ARISTOMENE ('Αριστομένης, Aristomĕnes)
Eroe della seconda guerra messenica, che terminò con la fine del sec. VII a. C. Egli avrebbe eccitato alla ribellione i Messeni ridotti in condizioni d'iloti dalla guerra di conquista operata dagli Spartani poco meno di un secolo e mezzo prima; la ribellione si effettuò in circostanze fortunate, poiché Argivi e Arcadi si schierarono contro Sparta. A., appartenendo alla stirpe degli Epitidi, riuscì eletto re, ma continuò a combattere col semplice grado di duce. Si segnalò alla battaglia di Dere, e continuò a vincere. Alcuni anni più tardi, secondo una tradizione, per il tradimento di Aristocrate, re degli Arcadi, i Messeni furono sconfitti alla Gran Fossa; dopo di che A. si rinchiuse in Ira a nord della Messenia, donde faceva continue incursioni contro gli Spartani, per il lungo periodo di undici anni, nei quali tre volte fu preso; ma le prime due volte scampò miracolosamente. Finalmente Ira si arrese, ed egli tentò ancora, scegliendo 500 dei più arditi, di fare un colpo su Sparta, ma questo fallì; e viene qui in campo il tradimento di Aristocrate, che si vede essere stato collocato in periodi diversi da tradizioni diverse. Egli rifiutò di recarsi a Zancle con altri Messeni, maritò la sorella e due figlie coi tiranni di Figalia, Lepreo ed Erea; la terza figlia con Damageto di Rodi, capostipite della famiglia dei Diagoridi. Di là, secondo una tarda tradizione, A. avrebbe meditato di recarsi presso Ardi re di Lidia e Fraorte di Media, ma sarebbe morto e sepolto a Rodi. Naturalmente questa tradizione non merita alcuna fede per i suoi anacronismi. Ardi, secondo la cronologia d'Erodoto, che va certo abbassata, ma più pel principio che per la fine del regno, avrebbe regnato dal 682 al 633. Ora la seconda guerra messenica cade sotto il primo Leotichida, re di Sparta, che regnò proprio intorno al 600. Oltracciò, intorno al 600 essendo emigrato da Messene, senza dubbio in conseguenza della guerra, Alcidamida, antenato nella quarta generazione di Anassilao signore di Reggio, morto dopo diciotto anni di regno nel 476, non può esser migrato che intorno al 600 a. C. Tenuto conto di queste e d'altre simili osservazioni, siccome si venerava a Rodi un eroe Aristomene che aveva un sacerdote, niente di più probabile che l'omonimia dei due eroi abbia avuto per effetto, mercé le combinazioni di qualche storico, la loro identificazione; così Aristomene si sarebbe fatto migrare a Rodi. Come si vede, di questo personaggio in tempo abbastanza remoto si è impadronita la leggenda, contaminata forse e deformata da una pseudocritica o semplicistica o razionalistica. Le notizie su Aristomene Messenio ci son pervenute attraverso Pausania da una fonte poetica, Riano di Creta, il quale ha ornato la figura di Aristomene con tutti i colori della fantasia. Egli però seguiva la vera cronologia, facendo combattere, come sopra abbiamo ricordato, contro Aristomene il re spartano Leotichida I; mentre un altro scrittore contemporaneo, o di poco posteriore a Riano, faceva di Aristomene un contemporaneo di Aristodemo, e lo faceva così combattere nella prima guerra messenica.
Font I canti di Tirteo, completati dal frammento pubblicato in Sitzungsb. d. Berl. Akad. d. Wiss. XXXVI (1918), p. 20, col commento del Wilamowitz; Pausania, IV, 14-17,19,21-22,24 e VIII, 5,11 (in questi due passi di Pausania, pur differenziati per la paternità i due Aristomeni, di cui uno si fa contemporaneo della seconda, un altro della prima guerra messenica, appaiono come un'unica figura, come si rileva dall'identità della morte per lapidazione); Diodoro, XV, 66,3; Polieno, II, 31,4; Plinio, Nat. hist., XI, 187; Valerio Massimo, I, 8, est., 15; Plutarco, Apophth. regum et ducum, 23 (Moralia, p. 194 B).
Bibl.: Per la cronologia, v. B. Niese, in Hermes, XXVI (1891), pp. 1-32; E. Meyer (contro lo Schwartz, in Hermes, XXXIV, 1899, p. 429), Forschungen zur alten Geschichte, II, Halle 1899, p. 544; J. Beloch, in Hermes, XXXV (1900), p. 254 seg., il quale dà la giusta interpretazione del frammento di Riano (Pausania, IV, 15, 3); cfr. J. Beloch, Griechische Geschichte, I, ii, Strasburgo 1913, p. 262 segg.