ARMAGNAC (A. T., 35-36)
Antica regione dell'Aquitania, situata al sud della Garonna.
È un paese di colline, elevantisi dal nord al sud da 200 a 350 m. circa, e incise per l'erosione da numerose valli negli strati argillosi e sabbiosi della molassa terziaria. La disposizione a ventaglio di queste valli, quasi tutte affluenti alla Garonna, e la loro costante dissimmetria (il versante scosceso è sempre quello esposto ad ovest) dànno alla regione un'impronta caratteristica. Il clima è mite, un po' caldo, il terreno è fertile, ad eccezione delle alture, che spesso sono ancora ricoperte di piccoli boschi. Ma la foresta sui versanti è stata quasi dovunque abbattuta, per l'impianto di quei vigneti, che da lungo tempo hanno reso famoso il paese. Le uve sono in gran parte utilizzate per la fabbricazione di un'acquavite, conosciuta da secoli sotto il nome di armagnac.
In direzione est-ovest le comunicazioni sono ostacolate dalle numerose valli, e v'è una sola linea ferroviaria, quella da Tolosa a Tarbes per Auch, capitale della contea e ora capoluogo del dipartimento del Gers. Lectoure, Condom, Vic-Fézensac sono vecchie città con poca animazione. Nell'insieme, il paese va spopolandosi, e i pascoli tendono a sostituire le colture.
Bibl.: Laurent, L'Armagnac et les Pays du Gers, in Annales de géographie, 1911.
I conti di Armagnac. - La casa d'Armagnac, che fa la sua prima comparsa alla fine del sec. X, non testimonia, al principio della sua esistenza, maggior vitalità delle altre case feudali che si divisero il territorio della Guascogna. Il paese sul quale questa casa finirà col dominare s'estende per la maggior parte nell'odierno dipartimento del Gers; incorporato al ducato quasi autonomo di Guascogna, esso seguì le vicissitudini di questo territorio, passò in particolare sotto il potere di Guglielmo García, figlio del duca Garcia Sánchez, insieme con il paese corrispondente al Fézensac, che si separò dall'Armagnac propriamente detto solamente al tempo di Bernardo I il Losco. Fu costui il primo conte d'Armagnac e dominava allora su quattro cantoni nella parte occidentale del Gers, avendo come centro principale dapprima Saint-Aignan e più tardi Nogaro. Verso il 1140 il conte Géraud III ereditò il Fézensac; il conte Géraud V (1254-85) incorporò all'Armagnac il paese dalle quattro vallate e si riconobbe vassallo del re d'Inghilterra Enrico III, duca di Guienna, e ciò determinò la guerra ch'egli dovette sostenere prima contro Alfonso di Poitiers, poi contro il siniscalco di Tolosa, terminata con la sua sconfitta sotto le mura di Auch e una prigionia di due anni. I successori di Géraud V riunirono alle terre avite la contea di Gaure, il Pardiac, il Fézensaguet, l'Astarac, la Lomagne e alcuni altri paesi, ma sotto Bernardo VI (1285-1319) cominciarono le rivalità fra le case d'Armagnac e di Foix a causa della successione del Béarn e soprattutto per l'interesse preso dalla famiglia comitale agli affari italiani. Fu così che Giovanni I (1319-73) cadde prigioniero del conte di Foix, dopo un sanguinoso combattimento presso Tolosa (1362); riscattato, prese decisamente partito per il re di Francia contro il re d'Inghilterra e contribuì alla sottomissione del Limosino alla Francia. Giovanni III (1384-91) sperò d'aver fortuna in Italia, quando i Fiorentini, alleati di Luigi II d'Angiò contro Carlo di Durazzo e Gian Galeazzo Visconti, lo invitarono ad assalire da occidente il Milanese, mentre Giovanni Acuto (v.) lo investiva da oriente. Ma le sue truppe furono sconfitte da Jacopo dal Verme, condottiero visconteo, sotto le mura di Alessandria, e la notte seguente l'A. morì in modo tragicomico, al dire della satira contemporanea, per l'affanno sopravvenutogli dopo la battaglia (25 luglio 1391). Con Bernardo VII (1391-1418), fratello di Giovanni III, questa casa comitale cominciò a prender parte agli affari generali del regno. Infatti Bernardo VII, nel 1403, si lega alla fortuna del duca Luigi I d'Orléans, fratello di Carlo VI, e partecipa così alla lunga lotta fra gli Armagnacchi (v.) e i Borgognoni. Connestabile nel 1415, cognato del duca Carlo d'Orléans, fu il comandante nella difesa contro gl'Inglesi. Inflessibile contro gli avversarî, ne fece strage quando seppe di una congiura contro di lui a Parigi: disarmò gli abitanti, proibì le riunioni, impose nuove gravosissime tasse, ed esercitò sul re Carlo VI e sulla regina Isabella di Baviera, che fece relegare a Tours, una vera tirannide. Il concilio di Costanza lo dichiarò scismatico. Per non pagare il soldo alle truppe, le mandò a vivere di saccheggio nella Brie; ne profittò il duca di Borgogna, per entrare a tradimento in Parigi (29 maggio 1418), e l'A. fu massacrato dal popolaccio furioso. Allora comincia la decadenza della casa d'Armagnac. Giovanni IV (1418-50) fu attaccato dall'esercito reale per aver messe le mani, contro ogni diritto, sulla contea di Comminges. Poi a l'Isle-Jourdain fu condannato al sequestro delle sue terre e alla prigione, ma il re Carlo VII lo liberò a richiesta del conte di Foix. Giovanni V (1450-73) ebbe scandalose relazioni con la sorella Isabella, da cui ebbe due figli e che finì con lo sposare. Scomunicato per questo nodo incestuoso e privato delle sue terre dal re Carlo VII, perché sospetto di favorire gl'Inglesi, si sottomise al giudizio del Parlamento di Parigi, che lo condannò al bando e alla confisca dei beni a favore della corona (13 maggio 1460). Ricorse allora a papa Pio II, che lo assolse dalla scomunica, ma non potè piegare il re Carlo VII. Il successore Luigi XI lo graziò e gli restituì i beni; ma l'A., poco dopo (1465), fece lega contro il re con i signori malcontenti nella guerra detta del "bene pubblico". Perdonato di nuovo dal re, si circondò di una banda di briganti, tollerando ogni loro eccesso; ebbe segrete intese col re d'Inghilterra, poi col duca di Guienna, fratello e nemico di Luigi XI. Più volte promise di sottomettersi, intascò a questo scopo anche forti somme dalle casse del re, ma non mantenne mai le promesse. Infine, condannato a morte dal Parlamento di Parigi, fu stretto di lungo assedio dalle truppe reali nel castello di Lectoure e, preso a tradimento, fu ucciso (5 marzo 1473). La maggior parte delle sue terre fu riunita allora ai beni reali o distribuita ai grandi signori del mezzogiorno e il resto fu reso a Carlo I, fratello di Giovanni V, con lettere patenti del 7 aprile 1483, dopo ch'egli aveva passato dieci anni imprigionato nella Bastiglia. Con la morte di Carlo I (1497) si estingue la casa d'Armagnac, di cui gli altri dominî, passati in gran parte alla casa d'Albret-Béarn-Navarra, furono riuniti definitivamente alla corona di Francia da Enrico IV nel 1607.
Bibl.: Genealogia comitum Guasconiae del sec. XII, in Cartulaire de Sainte-Marie d'Auch. ed Lacave La Plange Barris, Auch-Parigi 1899, pp. 6-7; Documents relatifs à la chute de la maison d'Armagnac-Fézensaguet et à la mort du comte de Pardiac, ed. P. Durrieu, Parigi e Auch 1883; G. De Maynard, Histoire de la maison d'Armagnac, Parigi 1751; I. I. Montlezun, Histoire de la Gascogne, voll. 7, Auch-Parigi 1846-50; B. Lunet, La maison d'A., in Mémoires de la Soc. lett. d'Aveyron, XIII (1881-86), pp. 241-315; J. Boselli, La maison d'Armagnac et l'unité française depuis le XVe siècle, Parigi 1886; Ch. Samaran, La maison d'Armagnac au XVe siècle, Parigi 1907. Sulla spedizione milanese di Giovanni III d'A.; L. Osio, Documenti diplomatici tratti dagli Archivi milanesi, I, Milano 1864; I. Romanelli, in Rivista di storia per la provincia di Alessandria, 1924.