ARMANNINO da Bologna
Figlio di Tommasino di Armannino, notaio e dettatore bolognese autore di una Ars dictandi dal titolo Microcosmus, dovette nascere prima del 1260, se fin dal 1285 lo vediamo comparire come testimone in atti pubblici. Dal 1297 gli è attribuito il titolo di iudex nei documenti che lo riguardano ed è quindi probabile che poco prima (tra il 1295 e il 1297 presumibilmente) compisse il corso degli studi legali. Tra il 1297 e il 1299 dimorò a Viterbo per un periodo di tempo imprecisabile, forse come giudice al seguito di qualche podestà. Dopo essere stato ammogliato con una Antonia, si risposò con Pellegrina di Ruggero Foscardi nel maggio 1299. La sua dimora rimase Bologna (anche se il suo ufficio di giudice poté portarlo temporancamente altrove) almeno fino al 1310, anno nel quale comprava un podere con case e annessi per la somma di 558 libbre di bolognini: il che dimostra che aveva raggiunto una condizione di notevole agiatezza. Dal 1320 lo troviamo a Fabriano, dove giunse come a luogo di riposo dopo "avere sostenuto gravi disagi di lungo tempo" (così si esprime egli stesso nel prologo della Fiorita);qui ebbe l'ufficio di notaro, essendo podestà di quel Comune Tommaso di Albergato de' Chiavelli e giudice Gerolamo Fiorani da Iesi. A Fabriano scrisse la Fiorita terminandola nel 1325 (come attestano quasi concordemente i manoscritti) e dedicandola a Bosone da Gubbio. È ignota la data della sua morte.
La Fiorita, di cui non sono stati ancora editi che singoli brani, ebbe larga diffusione nel Trecento e nel Quattrocento. Essa è una vasta raccolta storico-leggendaria, che va dalla creazione del mondo ai fatti di Tebe, di Troia, d'Enea, fino a un breve accenno alla Tavola Rotonda. Nel prologo l'autore indica le sue fonti nelle opere "de' poeti e di savi parlatori e Josepho Josue Moise Josia Petro li quali furono isponitori della Bibbia, e di Vergilio Istazio Homero e Lucano poeti, e di Terenzio Boezio Orazio Isidoro Cassiodoro profeti e recitatori delle cose latine greche ebraiche ecc." e altrove cita Ovidio e i libri di Ditti e Darete sulle storie di Troia. Spesso allude a passi della Divina Commedia, soprattutto per chiarirne il contenuto. Tutti questi materiali sono organizzati in trentatré "conti" e da ogni "conto" la Fiorita, cioè la Poesia personificata, che spinge l'autore a intraprendere il suo lavoro, trae le conclusioni e gli insegnamenti morali e religiosi. L'opera è redatta in prosa con solo qualche brano in versi.
Bibl.: G. Mazzatinti, La Fiorita di Armannino giudice, in Giornale di Filologia Romanza, III(1881), pp. 1-51; G. Zaccagnini, Per la storia letteraria del Duecento, in Il Libro e la Stampa, VI (1912), pp. 113-160 (a pp. 126 s. si parla di Tommaso di Armannino padre dell'autore della Fiorita);Id., Notizie ed appunti per la storia letteraria del secolo XIV, in Giorn. stor. d. letter. ital.,LXV (1915), pp. 334-339; Id., Poeti e prosatori delle origini. Spigolature d'archivio,in Giornale dantesco, XXVIII(1925), p. 173. Per le parti edite della Fiorita o di suoi rifacimenti: G. Mazzatinti, cit., p. 5; Id., Inventario dei manoscritti italiani delle Biblioteche di Francia, II,Roma, 1887, pp. 11-13; E. Gorra, Testi inediti di storia troiana, Torino 1887; E. Minozzi, Dalla "Fiorita" di Armannino giudice, Padova 1893; P. Savi Lopez, Storie tebane in Italia, Bergamo 1905; A. Medin, Una redazione abruzzese della "Fiorita" di Armannino, in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere e arti, LVII, parte 2 (1917-1918), pp. 487-547. Sulla duplice redazione della Fiorita v. E. G. Parodi, I rifacimenti e le traduzioni italiane dell'"Eneide" di Virgilio prima del Rinascimento, in Studi di filologia romanza, II (1887), pp. 101-130; Id., Le storie di Cesare nella letteratura italiana dei primi secoli,ibid., IV (1889), pp. 431-458.