ARISTONE di Chio
Filosofo stoico del secolo III avanti Cristo, prima scolaro di Zenone di Cizio, poi capo d'una scuola propria. Le sue doti intellettuali e oratorie dovettero fargli occupare un alto posto nella vita culturale ateniese del tempo, per quanto la tradizione ortodossa dello stoicismo posteriore non parli mai con troppa ammirazione di lui. Il suo distacco da Zenone (nel senso di un ritorno alla vecchia concezione cinica) sta nell'aver rigorosamente ristretto all'etica il dominio della filosofia (considerando la logica come inutile e la fisica come superiore alle facoltà conoscitive umane) e, in seno all'etica stessa, nell'aver respinto come meramente popolari ed empiriche tutte le singole trattazioni parenetiche, inutili per chi sia in possesso del vero principio della morale. Complicato è il problema della distinzione delle opere sue da quelle dell'altro Aristone, di Ceo (v.), filosofo peripatetico: già in antico, riferita una lista delle opere tradizionalmente ascrittegli, Diogene Laerzio (VII, 160) avvertiva che Panezio e Sosicrate gli attribuivano in realtà solo la raccolta di lettere; mentre oggi si tende ad attribuirgli anche le altre opere il cui titolo possa conciliarsi con la sua attività di filosofo stoico.
Bibl.: Frammenti in von Arnim, Stoic. veter. fragm., I; per un elenco dei molti scritti su Aristone vedi Üeberweg, Grundriss d. Gesch. d. Philos., I, 12ª edizione, Berlino 1926, p. 126 dell'appendice bibliografica.