BARBÈS, Armand
Uomo politico francese, nato a Pointe-à-Pitre (Guadalupa) il 18 settembre 1809, morto all'Aia il 20 giugno 1870. Andato in Francia ancor fanciullo, studiò (1830) legge a Parigi, schierandosi nel partito repubblicano, e durante la monarchia di Luigi Filippo fu più volte processato, specie dopo i torbidi dell'aprile 1835. Riuscito a evadere insieme con A. Marrast, G. Cavaignac, ecc. (12 luglio 1843), e dopo una nuova detenzione nell'anno successivo, il B. s'iscrisse nella società dei Droits de l'homme e fu uno dei principali cooperatori della rivolta del 12 maggio 1839, rimanendo ferito e di nuovo imprigionato. Condannato a morte, la pena gli fu commutata dapprima nei lavori forzati a vita, poi nella deportazione. Egli però volle rimanere in Francia, e fu detenuto nella cittadella di Doullens, quindi nel carcere di Nîmes, donde lo liberò la rivoluzione del 1848. Inviato all'assemblea nazionale, sedette alla "Montagna". Fu uno degli autori del moto del 15 maggio e dei componenti il governo insurrezionale formatosi all'Hôtel de Ville, ma la stessa sera fu arrestato e condotto a Vincennes, compreso nel grande processo di Bruges, e condannato alla detenzione perpetua (2 aprile 1849), che dall'ottobre del 1850 espiò a Belle-Île-en-Mer. Quando scoppiò la guerra d'Oriente, e la Francia si schierò con la Turchia, egli scrisse lettere, che furon lette da Napoleone III, nelle quali esprimeva l'augurio che la Russia rimanesse soccombente. Queste sue espressioni gli valsero la grazia: dapprima rifiutò, poi dichiarò di accettare la libertà, ma di eleggere un volontario esilio. Andò a Bruxelles, poi in Spagna, ma a Barcellona fu arrestato e condotto in Portogallo (1856). Trasferitosi all'Aia, ebbe notizia colà (1869) della sua elezione a deputato per un collegio di Parigi, ma non accettò. Ricordiamo fra i suoi opuscoli: Deux Jours de condamnation à mort (Parigi 1848).
Bibl.: J. F. Jeanjean, A. B., sa vie, ecc., Parigi 1909.