ALBERTINI, Arnaldo
Nato a Muro (Baleari) il 21 febbr. 1480, abbracciò lo stato ecclesiastico e si addottorò in diritto canonico a Pavia l'11 ott. 1509. Canonico della cattedrale di Maiorca dal 19 ott. 1510, la sua solida preparazione canonistica gli fruttò ampi riconoscimenti, particolarmente nel concilio di Valenza del 1517, e vari benefici ecclesiastici. Fu inquisitore di Maiorca e, dal 1527, di Valenza, finché, nominato il 12 sett. 1534 vescovo di Patti, si trasferì in Sicilia, dove assunse la carica di inquisitore generale del Regno. Inizialmente in buoni rapporti col viceré Ferrante Gonzaga, in assenza di questo, impegnato in una spedizione contro i Turchi, e per suo incarico, tenne la presidenza del Regno dall'agosto 1538fino agli inizi del 1539. Poco dopo, però, la sua politica, tendente a rafforzare ed ampliare i privilegi del Sant'Offizio (in particolare si sforzò di ottenere la riconferma di alcuni importanti privilegi sospesi da Carlo V nel Parlamento del 1535), determinò vivaci contrasti col potere vice-reale. Il più grave incidente insorse nel 1540, quando l'A. lanciò, il 16 ottobre, la scomunica contro i giudici della R. Gran Corte, che avevano proceduto contro un familiare del Sant'Offizio. Altri incidenti con i tribunali regi insorsero nel 1541 e nel 1542, finché il Gonzaga riuscì a farlo allontanare dall'ufficio di inquisitore (16 dic. 1543).
Trovatosi a fronteggiare la prima consistente penetrazione luterana nell'isola, l'A. reagì violentemente: il 30 maggio 1542 mandò sul rogo la prima vittima luterana dell'Inquisizione siciliana, il frate del terz'ordine di S. Francesco di Paola Perruccio Campagna; il 23 genn. 1543 stabilì con un editto una ferrea censura su tutte le pubblicazioni stampate o introdotte nell'isola; il 21 ott. 1543 organizzò a Palermo un altro auto da fé. Non mancò di perseguitare anche i numerosi Greci residenti in Sicilia, che, nel 1542, minacciarono di abbandonare l'isola in massa.
Di notevole interesse l'attività svolta nella diocesi di Patti, dove convocò nel 1537 un sinodo, i cui atti, pubblicati forse nel 1538, risultano ora introvabii. L'importanza comunque delle costituzioni sinodali dell'A, consiste nel fatto che esse furono quasi tutte pienamente riconfermate nei sinodi diocesani del 1567 e del 1584, cioè dopo il concilio di Trento.
Dotto canonista, s'interessò, però, particolarmente ai problemi della definizione formale dell' eresia. Delle sue numerose opere ci restano: Tractatus seu quaestio de secreto, quando debeat aut non debeat revelari..., Valentie 1528 (2 ediz., ibid. 1534); Repetitio nova sive commentaria rubricae et c. j. de hereticis,Valentie 1534 (ristampato in Repetitionum ad sextum decretalium librum, V, Venetiis 1587, cc. 326v-411r); Tractatus solemnis et aureus... de agnoscendis assertionibus catholicis et haereticis,Panormi 1555 (e poi Venetiis 157 I, Romae 1572, Venetiis 1584).
Morì a Patti il 7 ott. 1544.
Bibl.: J. M. Bover, Biblioteca de escritores baleares,I, Palma de Mallorca 1868, pp. 9-13; N. Giardina, Patti e la cronaca del suo vescovato, Siena 1888, pp. 122-125; G. Capasso, Il governo di Don Ferrante Gonzaga in Sicilia dal 1535 al 1543,in Arch. stor. siciliano,n.s., XXXI (1906), pp. 57, 58, 394-398; F. G. Savagnone, Concili e sinodi di Sicilia,Palermo 1910, pp. 132-135; C. A. Garufi, Contributo alla storia dell'inquisizione di Sicilia nei secc. XVI e XVII,Palermo 1920, pp. 104-108, 200 s; G. van Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica..., III, Monasterii 1923, p. 266; J. F. v. Schulte, Die Geschichte der Quellen und Literatur des canonischen Rechts,III, 1, Graz 1956, p. 713.