RAMAZZOTTI, Armaciotto de'
RAMAZZOTTI, Armaciotto (Ramazzotto) de’. – Nacque a Scaricalasino (l’attuale Monghidoro, presso Bologna) nel 1464 da Alessandro, appartenente a un ramo della famiglia Michelini, e da Lisa, il cui cognome non è noto.
Il padre venne ucciso durante l’infanzia di Armaciotto, probabilmente nel contesto di un conflitto fazionario che in seguito coinvolse anche lo stesso Armaciotto: bandito in giovane età dal territorio bolognese, questi si trasferì infatti nella Repubblica di Firenze, dove iniziò la carriera militare. Negli anni seguenti, dopo lo scoppio delle guerre d’Italia, combatté in Romagna e Toscana al soldo di diversi signori: gli Aragonesi, Venezia, il signore di Bologna Giovanni II Bentivoglio, Cesare Borgia, i Malatesta e i Riario.
Nel 1504 entrò stabilmente al servizio dello Stato della Chiesa e partecipò a diverse imprese volte ad ampliare e consolidare il dominio pontificio nell’Italia centrale e in Romagna: nella primavera del 1504 contribuì alla conquista di Forlì, nell’estate del 1506 alla sottrazione di Perugia ai Baglioni e nell’autunno dello stesso anno alla conquista di Bologna. Posto a capo delle truppe a difesa di questa città, respinse il primo dei diversi tentativi di rientro dei Bentivoglio.
Nel 1509 l’ingresso dello Stato della Chiesa nella Lega di Cambrai, che riuniva le massime potenze militari d’Europa in chiave antiveneziana, portò intense attività militari in Romagna e nel Ducato di Ferrara. Ramazzotti, a capo di una parte delle truppe di fanteria papali, prese parte alla conquista di Rimini e alla battaglia della Polesella del 22 dicembre 1509, nella quale le armate estensi e papali inflissero gravi perdite alla flotta veneziana.
Nei mesi successivi, quando i nuovi rapporti di forza portarono lo Stato della Chiesa a rimescolare le alleanze unendosi a Venezia e alla Spagna contro la Francia, Ramazzotti fu uno dei condottieri inviati con Francesco Maria della Rovere contro il ribelle Alfonso I d’Este; l’esercito della Chiesa conquistò gran parte della Romagna estense e la città di Modena, ma fu fermato prima di prendere Ferrara. Durante questa campagna Ramazzotti fu presente anche all’assedio di Mirandola, che vide l’anziano papa Giulio II scendere in campo personalmente per guidare l’assalto.
In questa fase delle guerre d’Italia Armaciotto Ramazzotti prese parte ad alcuni dei maggiori fatti d’armi del lungo conflitto. L’11 aprile 1512 l’esercito della Chiesa si scontrò con quello francese nella battaglia di Ravenna: in quella giornata, la cui vittoria costò alla Francia ingenti perdite e la vita del giovane stratega Gaston de Foix, il cardinale legato Giulio de’ Medici – il futuro papa Clemente VII – fu fatto prigioniero assieme a Ferdinando d’Avalos, Fabrizio Colonna e altre personalità di spicco dell’armata papale. Ramazzotti, ferito, fu tratto in salvo e nell’agosto dello stesso anno poté contribuire alla conquista di Prato e al rientro dei Medici a Firenze.
Con l’ascesa al soglio pontificio di Leone X iniziò per Ramazzotti un decennio di affermazione sociale: nel 1513 il papa lo ricompensò con diverse concessioni nei territori di Ravenna e Cervia per il valore dimostrato nella battaglia di Ravenna, nel dicembre del 1515 – dopo essere stato suo ospite sulla via dell’incontro bolognese con il re di Francia Francesco I – lo investì della podesteria di Castel Bolognese, nel 1518 lo fece cavaliere e nel 1520 lo nominò conte conferendogli i feudi di Sassiglione, Bastia, Belvedere e Codronco. A questi si aggiunsero nel 1524, sotto il papato di Clemente VII, Tossignano e altri territori compresi fra Bologna e Imola. Questo favore dei papi Medici, tuttavia, gli alienò quello di molti notabili bolognesi, preoccupati per la frammentazione del territorio causata dalle investiture di Leone X e per l’eccessivo rilievo acquisito da Ramazzotti; un primo tentativo di revocare le investiture, compiuto nel 1523 su iniziativa del gonfaloniere Girolamo Pepoli, fallì per l’opposizione di papa Adriano VI.
Raggiunta una posizione sociale ed economica più solida, nel 1528 Armaciotto Ramazzotti diede il via a due opere destinate da un lato a testimoniare la sua devozione, dall’altro a celebrare la sua affermazione: nella chiesa bolognese di S. Michele in Bosco commissionò allo scultore ferrarese Alfonso Lombardi un monumento funebre con il ritratto del committente a figura intera e a Scaricalasino, dove già aveva fatto erigere una chiesa dedicata a S. Michele Arcangelo, istituì il monastero di S. Michele ad Alpes, da allora sede di una comunità di monaci olivetani.
Nel 1529 partecipò all’attacco contro Firenze, che portò alla resa della Repubblica e all’insediamento di Alessandro de’ Medici come primo duca della città; in quell’occasione il capitano bolognese saccheggiò il Mugello per ostacolare i rifornimenti alla città assediata, contribuì alla conquista di Prato e, infine, alla presa di Palazzo della Signoria.
Nella Storia d’Italia Francesco Guicciardini esprime giudizi severi su Ramazzotti. In particolare, il fiorentino dubita della fedeltà del condottiero nei confronti del papa durante i tumulti scatenati dal sacco di Roma del 1527 e, in occasione del saccheggio del Mugello e di Prato nel 1529, lo accusa di essere intervenuto «non con disposizione di combattere ma di rubare» (Storia d’Italia, a cura di S. Seidel Menchi, III, 1971, p. 2026). Durante questa stessa campagna, secondo Giorgio Vasari, Ramazzotti tentò di appropriarsi della Pietà di Luco, dipinta da Andrea del Sarto per le monache camaldolesi di S. Pietro, per trasportarla nella propria cappella funebre. Marin Sanudo nei suoi Diarii segue in numerose occasioni le vicende di Ramazzotti, dando – a differenza di Guicciardini – un giudizio univocamente positivo del suo operato.
Con l’avvento del nuovo papa, Paolo III, Ramazzotti cadde in disgrazia: accusato di esecuzioni arbitrarie e messo al bando il 26 giugno 1536, subì la confisca dei beni e si rifugiò a Firenze presso il duca Alessandro de’ Medici. Pur in età avanzata, riprese il mestiere delle armi combattendo nuovamente per i Medici e partecipò, dopo l’omicidio del duca per mano del cugino Lorenzino, alla battaglia di Montemurlo in cui gli esuli fiorentini guidati da Filippo Strozzi tentarono senza successo di rovesciare il governo di Cosimo I.
Nonostante le molte battaglie combattute in favore dei Medici, morì a Pietramala (presso Firenzuola) il 14 agosto 1539 in condizioni economiche precarie.
Sepolto in un primo momento a Vaglie, fu traslato nel 1559 a S. Michele in Bosco e finalmente deposto nel monumento funebre di Lombardi.
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite de’ più eccellenti architetti, scultori, et pittori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri. Nell’edizione per i tipi di Lorenzo Torrentino, Firenze 1550, a cura di L. Bellosi - A. Rossi, Torino 1986, pp. 734, 752, 799; P. Vizzani, Di Pompeo Vizani gentil’huomo bolognese diece libri delle historie della sua patria, Bologna, presso gli heredi di Gio. Rossi, 1596, pp. 441, 470, 489, 512-517, 527; M. Sanuto, I diarii. Dall’autografo Marciano Ital. Cl. VII codd. CDXIX-CDLXXVII, a cura di R. Fulin et al., I-LVIII, Venezia 1879-1902, rist. anast. Bologna 1969-1970, passim; B. Masi, Ricordanze di Bartolomeo Masi calderaio fiorentino, a cura di G.O. Corazzini, Firenze 1906, pp. 91-106; F. Guicciardini, Storia d’Italia, a cura di S. Seidel Menchi, III, Torino 1971, pp. 932 s., 945, 1871, 2025 s.; Id., Lettere, a cura di P. Jodogne, V-VIII, Roma 1993-2003, ad indicem.
S. Calindri, Dizionario corografico, georgico, orittologico, storico etc. etc. etc. della Italia, composto su le osservazioni fatte immediatamente sopra ciascun luogo per lo stato presente, e su le migliori memorie storiche e documenti autentici combinati sopra luogo per lo stato antico, III, Bologna 1782, pp. 262-264; G. Gozzadini, Memorie storiche intorno alla vita di A. de’ R., Firenze 1835; Id., Monumento sepolcrale di A. R. nel Tempio di S. Michele in Bosco, s.n.t. (dopo il 1835); C. Capasso, Nuove notizie storiche su A. dei R., Camerino 1901; A. Mercati, Le spese private di Leone X, in Id., Saggi di storia e letteratura, II, Roma 1982, pp. 219-221.