DELLO SBARBA, Arnaldo
Nato a Volterra (prov. di Pisa) il 12 ag. 1873 da Cherubino e da Ida Veroli, legò la sua notorietà alla lunga ed a tratti intensa attività parlamentare svolta dal 1912al 1924nel gruppo dei socialisti riformisti.
Nel 1894, studente di giurisprudenza, era già noto alle autorità quale "uno dei più attivi propagandisti delle idee socialiste non solo in Volterra, ma anche in alcuni comuni del circondario", come lo descrive una nota del prefetto di Pisa dell'agosto di quell'anno. "Giovane d'ingegno svegliato, - seguita la nota - di bello aspetto, di parola facile, è uno degli allievi più affezionati al prof. Enrico Ferri, delle idee del quale il Dello Sbarba è entusiasta. Scrive non di rado sui giornali avanzati ed i suoi articoli violenti costituiscono sempre un eccitamente all'odio fra le classi. t quindi individuo pericoloso; ma non può ritenersi socialista d'azione" (era infatti direttore, nel 1894, del Martello, settimanale socialista di Volterra, e nel 1901 collaborava al Lavoratore, settimanale pisano). Col tempo avrebbe di molto moderato carattere e posizioni politiche, tanto che nel settembre 1911 un'altra nota prefettizia lo descriveva quale persona "d'indole mitissima e moderata, incapace di commettere azioni o d'istigare gli altri alla ribellione od alla disubbidienza delle leggi".
Eletto consigliere provinciale del mandamento di Piombino nel novembre 1908, fu candidato socialista alla Camera nel 1909 nel collegio elettorale di Lari, ma prevalse il candidato monarchico Emilio Bianchi. Alla morte di quest'ultimo il D. - che nel 1910 si era trasferito a Pisa col suo studio legale - venne ripresentato ed eletto; prestò giuramento il 22 febbr. 1912 (intanto nel 1909 collaborava al Viandante e nel 1910 era divenuto proprietario del settimanale di Pisa La Rinascita). Non particolarmente significativa in un primo periodo la sua attività parlamentare, attenta in special modo ai problemi della sua zona, vennero via via emergendo ampi dissensi tra lui e la direzione del partito socialista e del gruppo parlamentare. A seguito del XIII congresso del partito (Reggio Emilia, luglio 1912) abbandonò il gruppo parlamentare socialista, accostandosi alle posizioni dei deputati riformisti (L. Bissolati, I. Bonomi, A. Cabrini, ecc.). Per le elezioni del 1913 la direzione socialista propose una formula conciliativa onde permettere la sua candidatura a nome di tutto il partito, ma il D. rifiutò la mediazione, trovandosi così a dover competere con un candidato socialista e uno monarchico. La sua campagna elettorale fu rivolta principalmente ai ceti medi rurali e fu improntata alla difesa della piccola proprietà che, sosteneva il D., avrebbe dovuto essere "salvaguardata e non combattuta dal socialismo, nonostante il vecchio logoro postulato marxista in proposito". Fu così rieletto deputato per la XXIV legislatura.
Interventista, allo scoppio della guerra fece parte del gruppo parlamentare della Sinistra interventista. Nel 1918 fu presidente del gruppo di lavoro parlamentare per la revisione della legislazione sulla cooperazione e commissario della giunta parlamentare per il regolamento interno. Rieletto alla Camera nel 1919, assurse a cariche governative di rilievo: fu sonosegretario di Stato per le Terre liberate nel governo Nitti e per la Giustizia ed il culto nel governo Giolitti. Rieletto nel 1921, divenne finalmente ministro per il Lavoro e la previdenza sociale nei due governi Facta del 1922.
Fu un ministero particolarmente travagliato, in cui il D. non riuscì a fronteggiare le pressioni padronali e fasciste che si andavano scatenando nel campo dei rapporti sociali. Valgano per tutti due esempi desunti dal carteggio del ministro: i fatti di Molinella (settembre-agosto) in cui il governo non riuscì a sbloccare la serrata padronale ai danni della manodopera socialista (serrata attuata in accordo con i fascisti al fine di strangolare l'associazionismo ed il collocamento socialisti) e le pressioni delle associazioni agrarie, che il D. almeno in parte subì, tendenti a modificare sostanzialmente i decreti legge sulla previdenza sociale dei lavoratori agricoli.
Non risulta del resto che il D. fosse particolarmente consapevole delle trasformazioni politiche in corso, ed è addirittura incerta la sua partecipazione alla drammatica seduta del Consiglio dei ministri del 22 ottobre in seguito alla quale il governo chiese al re la promulgazione dello stato d'assedio.
Col primo governo Mussolini l'attività parlamentare del D. (che risulta legato alla massoneria) fu, naturalmente, di molto ridimensionata. Continuò a far parte della commissione parlamentare delle Comunicazioni e non ripresentò la propria candidatura nelle elezioni del 1924. Non fu, per questo, risparmiato dai fascisti che nel dicembre di quell'anno invasero e saccheggiarono la sua abitazione.
Mantenne in seguito un oatteggiamento indifferente" nei confronti del fascismo e nel 1929 fu esentato dalla vigilanza di polizia. Non partecipò più alla politica attiva e visse sempre a Pisa svolgendo l'attività di procuratore legale. Nel dopoguerra divenne presidente della Cassa di risparmio di Pisa e della Società immobiliare pisana, nonché consigliere dell'Istituto di credito agrario per la Toscana.
Il D. morì a Pisa il 28 genn. 1958.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Casellario politico centrale, b. 1695, ad nomen; Ibid., Carteggi personali, b. A. Dello Sbarba; Atti parlamentari, Camera, Discussioni, legislature XXIII, XXIV, XXV, XXVI, ad Indices; F. Turati-A. Kuliscioff, Carteggio, a cura di F. Pedone VI, Torino 1977, pp. 510 s.; G. Vaccaro, Panorama biogr. d. Italiani d'oggi, I, Roma 1956, p. 508; Ente per la storia del socialismo e del movimento operaio italiano, Periodici, I-II, Roma-Torino 1956, ad Ind.;F. Manzotti, Il socialismo riformista in Italia, Firenze 1965, pp. 24, 59, 167, 172, 180, 187, 196, 199, R. De Felice, Mussolini il fascista, I, Torino 1966, ad Ind.; Storia del Parlamento italiano, XII, a cura di D. Novacco, Palermo 1967, ad Ind.; G. F. Venè, La lunga notte del 28 ott. 1922, Milano 1972, ad Ind.; A.A. Mola, Storia della Massoneria italiana dall'Unità alla Repubblica, Milano 1976, ad Indicem; M. Degl'Innocenti, Storia d. cooperazione in Italia 1886-1925, Roma 1977, p. 357;Ente per la storia del socialismo e del movimento operaio ital., Attività parlamentare dei socialisti ital., IV-V, Roma 1979-1982, ad Indices; Il movimento operaio ital. Diz. biogr., II, p. 205.