TROVAJOLI, Armando
– Nacque a Roma il 2 settembre 1917 da Italiano e da Angela Petrucci.
Si avvicinò alla musica all’età di cinque anni grazie al padre, che suonava il violino in orchestre romane specializzate nell’accompagnare i film muti. Abbandonato il violino per il pianoforte, scoprì il jazz attraverso i dischi di Duke Ellington e di Teddy Wilson. Nel 1932, quando il padre, per una grave malattia, non fu più in grado di sostenere la famiglia, il ragazzo quindicenne iniziò a suonare come pianista jazz nei locali di Roma. Negli anni seguenti l’attività musicale lo portò a Milano, dove si inserì nelle orchestre di Carlo Minari e di Sesto Carlini; in seguito si esibì alla Capannina di Forte dei Marmi con l’Orchestra di Pino Moschini. Nel 1940 dovette partire militare in Albania e in Grecia. Tornato in Italia, grazie all’interessamento di Giulio Razzi, iniziò a lavorare all’EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche), nella trasmissione Il club del ritmo. La jazz band da lui guidata proponeva un jazz basato sull’improvvisazione, che faceva da contraltare agli arrangiamenti per orchestra di Piero Piccioni. Nello stesso periodo Trovajoli si dedicò allo studio del pianoforte classico, sotto la guida di Libero Barni, diplomandosi con il massimo dei voti e la menzione speciale nel 1948 presso il Conservatorio di Santa Cecilia in Roma.
Nel 1949 rappresentò l’Italia al Festival international del jazz di Parigi accompagnato da Gorni Kramer al contrabbasso e Gil Cuppini alla batteria, suonò nella Salle Pleyel e poté conoscere numerosi esponenti di spicco del jazz statunitense, come Charlie Parker, Miles Davis, Max Roach e Toots Thielemans. Con il suo stile pianistico discreto ed elegante venne riconosciuto come una delle personalità più rilevanti del jazz europeo. Pur anteponendo il jazz alla carriera di concertista classico, nel 1952 eseguì il Concerto in fa e Rhapsody in blue di George Gershwin a Roma (alla basilica di Massenzio), Palermo e Napoli. Nello stesso anno, assieme a Piccioni, compose le musiche per la trasmissione radiofonica Eclipse, dove il pianoforte jazz era inserito in sofisticati arrangiamenti orchestrali. Nel 1953 partecipò al Festival della canzone italiana di Sanremo, proponendo arrangiamenti assai ricercati e avanzati. La pretesa rivalità tra la sua orchestra e quella, più tradizionale, di Cinico Angelini trovò ampio riverbero nella cronaca e segnò un momento di trasformazione stilistica nella canzone italiana. Nel 1956 Trovajoli fondò a Roma l’Orchestra jazz della RAI, radunando alcuni tra i migliori solisti della scena nazionale.
A partire dagli anni Cinquanta, in parallelo con l’attività concertistica e le collaborazioni per radio e televisione, avviò una lunga e fortunata carriera di compositore per il cinema e il teatro, raggiungendo presto un ruolo di primo piano nel panorama nazionale. Le prime esperienze in teatro risalgono a metà degli anni Cinquanta, in veste di arrangiatore, direttore d’orchestra e compositore per spettacoli di rivista; collaborò a Il Terrone corre sul filo (1954), Festival (1955) e Siamo tutti dottori (1955). A partire dal 1962, e per alcuni anni, fu il musicista di riferimento per Pietro Garinei e Sandro Giovannini, autori e impresari teatrali tra i più importanti d’Italia. Gli spettacoli nati da questa collaborazione diedero impulso a un importante rinnovamento della commedia musicale italiana, fondendo la tradizione della rivista con una concezione drammaturgica più prossima al musical theatre statunitense.
Il loro primo spettacolo, Rugantino, è ambientato nella Roma papalina dell’Ottocento e narra di uno spaccone di strada (interpretato da Nino Manfredi) che con coraggio affronta il patibolo per dimostrare il proprio amore per la giovane Rosetta (Lea Massari). Gli echi della maschera romana di Giuseppe Gioachino Belli e i lazzi della parlata popolare sfociano dunque in un finale funesto del tutto inusitato per il genere. L’accostamento tra i personaggi popolareschi e i risvolti tragici della storia si riflette in una partitura eclettica, in cui convergono tradizioni musicali diverse. Per Trovajoli fu l’occasione per affinare uno stile compositivo individuale: attinse a motivi popolari ottocenteschi, rielaborò i moduli ritmici del saltarello e inserì tali riferimenti entro una cornice che guardava al musical di Broadway, come si coglie nell’Ouverture (vi si riconosce l’influenza di West Side story di Leonard Bernstein). Sintesi di queste diverse ascendenze è il brano Roma, nun fa’ la stupida stasera, che ebbe un successo folgorante: fu una delle sue canzoni più spesso riprese e interpretate.
Nel 1962 sposò l’attrice Anna Maria Pierangeli, dalla quale l’anno dopo ebbe il figlio Andrea Howard Rugantino: divorziarono nel 1968. Nel 1972 si risposò con Mariapaola Sapienza, e l’anno dopo nacque Piergiorgio.
Il successo di Rugantino varcò i confini nazionali: la commedia fu ripresa negli Stati Uniti nel febbraio del 1964 con un cast italiano. Nel 1966 la formula fu riproposta, con risultati altrettanto fortunati, con la commedia Ciao, Rudy di Garinei, Giovannini e Luigi Magni. La storia era incentrata sulla vita di Rodolfo Valentino (Marcello Mastroianni). L’ambientazione americana permise a Trovajoli di mettere a frutto le sonorità del jazz, avendo a disposizione un’orchestra di grandi dimensioni e i solisti della New Orleans Jazz Band di Carlo Loffredo. Una decina di anni dopo fu la volta di Aggiungi un posto a tavola (1974), su testi di Garinei, Giovannini e Iaia Fiastri, protagonista Johnny Dorelli. Sulla scia di musical di soggetto religioso come Jesus Christ Superstar, la commedia affrontava in chiave parodistica e surreale il tema biblico del diluvio universale, traslato nell’attualità. Anche dopo la scomparsa di Giovannini (1977), Trovajoli continuò a produrre musiche per commedie, seppur senza ripetere il successo dei primi spettacoli: nel 1978 Accendiamo la lampada (sempre con Dorelli), evocativo delle atmosfere di Mille e una notte; nel 1981 Bravo! e nel 1986 Se il tempo fosse un gambero, entrambi cuciti su misura dell’intrattenitore Enrico Montesano. L’impresario delle Smirne fu uno spettacolo diverso dai precedenti, tratto da Carlo Goldoni e adattato da Tullio Kezich e Mario Missiroli: rappresentato nel 1991 all’Arena di Verona, fu accolto in modo controverso dalla critica.
La produzione cinematografica di Trovajoli ha pochi eguali nel panorama italiano, sia per l’elevatissimo numero di pellicole (duecento circa) cui collaborò come compositore, sia per la risonanza ottenuta da molte sue partiture nella cultura popolare italiana. La prima esperienza rilevante avvenne a fianco del compositore Goffredo Petrassi, per la musica del film Riso amaro (1949) di Giuseppe De Santis.
Per questa storia ambientata nel mondo delle risaie compose pochi minuti di musica influenzata dal jazz più recente. Il contributo, per quanto breve, rende efficacemente l’irrequietezza delle nuove generazioni nel dopoguerra, accentuando il contrasto tra l’Italia rurale e le inquietudini urbane dei protagonisti (Silvana Mangano e Vittorio Gassman).
Nel 1951, Alberto Lattuada, ch’egli aveva conosciuto durante la realizzazione del film Luci del varietà (1950), gli propose di scrivere una canzone di carattere sudamericano per il film Anna, sempre con Silvana Mangano. Nacque così uno dei massimi successi di Trovajoli: El negro zumbon, interpretata nel film da Mangano ma in realtà registrata dalla cantante Flo Sandon’s (alias Mammola Sandon). Sebbene l’autore en titre delle musiche per questo film fosse Nino Rota, l’immediatezza della melodia e l’orchestrazione essenziale diedero a Trovajoli grande visibilità e portarono rapidamente El negro zumbon (scritta sotto lo pseudonimo di Roman Vatro) alla fama internazionale. Nel 1956 ripeté il successo con Che m’è ’mparato a fà, canzone scritta appositamente per Sophia Loren. Il musicista approfondì lo studio della composizione e dell’orchestrazione con Angelo Francesco Lavagnino, dotato di una vasta esperienza nel campo delle musiche per il cinema. I due strinsero un sodalizio artistico e cofirmarono alcune colonne sonore, a partire da La donna del fiume (1954) di Mario Soldati.
Attraverso il jazz e l’uso della voce come uno strumento, con temi d’ispirazione bachiana sviluppati ed elaborati in contrappunto, Trovajoli inventò il suono perfetto per la nascente ‘commedia all’italiana’, firmando le musiche di innumerevoli pellicole. Nella fitta attività di questo periodo, in diversi casi il mestiere e le esigenze di produzione prevalsero sul pregio delle partiture; nondimeno, quando si trovò a lavorare a fianco di grandi registi, seppe trovare una vena poetica personale e incisiva, in particolare nelle musiche realizzate per Vittorio De Sica, Dino Risi, Ettore Scola, Mario Monicelli e Marco Vicario. L’innesto di sonorità jazzistiche su melodie scorrevoli produsse esiti di particolare efficacia nelle parti in canto scat di Sette uomini d’oro (1965, Vicario), che gli valse il Nastro d’argento. Le partiture composte per film drammatici, seppur meno numerose, diedero esiti importanti, come per La tratta delle bianche (1952, Luigi Comencini), La ciociara (1960, De Sica, per il quale compose anche le musiche di Ieri, oggi, domani, 1963, e Matrimonio all’italiana, 1964) e Italiani brava gente (1964, De Santis). Trovajoli s’inserì alla perfezione nel genere della commedia dai risvolti amari che, spesso in chiave grottesca, caratterizzò la cinematografia italiana degli anni Sessanta e Settanta, come I mostri (1963, Risi), C’eravamo tanto amati (1974, Scola), I nuovi mostri (1977, Monicelli, Risi, Scola). La collaborazione con Scola fu lunga e prolifica: Trovajoli scrisse la musica di quasi tutti i suoi film, vincendo due Nastri d’argento: nel 1978 per Una giornata particolare e nel 1987 per La famiglia. Altre colonne sonore furono premiate con il David di Donatello o il Nastro d’argento, riconoscimenti ricevuti anche alla carriera.
Nell’ultimo decennio di attività compose alcuni brani strumentali di genere sinfonico e cameristico, come Puppet, scherzo per violino, archi, piano e percussioni, Sconcerto per contrabbasso e archi (entrambi del 2002), ed Epistola (2003). Nel 2004, all’età di 87 anni, tornò alla commedia musicale con Vacanze romane, spettacolo di grande successo ispirato al celebre film. Fu accademico di Santa Cecilia e cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana.
Morì a Roma il 1° marzo 2013. Tre mesi dopo la scomparsa, Roma Capitale gli intitolò il Ponte della Musica, tra il lungotevere Flaminio e quello Cadorna.
Il lascito dei suoi manoscritti è custodito da Mariapaola Sapienza Trovajoli a Roma.
Fonti e Bibl.: E. Comuzio, Musicisti per lo schermo. Dizionario ragionato dei compositori cinematografici, II, Roma 2004, pp. 947-949; A. T., a cura di M. Baroni - M. D’Ubaldo, Assago 2007; A. T. Le stagioni di un artista, a cura di A. Pintaldi, Milano 2008; A. Gasponi, T. racconta. Pensieri, storie, emozioni, piccoli fatti e grandi incontri di «...questo ombroso, scorbutico, insopportabile soggetto chiamato Armando...», Milano 2014.