critico su Jonas Lie (1893), alcune lettere (Knudaheibrev, 1904) sul problema sociale, due raccolte di saggi e articoli (Politik, 1919; Straumdrag, 1920), una scelta del Panciatantra (1921), una traduzione dell'Odissea (Odyssenskvødet, 1918), merita particolar rilievo la sua opera critica, polemica, didattica per la diffusione del Landsmaal (v. i saggi: Vor Sprogudvikling, "L'evoluzione della nostra lingua"; Vor Selvstøndighedskamp, "La nostra lotta per l'indipendenza"; Norske Embedsmønner, "Impiegati norvegesi,, Lesebok for högre skular, con Mortenson, ecc.; e gli articoli polemici nel giornale Den 17. Mai, tutti in Landsmaal). La moglie Hulda G. Bergersen (nata nel 1862), anch'essa scrittrice, autrice di libri sul problema della donna (Kvinden skabt af Manden, "La donna creata dall'uomo" I904; Fru Eva's Dagbok, "Il diario della signora Eva") pubblicò dopo la sua morte un suo Dagbok (Diario intimo) 1905-1923 (voll. 6, Oslo 1924-27).
Ediz.: Skriftir i Samling, Cristiania 1908-09.
Bibl.: E. Lie, A. G., Cristiania 1914: J. Mortensson, A. G., Oslo 1924; G. Brandes, Essays, in Samlede Voerser. Cfr. inoltre i tre fascicoli dedicati al G. dalla rivista Syn og Segn, 1911, 1921, 1924.