GUERRINI, Arnaldo
Nacque a Ravenna l'8 febbr. 1894 da Primo e da Assunta Raffaeli. Studente delle scuole tecniche cittadine, fu attratto dalle vicende politiche e aderì al Partito repubblicano italiano (PRI), divenendo segretario della federazione giovanile di Ravenna. Ai primi di aprile del 1914 partì volontario con la Legione garibaldina che combatté al fianco dell'esercito francese contro i Tedeschi nelle Argonne. Nel giugno 1915, in seguito all'entrata in guerra dell'Italia, rientrò a Ravenna per arruolarsi nel 28° reggimento fanteria, nelle cui file partecipò agli eventi bellici; nel 1917 sul fronte del Carso fu ferito e decorato al valor militare.
Nel dopoguerra il G. s'impegnò nell'organizzazione sindacale ricoprendo, dal 1919 al 1922, la carica di segretario dell'Unione italiana del lavoro (UIL) di Lugo e di Rimini e quindi del sindacato birocciai di Ravenna. Di fronte all'insorgere dello squadrismo fascista assunse una posizione di netta intransigenza, entrando in conflitto con la maggioranza del PRI ravennate, che il 28 luglio 1922 firmò un accordo con i fascisti. Il G. e gli altri esponenti intransigenti vennero estromessi dal gruppo dirigente del partito e furono costretti a riparare a Cesena.
La considerazione che il fascismo aveva vinto anche grazie agli errori e alle divisioni delle forze di sinistra lo indusse a impegnarsi per dare vita a un nuovo movimento repubblicano-socialista in grado di condurre un'efficace opposizione.
Tali caratteri il G. riscontrò nel movimento clandestino Italia libera, fondato nel 1923, al quale decise di aderire divenendone l'attivo organizzatore in Romagna. Tra il gennaio 1923 e l'ottobre 1924 il G. scrisse, firmandole con lo pseudonimo Mario Rossi, una serie di corrispondenze per La Voce repubblicana nelle quali denunciava le violenze e le sopraffazioni dei fascisti locali.
Benché strettamente sorvegliato (il 30 sett. 1924 il prefetto di Ravenna lo segnalava "elemento fra i più faziosi e tenaci") il G. approfittò dei continui viaggi, che aveva modo di effettuare come rappresentante di una compagnia di assicurazioni, per mantenere i contatti con gli antifascisti romagnoli, riuscendo anche a stabilire collegamenti tra questi e gli esuli repubblicani in Francia.
L'11 sett. 1926 il G. subì un'aggressione squadrista e venne ferito alla testa; due mesi dopo, il 19 novembre, fu arrestato a Bologna. Condannato a cinque anni di confino, fu inviato nell'isola di Lipari, dove ebbe occasione di stringere legami con M. Angeloni, G. Dolci, P. Fabbri, E. Lussu, F. Nitti e U. Pagani. Nel dicembre 1927 il G. venne liberato, beneficiando del condono concessogli in considerazione del suoi trascorsi di volontario e del cattivo stato di salute. Il 7 sett. 1928 fu nuovamente arrestato a Milano per aver tentato di far pervenire una lettera a N. Baldini e a F. Schiavetti, fuorusciti in Francia. Deferito al tribunale speciale per la difesa dello Stato per "menomazione del prestigio italiano all'estero", il 26 genn. 1929 fu condannato a quattro anni e otto mesi di carcere, che scontò nei reclusori di Montelupo Fiorentino, Sulmona e Roma prima di essere liberato nel 1932 per amnistia. La scarcerazione mise subito il G. nelle condizioni di riprendere le fila del movimento antifascista in Romagna, giovandosi dei contatti intessuti durante il confino con esponenti del movimento Giustizia e libertà. Tra il 1933 e il 1935 il G., profittando sempre della libertà di movimento legata al suo lavoro di assicuratore, si fece promotore di varie riunioni a Coccolia, Pilastro, San Pietro in Trento, Cervia, Lugo e Cotignola. Dopo aver respinto la proposta di espatrio, pervenutagli dai fuorusciti repubblicani di Parigi, il G. estese il suo raggio d'azione (intanto era divenuto rappresentante di una ditta bolognese di elettrodomestici) all'Italia centrale e settentrionale. Nel 1935 incontrò a Milano C.L. Ragghianti, con il quale stabilì un intenso rapporto di amicizia e di collaborazione politica.
Tanto Ragghianti quanto U. La Malfa resero testimonianza circa l'apporto rilevante dato dal G. alla creazione di un vasto e organizzato movimento antifascista. "A lui si deve principalmente se, negli anni tra il 1936 e il 1940, la rete nazionale che fu poi la base per la costituzione del Partito d'az[ione] si formò in maniera capillare e regolare, comprendendo gruppi che andavano da Fidenza a Macerata, da Firenze a Genova, da Ancona a Milano, dalla sua Ravenna a Livorno e Roma" (Contini Bonacossi - Ragghianti Collobi, p. 338).
Tuttavia il G. non aderì al Partito d'azione (Pd'A), poiché non ne condivideva la piattaforma programmatica espressa nei famosi "Sette punti". Le istanze liberaldemocratiche portate avanti dal Pd'A erano infatti difficilmente conciliabili con la caratterizzazione classista del movimento repubblicano-socialista guidato dal G. e da N. Baldini, che nel febbraio 1943 si costituì in Unione dei lavoratori italiani (ULI). Malgrado ciò, gli azionisti più vicini alle posizioni dell'ULI da una parte e il G. dall'altra non rinunciarono alla prospettiva di una fusione o anche di un'intesa tra le due forze politiche.
Dopo essersi liberati delle pregiudiziali ideologiche ("è necessario che ciascuno di noi si tenga in corpo, per proprio conto, e Croce, e Marx, e Mazzini, e Cristo, e il resto") gli aderenti alle due organizzazioni avrebbero potuto, secondo il G., ritrovarsi nella comune condivisione del Manifesto di Ventotene di E. Rossi e A. Spinelli (Morigi, p. 36).
I tentativi di mediazione del G. non ebbero successo e il 12 luglio 1943 egli venne tratto in arresto dall'OVRA e rinchiuso nel carcere di Ferrara, rifiutando, dopo il 25 luglio, di essere liberato perché dal provvedimento di scarcerazione erano stati esclusi i detenuti comunisti. La nuova situazione determinata dalla caduta di Mussolini segnò per l'ULI l'inizio di un processo di scollamento tra la componente repubblicana e quella socialista, inclini a rientrare nei ricostituiti partiti d'origine. Nello stesso tempo il primo congresso clandestino del Pd'A (Firenze, 3-5 sett. 1943), al quale il G. prese parte come osservatore, faceva registrare il ridimensionamento della tendenza liberaldemocratica.
Questa novità fu salutata con favore dagli ormai pochi militanti dell'ULI che, l'8 settembre, si ritrovarono in un convegno clandestino a Lugo per dar vita al Partito italiano del lavoro, proclamando la necessità di una stretta intesa con il Pd'A. Ben presto però questa nuova formazione politica finì sotto il controllo di un ristretto gruppo dirigente, che, ribaltando le indicazioni del G., si pronunciò per l'astensione dalla lotta armata contro i nazifascisti.
Per proseguire nella difficile opera di ricucitura tra le varie tendenze in cui si era frantumato il movimento romagnolo, il G. si esponeva intanto a gravi rischi. Il 5 genn. 1944, nel corso di una riunione a Ravenna, venne arrestato insieme con gli altri partecipanti, che furono poi rilasciati. Il G. fu invece trasferito a Bologna, consegnato alle SS tedesche e da queste sottoposto a maltrattamenti e sevizie che resero necessario il suo ricovero in ospedale, prima a Bologna poi a Cervia, e quindi a Ravenna, dove morì l'8 luglio 1944.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Casellario politico centrale, b. 2576, f. 19859; Faenza, Centro studi storici e politici del PRI dell'Emilia Romagna, Archivio Renato Schinetti, serie onomastica, b. 1, A-L, Guerrini, Arnaldo; A. Spallacci - M. Angeloni, A. G., Roma 1945; S. Contini Bonacossi - L. Ragghianti Collobi, Una lotta nel suo corso, Venezia 1954, ad ind.; L. Gaudenzi, L'esempio di G., in Ravenna una capitale, Bologna 1965, pp. 343-346; L'Emilia Romagna nella guerra di liberazione, I, II, IV, Bari 1975-76, ad indices; S. Gnani, I repubblicani ravennati di fronte al fascismo (1919-1925), Ravenna 1976, ad ind.; E. Santarelli, I repubblicani forlivesi negli anni tra le due guerre mondiali: fascismo, antifascismo, Resistenza (1919-1945), s.l. [ma Faenza] 1977, ad ind.; S. Gnani, Da movimento armato a partito politico. I repubblicani ravennati dal 1926 al 1946, Faenza 1979, ad ind.; Id., A. G. Note biografiche, in Archivio trimestrale, V (1979), 3, pp. 401-408; A. Dal Pont - S. Carolini, L'Italia dissidente e antifascista, I, 1927-1931, Milano 1980, p. 362; S. Fedele, I repubblicani di fronte al fascismo (1919-1926), Firenze 1982, ad ind.; G. De Luna, Storia del Partito d'azione 1942-1947, Milano 1982, ad ind.; A. Dal Pont - S. Carolini, L'Italia al confino 1926-1943, III, Milano 1983, p. 995; M. Morigi, A. G.: note biografiche, documenti e testimonianze per una storia dell'antifascismo democratico romagnolo, s.l. [ma Ravenna] 1989; Il movimento operaio italiano. Diz. biografico, II, s.v.; Enc. dell'antifascismo e della Resistenza, II, s.v.; A. Albertazzi - L. Arbizzani - N.S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel Bolognese (1919-1945), III, Diz. biografico D-L, Bologna 1986, sub voce.