ARISTIONE ('Αριστίων, Aristion)
Ateniese. Fu per breve tempo tiranno di Atene durante la guerra fra Roma e Mitridȧte. Mandato in Atene con il tesoro del tempio di Delo e con 2000 uomini dal generale di Mitridate, Archelao, si fece tiranno della città (88 a. C.). Governò col terrore; la nostra tradizione ce lo rappresenta come feroce persecutore degli amici di Roma. Riunite le sue truppe con quelle di Mitridate, comandate da Archelao, combatté contro il generale romano Bruzio Sura, conseguendo successi per terra e per mare. Ma al sopravvenire di Silla nell'87, non gli rimase che rinchiudersi in Atene, e sostenere l'assedio. La resistenza fu durissima: ben presto la città fu alla fame. Plutarco fa una pittura assai fosca delle sofferenze sopportate dai cittadini e delle gozzoviglie del tiranno crudelissimo (Silla, 13). Le prime offerte di pace furono respinte da Silla. E finalmente il 10 marzo dell'86 la città cadde. Aristione cercò ultimo rifugio nell'Acropoli intorno a cui fu continuato l'assedio dai Romani; ma in breve fu dalla fame e dalla sete costretto ad arrendersi. Silla, che lo odiava per offese personali ricevute durante l'assedio, lo fece uccidere con tutti quelli che lo avevano più da vicino assistito nel governo. (Questa notizia di Appiano, Guérra mitridatica, 39, è in contrasto solo apparente con l'altra notizia di Plutarco, Silla, 23; a ogni modo essa è più attendibile). Aristione fu seguace delle dottrine di Epicuro.
Bibl.: La distinzione di questo Aristione dall'altro tiranno Atenione fu sostenuta dal Niese, in Reinisches Museum, XLII (1877), p. 577 segg. Cfr. ora Jacoby, Die Fragm. der Griechischen Historiker, Berlino 1926, II, p. 185, dove sono citati i lavori del Wilcken, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II, articoli Aristion e Athenion; del Ferguson, in Klio, IV, p. i segg., e Hellenistic Athens, p. 447, i; del v. Wilamowitz, in Sitzungsberichte d. Berliner Akademie, 1923, p. 39 segg.; del Reinhardt, Poseidonios, Berlino 1921, p. 33.