ARISTONICO di Pergamo
Figlio naturale di Eumene II re di Pergamo, fratellastro quindi di quell'Attalo III che, morendo senza figli, lasciò il regno in eredità al popolo romano nella primavera del 133 avanti Cristo. Contro il testamento di Attalo, di cui riconobbero la validità i re e dinasti circostanti e la stessa Pergamo, Aristonico rivendicò i suoi diritti al trono. Egli attese che qualche errore politico di Roma gli fornisse il pretesto alle sue rivendicazioni; ma i Romani delusero le sue speranze, e provvidero con un senato-consulto all'ordinamento dei dominî attalici, dimostrando di voler rispettata la volontà di Attalo. Quando il dominio di Roma sul regno di Pergamo stava per diventare un fatto compiuto, Aristonico, che frattanto s'era assicurato l'appoggio di qualche città e di mercenarî, si decise ad agire (fine del 133 o inizio del 132 a. C.). Egli trasse a sé Leuce, piccola città tra Focea e Smirne, e forse strinse a sé anche Focea. Ma la flotta di Efeso sconfisse presso Cime quella di Aristonico, obbligandolo a ritirarsi verso l'interno. Alla notizia della rivolta di Aristonico i Romani mandarono in Asia un'ambasceria di cui fece parte P. Cornelio Scipione Nasica (132 a. C.). Intanto Aristonico cercò di organizzare anche le masse servili in rivolta, e ai suoi seguaci diede il nome di Eliopoliti da quella Eliopoli che voleva fondare per loro. Trovò anche appoggio nei Misî, e presso di lui si recò il filosofo Blossio, il quale, fallito il tentativo di Aristonico, si uccise. Le città greche, in cui predominava l'aristocrazia, furono contro di lui, ma alcune furono costrette con la forza a seguirlo, come Mindo, Samo, Stratonicea, Apollonide, Tiatira; nella stessa Pergamo in qualche momento Aristonico poté far prevalere i suoi partigiani. La sua azione per opera dei suoi fautori ebbe ripercussioni sulla Propontide, dove Cizico fu assediata dai Misî, e nel Chersoneso Tracico, dove Sesto vide devastato il suo territorio dai Traci.
I Romani nel 132 spinsero all'intervento i loro alleati d'Asia: Nicomede di Bitinia, Mitridate Evergete del Ponto, Ariarate di Cappadocia, Pilemene di Paflagonia e le città greche; Nicomede portò aiuto a Cizico, Mitridate assicurò ai Romani Pergamo, da cui si fece consegnare ostaggi. Nel 131 Roma mandò in Asia un esercito sotto P. Licinio Crasso Muciano il quale, più che alla guerra, badò a raccogliere le ricchezze attaliche, e poi assediò Leuce. Ma qui fu sorpreso e sconfitto dalle milizie di Aristonico, e mentre si ritirava verso Elea fu preso dai Traci e ucciso. Il senato romano mandò allora in Asia M. Perpenna, console del 130, che sorprese e sconfisse l'esercito di Aristonico. Questi si rifugiò a Stratonicea nella Caria, dove Perpenna lo assediò, lo costrinse ad arrendersi prigioniero, e lo spedì in Italia con le ricchezze attaliche. È probabile che Pergamo per la caduta di Aristonico abbia istituito le feste Soterie Eraclee. Al comando della guerra fu poi destinato M'. Aquilio che tolse a Perpenna, morto a Pergamo, il merito della vittoria. Non è sicuro che Aquilio abbia celebrato il trionfo e Aristonico abbia seguito il carro del vincitore. Per ordine del senato Aristonico fu ucciso in carcere.
Fonti: Iustin., XXXIII,1,1; XXXVI, 4,6 segg.; XXXVII,1,2; Plut., Flamin., 21; Ti. Gracch., 20; Appian., Mithr., 8. Sulla sua discendenza troviamo già dubbî presso gli antichi, Strab., XIV, p. 646, e Vell. Pat., II,4,1: mentitus regiae stirpis originem, Liv., Perioch., 59; Sallust., Ep. ad Mithr., 8; Front., Strat., IV, I6; Val. Max., II, 2,12; Flor., I, 35; II, 20; Oros., V, 10,1; Eutr., IV, 20,2; Gell., Noct. Att., I, 13,11.
Bibl.: W. Ihne, Röm. Gesch., Lipsia 1868-90, V; T. Mommsen, Storia di Roma antica, trad. di L. di San Giusto, Torino 1904, II, p. 44 segg.; B. Niese, Gesch. der griech. und maked. Staaten, Gotha 1913, III, p. 365 segg.; W. Dittenberger, Or. Gr. Inscr., I, Lipsia 1903, 338; G. Cardinali, La morte di Attalo III e la rivolta di Aristonico, in Saggi di storia antica e di archeologia offerti a Giulio Beloch, Roma 1910, pp. 269-320.